Roma, 24 agosto 2024 – C’è quasi un senso di liberazione nella scelta della premier di sparire qualche giorno dai radar: la gioconda ferocia con cui Tajani e Salvini se ne dicono di ogni colore da giorni sulla cittadinanza agli stranieri sta superando il livello di guardia che lei aveva consigliato agli alleati di mantenere. Forza Italia risponde colpo su colpo, filmato con filmato, punto programmatico con punto programmatico. Ma anche il Carroccio non arretra, anzi rincara: “Una domanda sorge spontanea: gli elettori hanno votato Tajani e i suoi per governare con il centrodestra unito o per portare avanti i programmi del Pd e dei comunisti?”, attacca il vicesegretario Andrea Crippa. Ma dal quartiere generale azzurro non si limitano ad incassare: “Noi non vogliamo rompere la maggioranza. Loro vogliono far cadere il governo? Facciano pure: vediamo chi prende più voti alle elezioni”, avvertono.
No, non è andato giù ai forzisti il tentativo di giocare la carta ’Silvio Berlusconi’ contro di loro. Ventiquattro ore dopo il video rilanciato dal partito di via Bellerio in cui il Cavaliere intervistato da Fabio Fazio bocciava lo ius scholae, FI ne pubblica un altro “più recente” in cui il fondatore si schiera a favore del principio per cui può diventare cittadino italiano chi ha completato la scuola dell’obbligo. In ogni caso, sottolineano i forzisti, la proposta di Tajani prevede due cicli scolastici né si può dimenticare che nella sua lettera-testamento Silvio aveva parlato di “un mondo senza frontiere”. Inoltre, per smentire tanto gli alleati leghisti quanto il partito tricolore che contro lo ius scholae ne citano l’assenza dal programma del centrodestra fanno notare che, al contrario, nel testo ci sono due punti che chiedono di favorire “l’inclusione sociale” degli immigrati e il ricambio generazionale. Insomma, lo ius scholae non c’è ma gli obiettivi per Forza Italia ci stanno.
Nel chiasso dei due litiganti, spicca il silenzio di Meloni e la ’quasi’ afasia del suo partito. Da quando è scoppiata la querelle, la premier non si è lasciata sfuggire una parola. Complice la vacanza in masseria e forse una sincera voglia di stare lontana dalle luci della ribalta, tanto da essere uscita dai radar dopo aver lasciato Ceglie Messapica per regalarsi un ultimo fine settimana di relax, provocando quasi un caso. Con la politica che si interroga sull’opportunità che sia “irreperibile” da quasi 72 ore. “È in Italia, con la sua famiglia sempre reperibile. Ma questo non vuol dire che sia una concorrente del ’Grande Fratello’”, fa sapere il suo capo ufficio stampa, Fabrizio Alfano.
Le vacanze c’entreranno, però fino a un certo punto. Anche FdI si pronuncia solo sulla forma, dribblando elegantemente sulla sostanza del contendere: c’è il timore di avvantaggiare la sinistra dividendo la maggioranza. Il presidente democratico Stefano Bonaccini, infatti, s’incunea nella spaccatura: “Se l’apertura di Tajani è vera, mettiamoci subito attorno a un tavolo”. Replica FI: “Siedi tu al nostro tavolo”.
Certo, i tricolori non si scoprono più di tanto. Per dire: il ministro Francesco Lollobrigida afferma che “le regole attuali vanno bene”, ma ribadisce la necessità di “modificare la Bossi-Fini”. Visto che per Salvini nel capitolo accoglienza non c’è neppure una virgola da rivedere, una certa distanza salta agli occhi. E in privato sono molti i meloniani secondo cui, non ora magari a fine legislatura, una norma sullo ius scholae – proposta dalla stessa Meloni nel 2022 – ci potrebbe anche stare. Insomma, lo scontro tra azzurri e leghisti è totale, ma con FdI la situazione è più sfumata. Dopo dieci giorni di rimpalli e di rilanci quotidiani è difficile considerare la campagna azzurra solo un bluff, come fa Renzi.
Si tratta di una svolta che risponde a diverse esigenze. Prima di tutto quella di connotare il partito azzurro, puntando sulla difesa dei diritti. Inoltre, l’insistenza sulla possibilità per le forze politiche di presentare o votare leggi anche in dissenso con gli alleati purché non in contraddizione con il programma ha un significato istituzionale. FI è decisa ad appoggiare il premierato di Giorgia ma non vuole che ciò implichi il totale assoggettamento delle Camere al governo. Del resto Tajani si prepara a una battaglia strenua per accompagnare la riforma con una legge elettorale proporzionale che vorrebbe inserita in Costituzione. Infine, c’è la partita europea: FI strattona la premier verso il Ppe, Salvini verso i sovranisti. Il tira e molla continua.