Roma, 2 novembre 2024 – Il caso Campania sta diventando paradigmatico dello stato di salute e coesione del Pd, prima ancora che della capacità di tenere le fila del centrosinistra. Mentre il campo in versione extralarge si gioca una conferma scontata in Emilia-Romagna e una sfida diventata dirimente nell’Umbria a guida leghista, la cui riconquista potrebbe mitigare la delusione della Liguria, i riflettori sono giù puntati sulla dirimente partita delle regionali del 2025. La leader dem ha promesso una candidatura al partito di Giuseppe Conte, che nel Mezzogiorno riscuote ancora di un solido consenso. Ed è in Campania che i pentastellati dovrebbero riscuotere il loro posto al sole per Sergio Costa o Roberto Fico, che in subordine potrebbe concorrere alla poltrona di sindaco di Napoli se venisse candidato l’attuale primo cittadino Gaetano Manfredi.
Senonché il potente e irriverente viceré Vincenzo De Luca non ci pensa nemmeno a lasciare la poltrona. E a tal fine vorrebbe approvare in Consiglio regionale una riforma della legge che lo autorizza al terzo mandato. Uno scontro politico, più che giuridico, con il vertice nazionale del Pd, che non intende abdicare alla regola dei due mandati per tutti i presidenti di Regione. "Nessuno è eterno e nessuno è indispensabile", ha mandato a dire Schlein all’ex sindaco di Salerno. Che ha risposto prontamente: "Vado avanti, nessun rinvio", sostenendo la sua intenzione di ricandidarsi a qualsiasi costo nell’interesse della Regione.
Chiamando i consiglieri regionali dem, però, la segretaria ha impresso una frenata all’approvazione in Commissione della legge che autorizza il terzo mandato. Mossa che si è trasformata in un autentico braccio di ferro politico con De Luca che rappresenta, nel bene e nel male, il potentato notabilare dei cosiddetti cacicchi del Pd. Lunedì gli otto consiglieri regionali dem si riuniranno alla presenza di De Luca per discutere l’approvazione della riforma. Il risultato è sul filo di lana, dato che al presidente non occorre il consenso di tutto il gruppo per veder approvata la legge. Ma il nodo è tutto politico appunto.
Schlein ha messo il gruppo di fronte a un aut aut: chi vota terzo mandato è fuori e non sarà ricandidato. Il gruppo chiede invece una mediazione: votare la riforma elettorale (comprensiva di sbarramento al 3% anti liste civiche di disturbo) col terzo mandato per poi demandare al partito la scelta sulla candidatura; anche se De Luca intenderebbe candidarsi comunque. E i due o tre fedelissimi del governatore potrebbero bastare a far approvare la legge. Questo poi aprirebbe un ulteriore capitolo tecnico, relativo all’eventuale impugnazione della legge da parte del governo, dal momento che anche il centrodestra vorrebbe sbarazzarsi del governatore per rendere contendibile la Regione. Ma questa è un’altra storia.