Roma, 15 agosto 2024 – Mauro Berruto, ex ct dell’Italvolley maschile, oggi deputato del Pd, è particolarmente impegnato sul tema del diritto alla cittadinanza e dello ius soli sportivo.
Berruto, a che punto sono le vostre iniziative sul tema?
"Era abbastanza prevedibile che con le Olimpiadi e prima ancora con gli Europei di atletica leggera la questione avrebbe avuto un risalto importante. Al momento noi abbiamo già depositato una mozione, firmata dal sottoscritto e da Ouidad Bakkali, romagnola di origini marocchine, che doveva andare in aula a luglio, ma è slittata. La mozione è uno strumento più flessibile che può impegnare il governo: sono ventuno punti che possono anche essere approvati singolarmente. E poi c’è una proposta di legge, perché l’ultima sul diritto di cittadinanza è del ’92, come dire due mondi fa".
Si parla solo dello ius soli sportivo?
"No, anzi. Tra i punti della mozione c’è un focus sullo sport, e anche nella proposta di legge ci sono tre condizioni, ognuna delle quali basterebbe per avere la cittadinanza: nel campo sportivo, la premessa è che tu sia un atleta di interesse nazionale, secondo le indicazioni di una commissione del Coni. A quel punto hai diritto alla cittadinanza se hai concluso un ciclo di cinque anni scolastici nel nostro paese, in pratica lo ius scholae; oppure, come capita già in Spagna, se hai il doppio ius soli, ovvero se sei nato in Italia da almeno un genitore nato in Italia. La terza possibilità è essere figlio di almeno uno dei genitori regolarmente in Italia da più di un anno. Se rientri in uno di questi tre casi, puoi chiedere il passaporto italiano prima di avere 18 anni".
Ma così gli sportivi hanno un vantaggio. E gli altri?
"No, è chiaro che l’accesso a un diritto non può essere basato su un talento sportivo. Però proprio i fatti di questi giorni dimostrano che lo sport può essere una chiave per aprire una porta chiusa. Anzi, lo sport è la testimonianza di un paese reale, è avanti rispetto a noi legislatori. Tra l’altro questa discussione è anche interna alla maggioranza, perché Forza Italia su questa tema è disponibile. La Lega invece dice che non se ne parla neanche".
Lei da ct ha avuto figli di campioni stranieri nati in Italia come Zaytsev o Baranowicz, o cresciuti qui come Lasko e Travica. E nessuno protestava.
"Perché è una questione di colore della pelle. Sentire dire o leggere che le nostre azzurre sono africane, quando sono nate e cresciute in Italia, mette i brividi. Ho una stima assoluta per Julio Velasco, ma se dobbiamo parlare di integrazione, paradossalmente il meno italiano di quel gruppo che ha vinto l’oro è lui..."