Un padre padrone. "Grillo ha scelto chiaramente quale posizione tenere – è la risposta che trapela da ambienti contiani – e questo è un vero peccato". Già, ma adesso Giuseppe Conte terrà davvero fede a quanto dichiarato solo qualche ora fa, quando ha negato l’intenzione di voler fondare un proprio partito e di voler restare nel M5s solo come "semplice militante"?
Conte attacca Grillo: "Svolta autarchica"
Nessuno, al momento, conosce la risposta né, in verità, nessuno si attendeva un vaffa, uno sberleffo di Grillo contro l’ex premier; la situazione che si è creata è dunque totalmente fuori controllo e i cosiddetti contiani del M5s ieri sera erano furibondi. Per i toni di Grillo, ma anche perchè il fondatore ha mandato al macero un progetto politico che avrebbe potuto portare il Movimento "a rappresentare – riflette ad alta voce un contiano di ferro – l’asse portante di una coalizione di centrosinistra in grado di contrastare il centrodestra alle prossime elezioni; così, invece, torniamo a tirare con la fionda per rispondere ai cannoni...per quanto mi riguarda la partita finisce qui, è finita".
Grillo si arrocca e licenzia Conte - di PF De Robertis
Al Senato, in particolare, il parquet del Transatlantico di Palazzo Madama ieri sera raccoglieva distillati di furia pura da parte del gruppo più nutrito dei sostenitori dell’ex premier. Si sperava che i pontieri avrebbero fatto il miracolo. Invece oggi si torna alla casella di partenza, con tutte le incognite del caso, a partire da un rischio di scissione tangibile. Soprattutto se Conte dovesse fare un passo avanti, decidendo di fare un suo partito, contrariamente a quanto affermato l’altro giorno. Ma viene ricordato in queste ore anche un altro passaggio dell’avvocato, quando ha sottolineato che nel caso in cui con Grillo le cose non fossero andare in porto, lui avrebbe "valutato il da farsi". Alla Camera, ieri, si respirava disorientamento, ma un’assemblea dei deputati è già stata convocata per oggi con i contiani a Montecitorio che parlavano di un partito nuovo, ancorato al centro-sinistra, senza il brand del M5s, ma con uno di quelli già depositati da Conte quando ancora era a Palazzo Chigi.
Un partito che – fanno notare fonti parlamentari – avrebbe bisogno di copiosi finanziamenti e questo rappresenta, per l’ex premier, un problema. Ora, dunque, gli occhi sono puntati tutti su di lui, su quel che deciderà. Ma anche sulle reazioni che lo strappo di Grillo susciterà nei gruppi, con inevitabili contraccolpi nella squadra di governo, fatto che non sfugge, in queste ore, a Palazzo Chigi. In Senato, d’altra parte, i contiani sono la maggioranza e molti di loro, in teoria, potrebbero seguire l’ex premier soprattutto se strappasse con il M5s, con tanto di possibilità di gruppo autonomo, scettico nei confronti dell’esecutivo Mario Draghi, ma orientato verso un campo largo che veda, fianco a fianco, Enrico Letta e Giuseppe Conte, esattamente quello che non cerca Grillo o – almeno – sostiene di non avere come priorità.
Tra i membri del governo, sicuramente vicini a Conte sono Stefano Patuanelli e la sottosegretaria al Mise, Alessandra Todde, il sottosegretario ai Trasporti, Giancarlo Cancelleri, la vicepresidente del Senato, Paola Taverna, il capogruppo a Palazzo Madama, Ettore Licheri, il senatore ed ex sottosegretario Mario Turco, nonché Vito Crimi, Alfonso Bonafede e pure Roberta Lombardi, atterrita dalla scelta di Grillo. Insomma, truppe consistenti. Forse ben più numerose di quelle del "padre-padrone-fondatore" Beppe Grillo.