Venerdì 31 Gennaio 2025
ANTONELLA COPPARI
Politica

La premier all’attacco: "I giudici vogliono governare". L’Anm: non facciamo politica

Meloni sul caso Almasri: l’atto della procura è voluto, l’indagine danneggia l’Italia. La replica delle toghe: "Auspicabile che i politici non provassero a sostituirsi a noi".

La premier Giorgia Meloni, classe 1977, parla all’evento La Ripartenza, organizzato ieri a Milano

La premier Giorgia Meloni, classe 1977, parla all’evento La Ripartenza, organizzato ieri a Milano

"Io con l’elmetto ci vado anche a dormire", diceva tra il serio e il faceto tempo fa la premier. Figurarsi in un momento come questo. La strategia anticipata martedì nel messaggio social è diventata ieri battaglia campale. Giorgia Meloni si presenta in collegamento all’evento La Ripartenza organizzato a Milano dal giornalista Nicola Porro e spara ad alzo zero. Il bersaglio numero uno è il procuratore Francesco Lo Voi e l’accusa a suo carico è pesantissima: alto tradimento. Leso interesse della Nazione. Fosse per lei, non darebbe troppo peso alla cosa: "Non sono preoccupata né demoralizzata: sapevo a cosa andavo incontro quando ho accettato di guidare il Paese". Ma è stato fatto un danno alla Nazione e questo "fa cadere le braccia". Sì, perché quando "mi trovo sulla prima pagina del Financial Times con la notizia che sono stata indagata, in Italia i cittadini capiscono cosa sta accadendo, all’estero no". Dunque: uno può farsi in quattro, volare per "73 ore" a gennaio per "stringere accordi in favore dell’Italia", poi constatare che ci sono "italiani che ti remano contro, smontando il lavoro fatto mi manda ai matti".

Il vogatore anti-nazionale numero uno è Lo Voi, il suo "è stato un atto voluto, non dovuto: tutti sanno che le procure in queste cose hanno la loro discrezionalità". Si affannano ai remi con lui tutti quei "magistrati politicizzati che vogliono decidere tutto", dalla politica ambientale all’immigrazione alla riforma della giustizia. "Vogliono governare: ma c’è un problema. Se io sbaglio gli italiani mi mandano a casa, se loro sbagliano nessun può dire niente". Se ci tengono a governare "si candidassero: tanto io non arretro di un centimetro". A dare una spintarella alla barca sono i tanti che si oppongono alla battaglia "che non è di destra né di sinistra" per un’Italia in cui "non è normale né inevitabile che i governi li scelga il Palazzo e non il popolo, e che alcuni magistrati cerchino di colpire chi non è schierato politicamente con loro". Batte sul medesimo tasto anche il vicepremier Antonio Tajani: "Un servitore dello Stato prima di fare scelte azzardate deve pensare se è nell’interesse degli italiani, quella di Lo Voi non lo era".

Dopo aver messo il dito negli occhi di Francia e Gran Bretagna ("abbiamo interessi in Libia: Berlusconi aveva risolto il problema dell’immigrazione, poi Gheddafi è stato ucciso per un errore di Francia e Gran Bretagna, e la situazione è peggiorata"), il forzista non risparmia un colpo più basso a Lo Voi: "È infondata l’accusa di peculato, semmai quel reato riguarda altre vicende che stanno emergendo". Non è l’unica granata che la destra scaglia contro il procuratore: ad accrescere i malumori nel governo il giallo intorno a Gaetano Caputi, il capo di gabinetto della premier su cui i Servizi segreti avrebbero effettuato indagini il cui eco è arrivato nelle redazioni dei giornali grazie a carte ricevute dalla procura di Roma. Cosa rischia in concreto Lo Voi? Ove il Guardasigilli Nordio ravvisasse una violazione di legge, potrebbe inviare ispettori a piazzale Clodio. Un’indagine che potrebbe potrebbe portare all’apertura di una pratica disciplinare al Csm o addirittura al suo trasferimento per incompatibilità ambientale. Di certo c’è, al momento, che FdI chiede al procuratore "di fare chiarezza" sull’utilizzo di voli di Stato per ragioni di sicurezza. Insorge l’Anm: "I magistrati non fanno politica, sarebbe auspicabile che i politici non provassero a sostituirsi ai magistrati", dice il segretario generale Salvatore Casciaro.

In tanto clamore lo scandalo all’origine di tutto è completamente scomparso. Il nome di Almasri non compare, se non quando Tajani lo utilizza per accusare la Corte penale internazionale di aver spiccato il mandato di cattura solo quando il generale libico è arrivato in Italia. "Perché non chiese il suo arresto ad altri Paesi?" La controffensiva serve anche a spostare di nuovo nel cono d’ombra una vicenda che nelle intenzioni del governo non avrebbe mai dovuto uscirne. Il segreto di Stato quasi certamente non verrà posto: Giorgia vuole evitarlo. Significherebbe ammettere le responsabilità del governo nella liberazione di Almasri e alludere a qualcosa di più: la vera natura dei rapporti tra Italia e Libia. Quello che non si potrà evitare è riferire in Parlamento, che resta bloccato. L’opposizione insiste perché la premier si presenti in Aula. Al momento però i quattro indagati – quelli cioè direttamente coinvolti – sembrano fuori discussione perché "la vicenda è coperta da segreto istruttorio" (Nordio dixit). Essendo l’informativa di Ciriani stata rifiutata dal centrosinistra, delle due l’una: o Meloni rinuncia allo scudo, o toccherà al ministro degli Esteri. Peccato che parlerebbe per sentire dire.