Meglio tardi che mai. Gennaro Sangiuliano ha rassegnato ieri le proprie dimissioni "irrevocabili" da mnistro della Cultura. "Dopo aver a lungo meditato, in giornate dolorose e cariche di odio nei miei confronti da parte di un certo sistema politico mediatico, ho deciso di rassegnare in termini irrevocabili le mie dimissioni da ministro della Cultura", scrive il titolare del dicastero rivolto alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Che lo ringrazia "sinceramente" dei "risultati" conseguiti tramite il "lavoro straordinario" da "persona capace" e "uomo onesto". Epilogo, forse tardivo, dei "dieci (anzi 11, ndr.) giorni che sconvolsero il mondo" politico. Nel pomeriggio in cui giornalisti, politici e spettatori già fremevano per l’annunciata intervista di Maria Rosaria Boccia a In Onda su La7, il ministro si è trovato probabilmente in obbligo di prevenire lo stillicidio dell’arsenale di indiscrezioni accumulato dalla blogger ed ex collaboratrice campana con cui mercoledì scorso aveva confessato al Tg1 di avere intrattenuto una relazione tra maggio e agosto.
Nella missiva alla premier Sangiuliano declina i successi dei suoi due anni in via del Collegio Romano dichiarandosi "consapevole di aver toccato un nervo sensibile e di essermi attirato molte inimicizie" soprattutto per il fatto di avere scelto di "rivedere il sistema dei contributi al cinema ricercando più efficienza e meno sprechi". "Questo lavoro non può essere macchiato e soprattutto fermato da questioni di gossip – sostiene Sangiuliano –. Le Istituzioni sono un valore troppo alto e non devono sottostare alle ragioni dei singoli. Io ho bisogno di tranquillità personale, di stare accanto a mia moglie che amo, ma soprattutto di avere le mani libere per agire in tutte le sedi legali contro chi mi ha procurato questo danno". A cominciare da un imminente esposto alla Procura della Repubblica che il ministro sarebbe intenzionato a presentare per salvaguardare la propria "onorabilità" e "dimostrare"la propria "assoluta trasparenza e correttezza. Senza mai nominare Boccia, l’ex ministro ribadisce che "mai un euro del ministero è stato speso per attività improprie" e annuncia di volere andare "fino in fondo per verificare se alla vicenda abbiano concorso interessi diversi e agirò contro chi ha pubblicato fake news in questi giorni".
Il caso, esploso il 26 agosto scorso, quando Boccia ha pubblicato su Instagram una foto con Sangiuliano ringraziandolo per la nomina a Consigliera per i Grandi Eventi, continua infatti a imperversare. Da quel momento Boccia ha pubblicato foto, video, registrazioni e documenti diretti a confutare le ricostruzioni da parte del ministro e anche della premier Meloni, attestando il proprio coinvolgimento in eventi ufficiali, tra cui la visita agli scavi di Pompei in occasione del G7 della Cultura.
Anche ieri sera, su La7, Boccia ha ribadito la propria versione. "Se il ministro avesse detto la verità sin dal primo momento non sarei qui – risponde a In Onda – Ho solo rettificato le bugie del ministro. Io non spiavo il ministro, lavoravo con lui". Dunque perché accatastare un arsenale di documentazione riservata e indiscrezioni? L’imprenditrice ribadisce di essersi sentita minacciata": "Mi sono sentita messa all’angolo, travolta da vicenda che non conoscevo", sostiene di essersi sentita assediata di di aver "solo conservato documenti dati da loro" e "ascoltato telefonate e letto messaggi" che coinvolgevano altri esponenti di governo, compresa la premier. Quanto alla telefonata della moglie a Sangiuliano, Boccia incalza: "Io non ero con il ministro, quando parlava con la moglie. Io questo audio l’ho potuto ascoltare perché il ministro mi ha chiamata lasciando il telefono aperto all’insaputa della moglie e io ho ascoltato il discorso. La moglie chiedeva di strappare la nominaIn. Quanto infine alla relazione galeotta, "ne parlerò se il ministro mi autorizza – afferma l’ex collaboratrice –, non ci siamo solo io e il ministro, ma tante donne che non stiamo menzionando".