di Ettore Maria Colombo
Una traccia di esame di maturità che parla (male) di un ex ministro all’Istruzione non si era mai vista, a memoria d’uomo. Anche questo accade, quest’anno, tra le sette tracce proposte dal ministero dell’Istruzione, retto da Giuseppe Valditara, ai 560mila studenti impegnati nella prima prova scritta del primo esame di Maturità “normale“ dopo l’emergenza pandemia. Nel mirino è finito il predecessore di Valditara stesso, Patrizio Bianchi, che prima si dice sorpreso, poi si arrabbia di brutto e solo alla fine fa ‘pace’ con Valditara.
Agli studenti si chiedeva di commentare una lettera aperta indirizzata, due anni fa, a Bianchi in cui un gruppo di accademici gli chiedeva di proporre un "esame serio e non una burla". Si trattava di una lettera aperta inviata dal mondo accademico e culturale e firmata da oltre trenta nomi, molto autorevoli. I firmatari parlavano di un esame "burletta" ed evidenziavano, all’epoca, che, nonostante i problemi causati dall’emergenza sanitaria, molte aule fossero libere e potessero ospitare i candidati dividendoli in piccoli gruppi". Insomma, chiedevano di reintrodurre le prove scritte alla Maturità, abolite causa rischio contagio.
L’allora ministro Bianchi rispondeva avvertendo che, finché non si uscirà totalmente dal Covid, bisogna "mettere i ragazzi in sicurezza" e oggi, in concomitanza con il ritorno dell’esame alla forma pre-Covid, la traccia ‘anti-Bianchi’ l’ex ministro non l’ha per nulla gradita. "Considero inaudito e offensivo nei miei confronti e anche nei confronti dei ragazzi la traccia sulla lettera a me indirizzata. È totalmente fuori luogo" tuona, inizialmente, Bianchi, ex ministro dell’Istruzione del governo Draghi. Valditara, dopo l’arrabbiatura di Bianchi, ha però chiamato l’ex ministro cui ha spiegato che il commento alla lettera è stato scelto solo come "spunto di cronaca per stimolare nei ragazzi una riflessione su che cosa rappresenti la Maturità e sulla sua impostazione", in particolare dopo l’esperienza del Covid. Per Valditara, cioè, non c’era "nessun intento politico, né denigratorio".
Insomma, dopo lo sfogo di Bianchi, Valditara ha tranquillizato Bianchi. La telefonata si è chiusa cordialmente, tanto che Bianchi, sbollita la rabbia, racconta: "Ringrazio i tanti che mi hanno espresso amicizia e ringrazio il ministro Valditara per la cordiale telefonata con cui mi ha espresso la sua stima ed il suo riconoscimento del lavoro svolto per riportare tutti i ragazzi a scuola, dopo la drammatica interruzione del Covid, nel 2022".
Bianchi, in ogni caso, si difende a spada tratta, e aggiunge: "Ma ci vogliamo attenere ai fatti? Gli esami di Maturità senza la prova scritta sono quelli al tempo del Covid e abbiamo comunque garantito a tutti un esame". Poi ricorda che "l’anno successivo siamo stati noi a ripristinare gli esami scritti, peraltro con testi bellissimi.
Alla Maturità 2022 comunque, in effetti, erano tornati gli esami scritti, e proprio sotto Bianchi. Mentre oggi Valditara ha fatto la stessa scelta dell’esame ridotto rispetto agli studenti alluvionati dell’Emilia-Romagna. I cui esami si spera non siano a loro volta considerati, da oggi, una "burla". Ma ieri la polemica è scoppiata e l’esame di maturità è diventato l’occasione per l’ennesimo scontro tra maggioranza e opposizione. Dal Pd parlano di "traccia strumentale" e accusano la destra di governo di "rendere divisivo anche l’esame di maturità". Per la Lega "il Pd va fuori tema con polemiche strumentali". Resta la curiosità: chi avrà svolto quella traccia e come?