Martedì 14 Gennaio 2025
COSIMO ROSSI
Politica

La Consulta. Nuovi giudici, intesa vicina. Forza Italia risolve i dubbi

Gli azzurri sarebbero orientati a scegliere Gabriella Palmieri Sandulli. La nomina di Francesco Saverio Marini, in quota FdI, è blindata. Le opposizioni hanno trovato un accordo su Massimo Luciani.

Gli azzurri sarebbero orientati a scegliere Gabriella Palmieri Sandulli. La nomina di Francesco Saverio Marini, in quota FdI, è blindata. Le opposizioni hanno trovato un accordo su Massimo Luciani.

Gli azzurri sarebbero orientati a scegliere Gabriella Palmieri Sandulli. La nomina di Francesco Saverio Marini, in quota FdI, è blindata. Le opposizioni hanno trovato un accordo su Massimo Luciani.

La fumata bianca sulla nomina dei quattro giudici costituzionali è già nel camino. Oggi o "al più tardi in settimana", confida ai giornalisti il vicepremier e leader di Forza Italia Antonio Tajani a margine del vertice che si è tenuto a palazzo Chigi sulla questione che affligge il parlamento da oltre un anno. E anche dalle opposizioni spira aria di ottimismo. Stamani si riuniscono i parlamentari del Pd e già l’odierna convocazione della Camere in seduta comune delle 13 potrebbe far registrare l’intesa bipartisan necessaria a garantire la maggioranza dei 3/5 (363 voti) ai quattro nuovi nomi per la Consulta.

In pole position ci sono il consigliere giuridico di palazzo Chigi e ordinario di diritto pubblico alla facoltà romana di Tor Vergata Francesco Saverio Marini e l’avvocata generale dello Stato Gabriella Palmieri Sandulli per la maggioranza, l’accademico linceo e ordinario di diritto pubblico alla Sapienza Massimo Luciani per l’opposizione e poi un nome condiviso tra la triburitarista e segretaria dell’Unione dei giuristi cattolici Daniela Mastroiacovo e Roberto Garofoli, magistrato, dirigente pubblico ed ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio con Mario Draghi verso cui in serata si è spostata la bilancia. Dopo ben 13 votazioni sulla sostituzione di un giudice vacante dal novembre 2023 e 4 per sostituire anche gli altri tre decaduti a fine 2024, il Parlamento avrebbe dunque trovato la quadra più volte sollecitata dal capo dello Stato Sergio Mattarella. Maggioranza e opposizione avrebbero anzi tenuto conto anche delle inespresse preferenze del presidente della Repubblica per la nomina di giudici che non provengano dagli scranni di Camera e Senato.

Anche alla luce di questo si comprendo la rosa di nomi in lizza. Il nome del consigliere giuridico della premier e padre della riforma del premierato Marini non è mai stato in dubbio; con l’opposizione che auspica semplicemente che voglia chiamarsi fuori nell’eventualità, ancora tutta da venire, in cui la sua riforma dovesse venir sottoposto alla Consulta nella formula attuale, che non è neanche detto rimanga tale. Semmai sono i nomi di pertinenza di Forza Italia quelli su cui ci poterva essere discussione. Oltre a essere ambedue parlamentari, il sottosegretario alla giustizia Francesco Paolo Sisto e il senatore ex ex membro del Csm Pierantonio Zanettin si escludono però a vicenda. Oltre a un ruolo di governo, il primo lascerebbe libero il collegio uninominale in Piglia, dove il dem Michele Emiliano potrebbe vincere facile a scapito del centrodestra. Anche il secondo, per contro, verrebbe dunque meno. Rimane perciò in quota azzurra solo l’avvocata generale dello stato Palmieri Sandulli, stante che anche la ministra delle riforme Caellati aprirebbe a ritocchi alla squadra di governo di cui Meloni non vuol sentir parlare.

In quanto all’opposizione, invece, il nome circolato per mesi è stato quello del costituzionalista pisano Andrea Pertici, considerato però troppo legato alla segretaria dem Elly Schlein. Dal canto loro, i 5 stelle vagheggiavano invece la nomina del costituzionalista Michele Ainis. La scelta è caduta perciò sul Luciani, accademico dei Lincei che ha redatto il ricorso della regione Campania contro la legge Calderoli e gradito praticamente a tutto il centrosinistra. Tra la triburitarista cattolica Mastroiacovo e Garofoli nella serata di ieri le indiscrezioni hanno cominciato a propendere per il secondo, che ha ricoperto incarichi nei governi di centrosinostra. Che poi l’intesa sulla Corte possa determinare le condizioni per riavviare il dialogo sulla Rai, era un’ipotesi effettivamente tornata sul tavolo finché ieri non è deflagrato il caso Report.