Sabato 24 Agosto 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

Dossier cittadinanza, Salvini: il caso è chiuso. Ma resta aperta la partita in Parlamento

Il vicepremier leghista: ho sentito Giorgia, la priorità sono stipendi e pensioni. Il dibattito sullo ius scholae non finirà in agenda prima dell’anno prossimo. Ma intanto anche dentro Forza Italia si registra qualche malumore

Roma, 25 agosto 2024 – Il cellulare di Giorgia Meloni non ha mai smesso di funzionare. Si è sentita con i suoi due vicepremier non solo per confermare la riunione del 30, ma anche per tentare di circoscrivere l’incendio divampato sullo ius scholae. E così, dopo dieci giorni di rilanci, Forza Italia prova a stemperare la tensione, evitando nuovi affondi, complice la scadenza importante che ha di fronte il governo: mettere a terra la prossima manovra, piatto forte del prossimo incontro. Anche Matteo Salvini dichiara "chiusa ogni polemica: il governo durerà fino al 2027". Ma non si ferma qui: si definisce anche vincitore dello scontro con Antonio Tajani e gli azzurri. "Mi sto messaggiando con Giorgia anche in queste ore: la priorità sono gli stipendi e le pensioni, non cambiare la legge sulla cittadinanza che funziona". E soprattutto, funziona questo argomento che gli porta consensi sull’ala destra del partito, più sensibile al Vannacci-pensiero.

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Dentro FdI pure sono consapevoli della popolarità del tema, ma finora hanno cercato di tenersi lontano dalla zuffa, come chiesto loro dalla leader. Conferma lo schema ma solo in parte Nicola Procaccini, co-presidente tricolore del gruppo dei Conservatori e riformisti europei. "Una legge sulla cittadinanza già c’è", avverte riaffermando la posizione espressa dal ministro Francesco Lollobrigida. Ma poi fa un passo in più: "Non credo che sia giusto per il Parlamento occuparsi di di un tema come la cittadinanza perché è impegnato nella realizzazione del programma elettorale". Denotando una visione originale della democrazia parlamentare.

Certo è che il dibattito sulla cittadinanza è destinato a finire su un binario secondario: ne sono tutti consapevoli, sia nella maggioranza sia nell’opposizione che prima del prossimo anno non entrerà realmente in agenda, benché Forza Italia sia pronta a presentare un testo di legge alle Camere in autunno. Altre urgenze si impongono all’orizzonte: al netto della finanziaria e delle grandi crisi internazionali, c’è la nomina del commissario europeo (Fitto), e "ci sono i due disegni di legge del governo sulla sicurezza e il lavoro", sottolinea il capo dei deputati di FdI, Tommaso Foti.

Vero è che da Azione Enrico Costa ipotizza una prima discussione sul tema già nel contesto del disegno di legge sulla sicurezza: "All’articolo 9 sono previste modifiche all’attuale legge sulla cittadinanza e ciò rende ammissibili eventuali emendamenti sullo stesso argomento". Ma in piena sessione di bilancio, con le Regionali alle porte, non è il momento per i partiti di maggioranza di piantare bandierine. Alla ripresa dei lavori il Pd presenterà la sua mozione chiedendo al governo di impegnarsi per cambiare le norme sulla cittadinanza; per ottenere l’appoggio di Forza Italia e spaccare il centrodestra è pronto a dividere il testo in più parti. "Figuriamoci se votiamo con la sinistra", assicurano gli azzurri. Del resto, per neutralizzare l’offensiva è assai probabile che la maggioranza presenti una contro-mozione messa a punto con Palazzo Chigi. Mettere la sordina alla polemica per Tajani e gli azzurri non significa mettere nel cassetto la proposta dello ius soli: "La politica deve dare risposte ai cambiamenti della società", sottolinea Deborah Bergamini.

Insiste Maurizio Gasparri: "Non è che alcuni dettano l’agenda e altri scrivono, la polifonia delle voci allunga il campo". Ma iniziano a manifestarsi malumore dentro Forza Italia. La vicepresidente del Senato, Licia Ronzulli, frena sia nel merito che nel metodo: "Le priorità sono altre", avverte. Citando Silvio Berlusconi, afferma che la legge sulla cittadinanza non premia a livello elettorale. E poi lancia un messaggio netto ai vertici azzurri: "È giusto parlarne, ma le discussioni si devono fare prima nel partito".