Roma, 23 luglio 2023 – L’Italia ha l’ambizione di avviare un processo “condiviso, tra uguali” che promuova lo sviluppo economico dell’Africa, aiutando il continente a uscire dalla povertà e riducendo a numeri più sostenibili il numero dei migranti che giungono in Europa. È questo l’obiettivo della conferenza internazionale su sviluppo e migrazioni voluta dalla premier Meloni e svoltasi ieri alla Farnesina alla presenza di cinque capi di Stato (Tunisia, Emirati Arabi Uniti, Mauritania, Libia, Cipro), otto primi ministri (Libia, Etiopia, Egitto, Malta, Giordania, Nigeria, Algeria, Libano) e otto ministri (Arabia Saudita, Marocco, Oman, Kuwait, Turchia, Grecia, Qatar, Bahrein) più la presidente della Commissione UE Ursula Von der Leyen e il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel.
“Questo – ha messo le mani avanti Meloni – è solo un inizio. Da qui parte il Processo di Roma. Nazioni che finora non avevano collaborato ora capiscono che gli interessi ora sono convergenti e occorre cooperare. Sarà un processo perché ci diamo un percorso ampio, è l’inizio di un percorso strategico, altri Paesi verranno coinvolti, e il lavoro sarà pluriennale. È un lavoro molto ampio che nessuno può fare da solo. Spesso si fanno iniziative che trattano questi temi ma la concretezza che questa iniziativa ha dato oggi è un inedito”. Come esempio di concretezza Meloni ha citato la donazione lo sceicco Mohamed bin Zayed, presidente degli Emirati Arabi Uniti, che ha messo sul piatto 100 milioni di euro.
Il processo si darà un comitato direttivo, poi organizzerà una conferenza dei donatori, infine un vero e proprio fondo. “Il Fondo di sviluppo – ha sottolineato Meloni – è un obiettivo di medio periodo, ma la grande novità che noi vorremmo per questo fondo é che le nazioni che devono ricevere i finanziamenti debbano essere anche quelle che decidono come spenderli, quindi c’e’ un fatto di sovranità e di coinvolgimento pieno delle nazioni che aiutiamo, che secondo me è fondamentale in un rapporto da pari a pari”.
“Vogliamo costruire ponti – ha sottolineato Von der Leyen – tra le due sponde del Mediterraneo. Formare la forza lavoro di cui hanno bisogno le economie nuove ed emergenti. Possiamo costruire un sistema più equilibrato in cui le persone si spostano, imparano, lavorano”. È una sorta di globalizzazione del modello Tunisia che Von der Leyen rivendica. “Vogliamo che il nostro accordo con la Tunisia – ha detto – rappresenti un modello da emulare, un modello per il futuro per creare partenariati con altri Paesi nella regione”.
Il tutto, si è detto, è finalizzato ad una riduzione della pressione migratoria. “Finora in Italia si diceva che la migrazione non si può limitare e che i confini non esistono. Non è il mio approccio – ha detto con chiarezza Meloni – proprio perché i confini esistono e la migrazione va governata”. “L’Italia e l’Europa – ha proseguito – hanno bisogno di migrazione, per questo non possiamo dare il segnale che chi entra illegalmente verrà premiato a discapito di chi vuole entrare legalmente. Servono invece corsie preferenziali per le nazioni che collaborano con noi e la previsione di quote aggiuntive per chi fa percorsi di formazione prima della partenza”. “Dobbiamo rompere il cinico modello di business dei trafficanti – ha concordato Von der Leyen - L’apertura di nuovi percorsi legali tra i nostri continenti può creare un’alternativa reale e sicura ai pericolosi viaggi attraverso il mare. Dobbiamo unire le forze, per smantellare il modello di business crudele e illegale dei criminali”.