Venerdì 28 Febbraio 2025
COSIMO ROSSI
Politica

La linea del Pd sul lavoro: "Avanti contro il Jobs act". Malumori tra i riformisti

La segretaria Schlein ribadisce in Direzione il sì ai referendum della Cgil. Confronto anche sulla guerra in Ucraina. Pochi accenni alle prossime Regionali.

La leader dem Elly Schlein, 39 anni

La leader dem Elly Schlein, 39 anni

Meno male che c’è papa Francesco a unificare ragioni e sentimenti nel Pd: "Tutti sappiamo quanto sia importante che continui a far sentire la sua voce in un mondo come questo attraversato dalle guerra". Nell’apprensione e gli "auguri di pronta guarigione" per la salute del Pontefice si riscontra infatti tutto lo smarrimento politico e culturale del Pd di Elly Schlein di fronte al declino del socialismo made in Germany e l’irruzione sulla scena del trumpismo made in Usa che sta insidiando gli assetti europei e internazionali. Italia compresa: dove la premier Giorgia Meloni, a scapito delle chiamate in causa un po’ capziose da parte della segretaria dem, persevera nell’intento di ritagliarsi un difficile ruolo di mediazione transatlantica tra Europa e Usa e tra popolari e patrioti a Bruxelles. Sempre che The Donald e i suoi accoliti le consentano di non prendere posizione.

È all’insegna della politica europea e internazionale che si dipana la relazione della segretaria Schlein davanti alla Direzione del Pd. L’agenda, del resto, non consente deviazioni: guerra in Ucraina, ruolo e difesa dell’Europa, rapporti con l’amministrazione Trump, elezioni in Germania stanno là a interrogare tutte le insipienze e le inadempienze delle sinistre. A cominciare dalla dottrina del bene e del male, dell’aggredito e l’aggressore: che Schlein, andando incontro allo spirito più interventista della minoranza riformista, assume a maggior ragione nel momento in cui il nuovo inquilino dalla Casa bianca spariglia pro domo sua e russa lo schieramento europeo pro Kiev.

"Il vocabolario del futuro non lo scriverà la destra", si propone la segretaria dem. Anche se è ben arduo declinarlo nel momento in cui si definiscono "grandi narrazioni" le ideologie del Novecento che hanno sancito l’irruzione delle masse sulla scena, non della commedia all’italiana, ma della Storia. No dunque a una pace all’insegna dei "ricatti" e sì a un’Europa che superi la logica dell’unanimità in favore di "una svolta radicale" in senso federale: "Serve un salto quantico nell’integrazione europea", sbilancia Schlein tra scienza e fumetto. Per la segretaria serve "un Next Generation Eu di investimenti comuni entro cui sviluppare anche la difesa comune dell’Unione europea". Nessuna preclusione perciò verso una difesa europea che significa investimenti comuni, ma che non venga realizzata "a scapito della spesa sociale", dice la segretaria e puntualizza l’intervento del capo delegazione a Bruxelles Nicola Zingaretti.

In quanto all’Italia, sono i referendum in tema di Jobs act, lavoro e cittadinanza dei migranti il tema più caldo della Direzione, insieme alle prossime elezioni regionali, lasciate per ora ampiamente sullo sfondo. La segretaria, che ha sostenuto e sostiene i quesiti della Cgil, da un lato rivendica il dovere di una posizione politica e dall’altro apre al pluralismo interno, come apprezzano gli esponenti che non hanno condiviso la scelta referendaria. È invece Andrea Orlando, che non ha firmato i referendum, a sollecitare una presa di "posizione chiara" e "unitaria" del partito sui quesiti. La segretaria lascia invece in sottofondo le elezioni regionali, che sono la vera sfida politica del 2025. Il Nazareno punta alla conferma in Toscana, Campania, Puglia e vagheggia di strappare le Marche alla destra con l’ex sindaco di Pesaro Matteo Ricci. Un risultato che rappresenterebbe un ulteriore consolidamento della leadership schleiniana.