![Il passaggio di consegne ufficiale alla Cisl: Luigi Sbarra, 64 anni, lascia la segreteria a Daniela Fumarola, 58 anni Il passaggio di consegne ufficiale alla Cisl: Luigi Sbarra, 64 anni, lascia la segreteria a Daniela Fumarola, 58 anni](https://www.quotidiano.net/image-service/view/acePublic/alias/contentid/ZWNjNmZlNzMtMDY0Ni00/0/la-nuova-cisl-di-fumarola-non-ho-pregiudizi-su-cgil-e-uil-ma-landini-contrattacca-meloni.webp?f=16%3A9&q=1&w=1280)
Il passaggio di consegne ufficiale alla Cisl: Luigi Sbarra, 64 anni, lascia la segreteria a Daniela Fumarola, 58 anni
È il giorno dell’elezione, quasi all’unanimità (con 188 voti su 19), della nuova leader della Cisl, Daniela Fumarola, che, come parola d’ordine post investitura, mette in campo la proposta di un "accordo tra parti sociali riformiste e responsabili". Ma è anche il giorno della reazione di Maurizio Landini al j’accuse ("Va superata la tossica visione conflittuale") lanciato da Giorgia Meloni proprio dal palco dell’assemblea della confederazione di Via Po. "Se c’è la democrazia in questo Paese – avvisa polemico il segretario della Cgil – è grazie alle lotte di tutti i tossici". Dopo Luigi Sbarra, dunque, arriva Fumarola. Lo spirito della linea annunciata nella conferenza stampa è nel segno della continuità, ma, probabilmente, con esplicito tentativo di recuperare i rapporti con i leader di Cgil e Uil ("Nessuna pregiudiziale") e di attenuare l’immagine dell’asse tra la Cisl e il governo Meloni. Da qui l’idea di un patto tra riformisti. "Lasciare gli ormeggi del passato e aprire una stagione nuova di corresponsabilità e partecipazione – spiega –. Lo dico a due giorni dalla ricorrenza del Patto di San Valentino" di metà anni Ottanta. "Dobbiamo impostare la rotta – insiste – che arriva a un grande accordo tra parti riformiste e responsabili che impegni istituzioni, sindacato e imprese su obiettivi strategici comuni".
Il punto è che l’intesa del 14 febbraio 1984, che sterilizzò la scala mobile, vide anche la rottura tra la Cisl, la Uil e la componente socialista della Cgil, da una parte, e la maggioranza comunista del sindacato rosso, dall’altra. Di sicuro, però, tutti i riformisti di allora si ritrovarono dallo stesso lato. Tiene fermo, la neo-segretaria, anche la barra tradizionale della Cisl in materia fiscale. "Altro che pace fiscale, il Paese ha bisogno di equità fiscale – incalza –. Più che di rottamazione delle cartelle, si emettano più cartelle: pagare meno, pagare tutti. Va intensificata la lotta all’evasione fiscale". Ma la richiesta di riduzione delle tasse è in linea con quella della maggioranza: "Chiediamo al governo l’abbassamento della seconda aliquota Irpef dal 35 almeno al 32% per sostenere con più vigore il ceto medio e rilanciare i consumi da parte di pensionati e lavoratori".
E, d’altra parte, anche su uno dei cavalli di battaglia della sinistra e della Cgil, come il salario minimo, Fumarola è netta: "La questione salariale ha bisogno di nuove risposte. Dove per nuove, però, non si può intendere l’introduzione di un salario minimo legale che condurrebbe a una eterogenesi dei fini che nuocerebbe a lavoratrici e lavoratori, specie delle fasce medie. Perché indebolire la contrattazione collettiva, favorire l’uscita delle aziende dai sistemi di rappresentanza avrebbe come effetto perverso l’abbassamento delle retribuzioni medie". E lo stesso approccio, modellato sull’impostazione originaria di Marco Biagi, si ritrova laddove la neo-leader fa sapere che "uno dei grandi temi di oggi è ripensare le politiche attive per passare dalle sole tutele sul posto di lavoro a quelle nel mercato del lavoro, sostenendo la persona in ogni transizione lavorativa, garantendole il diritto-dovere all’apprendimento permanente e un sostegno al reddito legato a percorsi di riqualificazione. La vera sfida di oggi sta nel lavorare insieme per un nuovo Statuto della persona nel mercato del lavoro".
A dividere la Cisl dalla Cgil, però, è ancora una volta anche il Jobs Act. "Chi vede nel Jobs act la madre di tutti i mali, svegliandosi dopo due lustri di letargo, sa bene di non raccontarla giusta", avvisa Fumarola. Ma le sue parole arrivano nello stesso giorno in cui Landini, da Bologna, avvia la campagna referendaria contro la legge varata dal governo Renzi all’insegna dello slogan: "Il voto è la nostra rivolta". Il che allude anche a quella "rivolta sociale" che è stata anche centro delle polemiche tra il numero uno della Cgil e la maggioranza: "Il referendum "può determinare una rivolta, perché è un voto che determina immediatamente un cambiamento". Landini, del resto, stronca di nuovo anche la legge sulla partecipazione della Cisl: "Quella legge non dà il diritto ai lavoratori di partecipare, è costruita così perché Confindustria ha voluto che venisse scritta così".