Domenica 25 Agosto 2024

La morte di Del Turco. L’avvocato Caiazza:: "Una vita rovinata da accuse folli dei pm"

L’ex governatore dell’Abruzzo aveva 79 anni. Il difensore: vollero umiliarlo "Era un galantuomo, durante le udienze disegnava cose bellissime".

La morte di Del Turco. L’avvocato Caiazza:: "Una vita rovinata da accuse folli dei pm"

L’ex governatore dell’Abruzzo aveva 79 anni. Il difensore: vollero umiliarlo "Era un galantuomo, durante le udienze disegnava cose bellissime".

di Nino Femiani

NAPOLI

Le mostruosità le conosce bene, Gian Domenico Caiazza (foto in basso), avendo in passato affrontato quelle del processo Tortora. "Lì ho capito che ci sono certe cose in questo Paese che non si possono fare, punto". Protagonista indiscusso nelle aule di tribunale, per 5 anni alla guida dell’Unione Camere penali, è stato il difensore di Ottaviano Del Turco, ex ministro delle Finanze, ex governatore abruzzese, in un processo che si è concluso con la demolizione delle accuse contro l’ex sindacalista, ma lasciandogli uno schizzo di fango sul bavero della giacca.

"Del Turco ha vissuto questa vicenda giudiziaria come può viverla un galantuomo travolto da una micidiale macchina mediatico-giudiziaria. L’ho visto difendersi con dignità e tenacia, ma sempre con grande rispetto anche nei confronti di chi, soprattutto in primo grado, gli rivolgeva accuse folli che gli hanno distrutto la carriera politica e la vita privata". In primo grado il Tribunale di Pescara ritenne le accuse fondate. Dieci anni di reclusione. La Corte d’Appello de L’Aquila assolse Del Turco: non ha preso tangenti, ma lasciò l’associazione a delinquere e alcune, mai dimostrate, ‘dazioni’ minori. La Cassazione annullò l’associazione a delinquere, ma non la storia oscura di quelle dazioni.

Sentenze a tratti incomprensibili.

"Fatte per salvare la faccia ai giudici di primo grado".

A margine dell’Appello lei disse: "Ci vogliono non dei giudici, ma degli eroi che abbiano la forza di sancire che fu tutto un enorme, grossolano, imperdonabile errore giudiziario". Ne è ancora convinto?

"Oggi ancora più di ieri. Abbiamo affrontato il processo sapendo di essere dalla parte della verità, ci siamo difesi dalle accuse, punto su punto, con precisione e determinazione. Ma abbiamo dovuto constatare che, nel primo grado, c’era una sentenza già scritta. E nei successivi gradi di giudizio, che pure hanno demolito l’inchiesta, sono state mantenute in piedi alcune imputazioni per salvare la faccia alla procura di Pescara".

Non è troppo severo con i pm?

"Guardi, si è partiti da una accusa di concussione per sei milioni e mezzo di euro, mai trovata traccia di un euro nel patrimonio di Ottaviano. Un castello di accuse crollato miseramente, lasciando in piedi solo 3 ipotesi di dazioni ricevute su 27. Tutto questo ha solo un senso…".

Quale?

"Salvare in qualche modo l’inchiesta, umiliando Del Turco".

Dopo la sentenza di primo grado quale fu la reazione dell’ex ministro delle Finanze?

"Ne soffrì in maniera indicibile, si sentiva umiliato da quelle stesse istituzioni che aveva sempre rispettato. Ma avevamo capito l’antifona già dopo le prime due udienze. Restò comunque combattivo, convinto che avrebbe fatto sentore le sue ragioni negli altri gradi di giudizio".

Cosa la colpì del comportamento di Del Turco?

"Non mancava mai a un’udienza, era sempre presente, dimostrando una grande forza d’animo. Ascoltava con attenzione, ma al tempo stesso disegnava".

Non rinunciava alla sua vena creativa.

"Arrivava con tanti foglietti bianchi e una matita. Durante quelle lunghe udienze era capace di fare degli schizzi straordinari. Ascoltava e disegnava cose bellissime, volti, oggetti. E nei momenti più cruciali del dibattimento, per abbassare la tensione, mi chiedeva: “Ti piace questo disegno?“".

Cosa resta di quel caso?

"Che non ci può essere nulla di più violento di un’istituzione dello Stato che non rispetta le regole".