Sabato 21 Dicembre 2024
Giuseppe Turani
Politica

La musica è cambiata

NON si era mai visto qualcosa del genere. Fino a poco fa, quando la Commissione Ue emanava un ordine lo Stato scattava, si scusava e si adeguava. Con i governanti colpiti dalla reprimenda che un po’ si vergognavano e cercavano di giustificarsi per non aver passato l’esame.

OPPURE protestavano, ma alla fine facevano esattamente quello che la Commissione Ue aveva chiesto. In realtà, da tempo qualche grande Paese, ad esempio la Francia, ha deciso di badare più ai fatti propri che alla richieste di Bruxelles. L’Italia no. Si era sempre adeguata e anche in fretta. Questa volta, invece, Renzi ha puntato i piedi. La Commissione vuole che si riduca dello 0,3% il disavanzo previsto per il 2015? Troppo. E a Bruxelles si sta trattando in queste ore. Con i vertici della Ue che non sono abituati a queste cose. Quello che sta accadendo è che i lunghi anni di austerità (più il carattere dirompente di Renzi) stanno cambiando le regole. Se fino alla scorsa settimana la Commissione esaminava le carte e dettava gli opportuni aggiustamenti, adesso la musica non è più la stessa. Anche a Bruxelles si deve trattare. Tutto questo lascia immaginare che da ora in avanti le cose cambieranno e non poco. A parte il controllo sui numeri e la politica economica, gli uffici della Commissione sono soliti rovesciare sui singoli Paesi una valanga di regolamenti e di norme a volte decisamente cervellotiche, per non dire manicomiali (io ricordo l’esatta misura di una sedia per stare in ufficio, se no si era fuorilegge, è venuto un ingegnere a controllarla).

L’IMPRESSIONE è che da ora in avanti la Commissione e i suoi burocrati non avranno più la possibilità di disegnare la vita nella Comunità secondo i loro desideri. Dovranno confrontarsi seriamente con i governi destinatari delle loro missive. È inutile nascondersi, però, che dietro questa discussione fra lo 0,3 e lo 0,2% (si farà il compromesso allo 0,25%) c’è una questione politica grande come una casa. Questa: i vertici della Commissione sono ancora per un rispetto totale del rigore finanziario, i Paesi in difficoltà (Francia e Italia, soprattutto) vorrebbero un atteggiamento più portato verso la crescita che non verso la sacralità dei conti pubblici. E gli scostamenti da fare sarebbero ben più ampi di uno 0,3 o 0,2 per cento. Con queste ‘deviazioni’, che hanno tanto allarmato la Commissione e Katainen, non si va molto lontano. Più che di spinta alla crescita, potremmo parlare di condizioni per il galleggiamento e per una ripresa lentissima.