Il governo si presenta diviso all’appuntamento (comunicato, ma non concordato, come avvisa il Ministro dell’Economia) con l’operazione di Unicredit su Banco Bpm. La Lega, che ha sempre considerato la banca radicata nel nord come un istituto rientrante nella sua sfera di influenza, reagisce con toni durissimi. Da Matteo Salvini al solitamente più prudente Giancarlo Giorgetti arriva un niet perentorio, con il corollario della minaccia del ricorso alla golden power per impedirla. Ma da Fratelli d’Italia e, dunque, da Giorgia Meloni, e da Forza Italia, e, dunque, da Antonio Tajani arrivano segnali più cauti senza posizioni predefinite.
Per tutti, ma soprattutto, per il Carroccio la mossa dell’ad del colosso bancario, Andrea Orcel, mette fuori gioco o rende più complicata l’ipotesi della nascita di un terzo polo creditizio con Mps, gruppo Del Vecchio e Gruppo Caltagirone, sotto l’egida e la benedizione dei capi lumbard. Ad aprire il fuoco alzo zero è direttamente Salvini: "A me le concentrazioni e i monopoli non piacciono mai, ero rimasto al fatto che Unicredit volesse crescere in Germania. Non so perché abbia cambiato idea. Unicredit ormai di italiano ha poco e niente: è una banca straniera, a me sta a cuore che realtà come Bpm e Mps che stanno collaborando, soggetti italiani che potrebbero creare il terzo polo italiano, non vengano messe in difficoltà". Insomma, per essere più esplicito, insiste: "Non vorrei che qualcuno volesse fermare l’accordo Bpm-Mps per fare un favore ad altri". E non è finita. Il vicepremier chiama direttamente in causa Bankitalia: "L’interrogativo mio e di tanti risparmiatori è: Banca d’Italia c’è? Che fa? Esiste? Che dice? Vigila? Siccome sono tra i più pagati d’Italia, da cittadino italiano vorrei sapere se è tutto sotto controllo".
Passa solo qualche ora e arriva un monito drastico del ministro dell’Economia: l’operazione di Unicredit su Banco Bpm è stata "comunicata ma non concordata col governo e poi vedremo. Come è noto esiste la golden power. Il governo farà le sue valutazioni, valuterà attentamente quando Unicredit invierà la sua proposta per le autorizzazioni del caso". Certo è che per Giorgetti, "citando von Clausevitz il modo più sicuro per perdere la guerra è impegnarsi su due fronti, poi chissà che magari questa volta questa regola non sarà vera". Il punto che fa scattare il fronte leghista è che l’offerta messa in piedi da Unicredit spariglia le carte di un terzo polo bancario con Piazza Meda pivot. È infatti recente la doppia mossa, prima sul risparmio gestito con l’Opa su Anima e poi, soprattutto, su Mps di cui il Banco è diventato uno dei principali azionisti in seguito all’ulteriore vendita di quote da parte del Mef. Né basta a fermare l’ira del Carroccio la puntualizzazione di Orcel: "Sul Monte non abbiamo ambizioni. Sulle banche ci vuoel cautela, è corretto che il governo voglia valutare".
Il punto, però, è anche che il governo appare tutt’altro che unito sul dossier, mentre l’opposizione sta a guardare. "Io auspico – spiega il responsabile economico di FdI, Marco Osnato – che, invece di un bipolarismo, in Italia si crei un multipolarismo bancario dove crescano sempre di più gli istituti di credito che possono affrontare le grandi sfide di mercato. Penso che ci sono altre opportunità, però non sta alla politica dirigere il mercato privato e le realtà private". Non solo: "Sicuramente Bankitalia – incalza – vigilerà come ha sempre fatto, così come vigilerà la Consob. Io credo sia giusto che la politica osservi e dica anche un’opinione, poi è chiaro che il mercato ha le sue dinamiche e, soprattutto, una banca sistemica come UniCredit ha anche un affaccio sulla regolamentazione europea della Bce".
E altrettanto neutrale si mostra, per Forza Italia, Fulvio Martusciello, capogruppo azzurro al Parlamento europeo: "La concorrenza non è responsabilità della Banca d’Italia. L’istituto non vigila né su Unicredit, né su Mps, né su Bpm. Può esprimere un parere, ma la decisione finale spetta al Meccanismo di vigilanza unico (Ssm). Evitiamo di turbare i mercati e, soprattutto, di intaccare la fiducia in un’istituzione così rilevante".