Se ne parlava da settimane, tra illazioni e voci di corridoio, ma la notizia è stata ufficialmente confermata dallo stesso Joe Biden tramite un lungo comunicato. “È stato il più grande onore della mia vita servire come vostro Presidente, ma è negli interessi del paese che io abbandoni la corsa”, afferma la nota rilasciata dagli organi di comunicazione ufficiali dell'attuale presidente degli Stati Uniti, in quella che sembra più una lettera a cuore aperto che una comunicazione ufficiale. Una scelta difficile, costata al Potus settimane - se non mesi - di riflessione, che avevano visto il suo iniziale respingimento di tutte le pressioni effettuate dalle stelle dello spettacolo, donatori e membri del partito.
Ma se, in pubblico, Biden è apparso per giorni e giorni sicuro delle sue posizioni, nelle sale della Casa Bianca qualcosa è improvvisamente cambiato, portando non solo al suo definitivo ritiro dalla corsa elettorale, ma anche all'endorsement a Kamala Harris. Un appoggio fortissimo che, nonostante i sondaggi a sfavore dell'attuale vicepresidente, è fondato su molteplici motivazioni.
Kamala Harris, da San Francisco alla vicepresidenza
Nata nel 1964 a Oakland, in California, Kamala Harris è la prima donna, nonché la prima persona di origini afroamericane e sud-asiatiche, a ricoprire la carica di vicepresidente degli Stati Uniti. Procuratrice distrettuale a San Francisco prima e procuratrice generale della California poi, anche in questo caso è stata la prima donna afroamericana a ricoprire questo ruolo, per poi essere eletta nel 2016 al Senato tra le fila del gruppo dem.
In questa sede ha portato alla luce una vasta gamma di problematiche relative all'immigrazione e all'assistenza sanitaria, diventando così un vero e proprio vessillo della comunità afroamericana statunitense, nonché della lotta per l'emancipazione femminile. Nel 2020, infine, è stata eletta come vice di Joe Biden, costituendo il ticket che, nel novembre dello stesso anno, è riuscita a sconfiggere Donald Trump nel corso dell'ultima tornata elettorale.
Ad oggi, il curriculum della Harris potrebbe arricchirsi di una nuova voce, ben più prestigiosa della carica attualmente ricoperta. L'endorsement di Joe Biden, però, non è vincolante, e nonostante le voci che da settimane si susseguono in merito a una sua candidatura, ad oggi supportata da Biden in persona, il partito democratico potrebbe decidere di effettuare un turno di primarie al fulmicotone.
I sondaggi sfavorevoli e la raccolta fondi
Nonostante la sua carriera che, come descritto, le ha consentito il raggiungimento di posizioni di spicco nel panorama politico e istituzionale americano, la Harris ha visto un costante declino nella percentuale dei suoi votanti. Un calo, secondo NBC, dovuto non solo al suo essere donna, ma anche alle sue origini.
Inoltre, i recenti fatti di Butler che hanno visto Trump sfuggire come per miracolo al tentato omicidio per mano di Thomas Crooks, hanno ulteriormente polarizzato l'opinione pubblica statunitense, rafforzando il supporto che larga parte della popolazione sta mostrando nei confronti del Tycoon. Un fatto che, al netto di chi ricoprirà il ruolo di candidato o candidata dem, offrirà un assist rilevante all'attuale leader repubblicano.
Ma, nel caso in cui le eventuali primarie interne all'asinello dovessero premiare definitivamente Harris, non tutto sarebbe perduto. Avendo raccolto i fondi di comune accordo con Joe Biden, l'attuale vicepresidente potrebbe usufruire dei fondi raccolti nel corso degli incontri coi “doner”, i quali ammonterebbero a ben 264 milioni di dollari solo nel secondo trimestre nel 2024.