Firenze, 14 febbraio 2025 – Senatrice Emma Bonino, storica leader radicale, la Toscana ha appena approvato una legge rivoluzionaria. Crede che altre regioni la seguiranno?
"Sì è rivoluzionaria perché, dopo tanti anni, finalmente si tenta di scardinare, dando applicazione a una sentenza della Corte Costituzionale di ben 6 anni fa, il silenzio della politica sul tema del fine vita. Il mio auspicio è che altre Regioni seguano, per quanto non sono una marziana e so bene dipenda dal colore politico di governo a livello regionale. Se a seguire l’esempio della Toscana fossero anche altre Regioni, il dibattito potrebbe portare a un atteggiamento meno silente del Parlamento".
![La legge toscana sul fine vita. Emma Bonino: una rivoluzione: "Modello per le altre Regioni"](https://www.quotidiano.net/image-service/view/acePublic/alias/contentid/MGJlZTgwYzktZjBmNS00/1/la-legge-toscana-sul-fine-vita-emma-bonino-una-rivoluzione-modello-per-le-altre-regioni.webp?f=3%3A2&q=1&w=1280)
Cosa ha pensato quando ha appreso la notizia?
"Che era ora! Il lavoro instancabile dell’Associazione Luca Coscioni, unito alla tenacia sul punto del gruppo toscano di +Europa, con il suo coordinatore Federico Eligi, che con ampia trasversalità è riuscito a trovare l’appoggio di molte forze di centrosinistra, dimostra che quello che definisco tigna a volte ripaga".
Pro Vita parla di legge "barbara e disumana" e invita il governo a ricorrere.
"Barbaro e disumano è accanirsi su situazioni irrisolvibili, che minano la stessa dignità delle persone. E peraltro avere una legge non implica alcuna imposizione per chi non voglia accedere al suicidio assistito. La legge è inoltre molto chiara. Possono ricorrervi quanti colpiti da una malattia irreversibile e sofferenze insopportabili, dipendere da trattamenti di sostegno vitale, essere capaci di intendere e volere per operare questa scelta e, quindi, sottoscrivere un consenso informato chiaro e inequivocabile".
Per lei una grande vittoria tanto da averla spinta subito a incoraggiare il Parlamento a prendere in mano la questione. Che succederà adesso?
"Incoraggiare quella che sarebbe una legge di civiltà, per quanti non vogliano vivere come vegetali e pesare sui loro cari tra immani sofferenze per il paziente e gli altri".
In molti danno per scontato un intervento immediato del governo centrale. Per i sostenitori della legge questo scenario non rischia di trasformare tutto in una vittoria di Pirro o addirittura un boomerang?
"Di scontato non c’è mai nulla. Serve ci sia la volontà politica. È una legge regionale che di fatto ha una valenza territoriale e si auspica possa essere replicata altrove".
Per i vescovi italiani "sancire con una legge regionale il diritto alla morte non è mai un traguardo, ma una sconfitta per tutti". La sua replica?
"I vescovi italiani possono affermare ciò che ritengono. So, per quanto mi riguarda, che l’Italia è uno Stato laico, le cui leggi non possono restare ostaggio dello Stato etico".
Dove finisce, secondo lei, la politica e inizia il confine etico e personale nel legiferare in una materia così delicata?
"La politica legifera. Una legge che sancisce una libertà di scelta financo su come morire non implica, come dicevo, alcun obbligo a essere seguita da tutti".
Il fondamento etico è la cura e non la morte, sostengono i cattolici. Cosa ne pensa?
"Ripeto: il nostro Paese non è uno Stato etico che deve sostituirsi a ogni ambito circa le scelte personali".
Non ritiene che a volte sia anche questione di terminologie? Di fatto una sorta di suicidio assistito già esiste con la sedazione profonda o le cure palliative.
"Per l’appunto. È una questione di terminologie. Sedazione profonda e cure palliative non sono il suicidio assistito. Ripeto da anni che se, per un qualsiasi motivo, dovessi ritrovarmi a vivere come una melanzana non vorrei né la sedazione profonda né le cure palliative. Penso sia più dignitoso poter accedere al suicidio assistito e che questa possa essere una possibilità concreta per tutti indipendentemente dalla possibilità di andare in Svizzera".
Quanto la politica è lontana dal comune sentire dei cittadini?
"La politica di palazzo è sempre stata indietro rispetto al sentire comune. È stato così per divorzio e aborto e resta così su tante altre battaglie civili, compresa eutanasia e fine vita. Basti pensare al numero di firme raccolte per la proposta di referendum che non ha poi passato il vaglio della Corte Costituzionale".
C’è la sentenza del 2019 ma ora con l’ingresso dei nuovi giudici la Consulta potrebbe cambiare orientamento e accogliere l’eventuale ricorso del governo contro la legge toscana. Che ne pensa?
"Certo è possibile. Ma la dottrina della Corte resta anche dopo la nomina di altri giudici. Non ho la palla di vetro per dire come possa andare. Vediamo cosa succede".