
Sergio Mattarella, 83 anni
Le nubi all’orizzonte che portano "protezionismi immotivati, di chiusura dei mercati dal sapore incomprensibilmente autarchico". La parola "dazi" non la pronuncia, ma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sceglie proprio il Forum della cultura dell’olio e del vino per parlare dei danni ai "settori di eccellenza" che arriverebbero dalla decisione di imporre tariffe doganali negli Usa da parte di Donald Trump. "Legittimamente le associazioni dei produttori esprimono preoccupazione per le sorti dell’export", dice Mattarella, il quale poi ricorda che "commerci e interdipendenza sono elementi di garanzia della pace. Nella storia la contrapposizione tra mercati ostili ha condotto ad altre più gravi forme di conflitto. I mercati aperti producono una fitta rete di collaborazioni che, nel comune interesse, proteggono la pace".
I DAZI E IL QUIRINALE Il Capo dello Stato ha ricordato che l’Italia "è il secondo produttore mondiale di olio di oliva, l’export registra un valore di circa 3 miliardi di euro. Per il vino le vendite all’estero arrivano a quasi 8 miliardi". E ha sottolineato che i dazi aiuterebbero i prodotti italian sounding, cioè i tarocchi e le imitazioni delle eccellenze italiane in campo gastronomico. Un settore che, guarda caso, è particolarmente florido proprio in America, ricorda Coldiretti: "Il 90% dei formaggi di tipo italiano in Usa è in realtà prodotto in Wisconsin, California e New York, dal parmesan al romano senza latte di pecora, dall’asiago al gorgonzola, dalla mozzarella fino al provolone. L’aumento dei prezzi degli “originali“ causato dai dazi porterebbe i consumatori americani a indirizzarsi su altri beni più a buon mercato, a partire dai cosiddetti italian fake".
IL MINISTRO GIORGETTI Anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha voluto mandare un segnale, parlando al giuramento degli allievi ufficiali della Guardia di Finanza a Bergamo: "È un periodo anche di guerre commerciali e finanziarie decisamente aggressive attraverso l’utilizzo di dazi e criptovalute. Strumenti usati come delle vere e proprie armi economiche in grado di ridefinire gli equilibri e le dinamiche finanziarie e commerciali globali, ma che stanno anche influenzando profondamente la politica mondiale". E ancora: "Imporre dazi su determinati beni non è più solo una misura per difendere l’economia nazionale e regolare le relazioni commerciali tra Paesi, ma una vera e propria leva che condiziona le politiche internazionali. Se applicati in modo strategico, possono alterare gli scambi globali, influenzare alleanze politiche e ridisegnare gli assetti geopolitici".
I DATI DELLA CGIA Intanto un’analisi dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre dice che con i dazi è più a rischio l’export delle regioni del Sud, che presentano una bassa diversificazione dei prodotti venduti nei mercati esteri. Gli artigiani ricordano che nel 2024 le nostre vendite all’estero hanno toccato i 623,5 miliardi di euro, in crescita del 30% rispetto a cinque anni fa. La regione leader è la Lombardia, seguita da Emilia-Romagna e Veneto. La regione che ha la più bassa diversificazione è la Sardegna dove domina l’export dei prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio. Seguono Molise e Sicilia: nel Mezzogiorno solo la Puglia ha un livello di diversificazione elevato. Rischiano meno anche Trentino Alto Adige e Piemonte.