Lunedì 16 Dicembre 2024
REDAZIONE POLITICA

La prodiana Zampa: "Sì al federatore. Soli non si vince"

La senatrice dem: una realtà di centro giova al Pd "Il leader? A tempo debito, con le primarie se serve".

La prodiana Zampa: "Sì al federatore. Soli non si vince"

La senatrice dem: una realtà di centro giova al Pd "Il leader? A tempo debito, con le primarie se serve".

Cara sinistra, se vuoi tornare a governare, pènsati unita ma plurale. In quest’ottica Sandra Zampa (foto), senatrice Pd di lungo corso, da sempre vicina a Romano Prodi, vede di buon occhio il dibattito sulla federazione del centro. "Mi sembra un segno di vitalità importante" ragiona, raggiunta al telefono nella sua domenica bolognese, mentre sistema addobbi sull’albero di Natale.

Zampa, dunque, se l’idea di federare il centro del centrosinistra regge, non resta che trovare subito un nome.

"Però, attenzione. Un federatore non si cala dall’alto, né basta presentarsi alla porta. Quando sarà il momento di dare un leader alla coalizione, se ci fosse una pluralità di candidature esistono sempre le primarie".

Delineiamo un profilo?

"Serve una persona che scaldi il cuore della gente, e deve essere un nome che convince il nostro popolo, che è ampio e plurale, visto che lo stesso Pd per statuto si propone di rappresentare iscritti e non iscritti. La coalizione dovrà riconoscersi in un federatore".

Ci sono già almeno un paio di candidati.

"Di Ruffini ho il massimo rispetto, ma mi sembra che al momento non abbia dato motivazioni politiche: dove voglia andare, che idee voglia esprimere. Lo stesso vale per Sala".

C’è chi dice che questo Pd non voglia papi stranieri.

"ll Pd è maggioritario per vocazione, ma non si sente né si deve sentire autosufficiente. Quando lo ha fatto, con Walter Veltroni e più in là con la prima segreteria Renzi, ha raggiunto risultati importanti ma senza centrare il governo del Paese".

Non si vince mai da soli?

"Lo dimostrano i fatti. Dalle ultime Politiche, lo si dimentica troppo spesso, stando ai numeri assoluti è uscita la foto di un Paese che non è a maggioranza di destra. Se somma i voti che non sono andati a destra, scoprirà che sono di più. Eppure governa la destra, che aveva una coalizione più ampia. E la regola vale anche dall’altro lato: da solo il Pd non può governare, così come non governa da solo FdI".

I cespugli, però, al centro come a sinistra non sono ben visti. Si veda la reazione di Conte, di recente, ad Atreju.

"Fa bene Conte ad arrabbiarsi di fronte a questa definizione, che è sbagliata e offensiva. Noi non abbiamo bisogno di cespugli, ma di compagni di viaggio. L’Ulivo ha saputo fin dall’inizio costruire alleanze ma soprattutto ha convinto gli italiani perché aveva un leader e un programma chiaro e condiviso. Anche nel caso dell’Unione programma e leader c’erano e nonostante la legge elettorale riuscì a vincere".

Fu una coalizione plurale però fragile, non crede?

"La legge elettorale di allora incentivava le diversità, con un risultato che si è rivelato disgregante. Per questo bisogna assumere responsabilità davanti agli elettori e siglare un patto di lealtà tra le forze politiche e con il loro elettorato. Il tempo c’è. Il Pd inizi a parlare col suo popolo, e la stessa cosa facciano M5s e Avs, e nel frattempo chi lavora su ipotesi di centro si federi attorno a una base comune".

Prodi, sui giornali di ieri, auspicava la nascita di una nuova Margherita. Non è in contrasto con il senso stesso del Pd?

"Prodi ha risposto a una domanda ben chiara: c’è spazio oggi nella coalizione per una nuova realtà di centro. Sì, c’è spazio e va auspicata".

E se alla fine ci confluissero anche i centristi del Pd?

"Io penso che il compito del Pd sia esprimere con forza la sua natura maggioritaria e riformista che, per fondazione, è nata dalla fusione di due grandi culture politiche entrambe indispensabili, quella di centro e quella di sinistra. Un Pd di questo tipo non solo non teme fuoriuscite, ma può continuare a crescere e ad esprimere la sua leadership in una coalizione più ampia. Per consegnare al Paese il cambiamento e la speranza di cui sempre di più oggi gli italiani sentono il bisogno".

Simone Arminio