Roma, 31 maggio 2017 - IN CANADA si sono chiesti dove fosse finito il premier, considerando che tutti i reduci del G7 sono tornati a casa e lui no. Preoccupazione superflua. L’acrobatico talento di essere sempre dappertutto è una delle cose per cui si sono innamorati. Un giorno apre la partita di hockey a Montréal con il primo ministro cinese, un altro è nella Columbia britannica ad accogliere il principe William e Kate Middleton, quindi scappa in Ontario a spaccare fusti di birra con un martello di legno e appena può fa jogging, si ricorda di essere stato maestro di snowboard, s’infila in un selfie, osa lo yoga estremo in bilico su una scrivania, solleva un figlio con una mano sola. Per gli stessi motivi ha perso la testa il resto del mondo, già pronto a dimenticare Obama per Justin Trudeau, il politico più figo di tutti. Con l’aquila tatuata sul bicipite sinistro, i calzini spaiati di Guerre stellari e la zazzera che a 45 anni non dà segni di diradamento, quello che secondo Gq è il leader più sexy del pianeta attraversa la storia con un curriculum bizzarro: dalla laurea in ingegneria al teatro, dalla boxe al bungee jumping dai ponti. Tutto questo «sotto il peso di un nome che non ho scelto» però leggero e sorridente, tanto da fare sembrare la leggendaria forma fisica di Putin quella di un boscaiolo imbronciato.
LA LEGGE del carisma è misteriosa. Trudeau piace a tutti e basta. Scioglie il rigore di Angela Merkel, accende lo sguardo della regina Elisabetta, fa sbattere gli occhioni a Ivanka Trump, conquista la Boldrini proclamandosi se possibile più femminista di lei. Sano, sportivo, complice di un affare di famiglia con la moglie Sophie che fa la maestra di yoga, al canadese viene bene posare con due cuccioli di panda, fare campagna per il Gay Pride, spiegare ai giornalisti come funzionano i computer quantistici. Fa centro anche quando porta in ufficio il terzo dei suoi figli biondi, Hadrien, arrivato dopo Xavier James e Ella-Grace Margaret, avuti in rapida successione negli ultimi nove anni. E il paragone con John Fitzgerald Kennedy nello studio ovale con la prole scatta in automatico, come pure il riferimento al gene del destino. Suo padre Pierre fu alla guida del Canada per 15 anni, amò tra le altre Barbra Streisand (la madre, per contrappasso, fu amante di Mick Jagger) e divenne una tale icona di stile anni ’70 da indurre il conio del termine ‘trudeaumania’, ora di nuovo in auge. Un po’ Buddha, un po’ Big Jim. E nemmeno suona strano che sia nato il 25 dicembre 1971. O che il presidente americano Richard Nixon in visita a Ottawa si sia inchinato come la strega del fuso sulla culla sussurrando al padre: «Un giorno questo bambino prenderà il tuo posto». Lo ha fatto venendo eletto a sorpresa alla guida di un partito Liberal alla frutta, proponendo come grido di battaglia il cambiamento contro i dogmi dei conservatori. Diventare un fenomeno del web ha richiesto però più di un cognome importante: «Sono i politici che si comportano da persone normali quelli che riescono a raccogliere milioni di follower», spiegano dal team della strategia digitale di Obama. E se non vi sembra normale presentarsi all’incontro ufficiale con Enda Kenny, capo del governo irlandese, con i personaggi di Guerre stellari disegnati sui calzini, sono problemi vostri. IL New York Times ha parlato di ‘digital star’, l’Independent ha scritto che si tratta di «un leader impegnato a dimostrare di essere il miglior Justin al mondo dopo Bieber». Justin il sexy non indulge sull’austerità, invoca immigrati in un Paese di vecchi, strizza l’occhio all’industria del petrolio, resta vago sul clima. E appena gli capita abbraccia il sindaco di Amatrice in mezzo alle rovine, indossa all’Olimpico la maglia di Totti e fa un salto da Gentiloni. La formula funziona, in camicia e cravatta ma soprattutto senza, per la gioia delle signore che lo hanno già proclamato portatore del miglior sedere in circolazione. Lo scatto di lui steso nella posizione del pavone sulla scrivania è diventata virale. Il fotografo Gregory Koltz ha amesso: «Jt è equilibrato, può portare il paese ad alti livelli». Namastè, alè.