Lunedì 23 Dicembre 2024
ALESSANDRO D’AMATO
Politica

La maggioranza fragile. Von der Leyen verso il bis. Ma sarà uno slalom tra veti e franchi tiratori

La rielezione della presidente nei piani è sicura con popolari, socialisti e liberali. Cinque anni fa però le mancarono 61 voti rispetto a quelli previsti sulla carta

Bruxelles, 27 giugno 2024 – Il numero magico è il 361. Ovvero la metà esatta più uno dei 720 deputati eletti al Parlamento Europeo l’8 e il 9 giugno. È l’obiettivo minimo della maggioranza che si va configurando dopo le trattative per nomine in Ue. L’alleanza tra Popolari (189 seggi), Socialisti (136) e Liberali (74) conta ufficialmente 399 voti. E quindi sarebbe in teoria autosufficiente per andare avanti da sola. Ovvero per avere la popolare Ursula von der Leyen come presidente della Commissione Europea, l’ex premier socialista Antonio Costa al Consiglio Europeo e la liberale e premier estone Kaja Kallas come Alto rappresentante per gli Affari Esteri. Mentre, secondo l’accordo tra i tre partiti, Roberta Metsola sarebbe presidente dell’Europarlamento soltanto per metà mandato, per poi passare la mano a un socialista.

La composizione del nuovo Parlamento europeo
La composizione del nuovo Parlamento europeo

I franchi tiratori

Ma c’è un primo problema: i franchi tiratori. Nel 2019 il voto sulla fiducia a Ursula von der Leyen da parte del Parlamento Europeo partiva in teoria da una maggioranza di 444 voti. Alla fine il risultato fu ben più misero: appena 383 sì, ovvero appena 9 in più di quelli strettamente necessari per l’investitura. Giusto per dare un ordine di paragone: il suo predecessore Jean Claude Juncker ne aveva ricevuti 422 e 250 contrari. Eppure l’ex ministra della Difesa tedesca aveva avuto il sostegno pubblico fuori maggioranza del Movimento 5 Stelle e dei polacchi di Destra e Giustizia che avevano portato a 483 il totale teorico voti. Ecco perché all’epoca si parlò di un centinaio di franchi tiratori. Provenienti da dove? Youtrend indicò tra i colpevoli i socialdemocratici tedeschi, i socialisti francesi, i liberali olandesi e gli ungheresi di Fidesz, ma anche così senza venire a capo di tutti i 100 voti scomparsi.

Una maggioranza comunque fragile

Ecco perché non appena è stato chiaro che la maggioranza dell’europarlamento sarebbe stata la stessa di quello precedente, von der Leyen si è messa a caccia di voti per andare oltre i 399 teorici di Popolari, Socialisti e Liberali. E ha guardato subito alla sua destra, in cui siedono i Conservatori e Riformisti Europei e dove milita anche Fratelli d’Italia. Hanno 83 seggi, 14 in più rispetto alla precedente legislatura, e sono il terzo gruppo per presenze a Strasburgo. Un ok di Ecr alla presidente porterebbe il totale a 482 voti teorici. Ovvero più o meno gli stessi del 2019. Mentre il voto favorevole di Identità e Democrazia di Marine Le Pen e Matteo Salvini ne porterebbe in dote 58.

Alleanze variabili e alternative possibili

Ma come si sa c’è un problema. Socialisti e liberali hanno posto come condizione per sostenere von der Leyen che non ci sia alcun accordo con la destra e l’estrema destra. Ovvero niente Ecr e Id. E allora Ursula potrebbe essere tentata, si è detto, di guardare a sinistra, dove i Verdi hanno aperto al sostegno in cambio dell’ingresso in maggioranza. E anche pronti a un compromesso sul Green Deal. Ma questa prospettiva non piace ai Popolari e in ogni caso conta meno voti (52) di Id. Ci sarebbe The Left (Gue/Ngl) che però ne ha ancora meno: 39. Scenari aperti che prenderanno una prima, parziale, linea, col voto in aula. Tra alleanze variabili e alternative possibili, la partita è tutta qui.