Firenze, 10 gennaio 2025 – Sono 2.182 gli italiani detenuti all’estero. I condannati 1.188, 954 in attesa di giudizio e 40 in attesa di estradizione. In 1.650 si trovano in prigioni europee, 244 nelle carceri dei Paesi extra Ue, 166 nelle Americhe, 23 nei Paesi del Mediterraneo e Medio Oriente, 22 nell’Africa sub-sahariana e 77 in Asia e Oceania. La delega per seguire i loro casi è del sottosegretario agli Esteri Giorgio Silli, fino a ieri a Parigi per impegni diplomatici.
![Cecilia Sala con la premier Giorgia Meloni](https://www.quotidiano.net/image-service/view/acePublic/alias/contentid/NzAwZWZlNDktODMzZi00/1/cecilia-sala-con-la-premier-giorgia-meloni.webp?f=3%3A2&q=1&w=1280)
Sottosegretario, ci sono attualmente altri casi Sala?
“Nessuno di questa portata, ma ci sono tante situazioni particolari che vengono monitorate e tanti casi che vengono risolti dai nostri diplomatici senza grande visibilità. L’Italia garantisce un’attenzione molto più alta di altri Paesi a chi risiede all’estero, al momento sette milioni di persone”.
Ha avuto anche lei un ruolo nella liberazione di Cecilia Sala?
“L’importanza del caso ha fatto sì che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro Antonio Tajani lo gestissero direttamente. Ha avuto importanza tutta la struttura, dall’intelligence alla rete diplomatica, grazie a una regia veramente ineccepibile. Parliamo di un Paese particolare, l’Iran, di una giornalista che aveva un visto regolarmente rilasciato, parliamo di una donna in Iran e dell’assenza di un capo d’accusa formalizzato: era necessaria un’attenzione immediata”.
Qual è il caso più complicato che sta seguendo adesso?
“Ho incontrato il nostro ambasciatore a Canberra per un detenuto in Papua Nuova Guinea, molto malato, che ha bisogno di assistenza. Stiamo cercando di trovare il modo di farlo curare”.
Nei mesi scorsi esplose il caso dello studente italiano Matteo Falcinelli, vittima della violenza della polizia a Miami. Adesso ha ottenuto il visto.
“Anche in quella circostanza si mossero immediatamente il nostro consolato di Miami e tutta la rete fino al suo rilascio. In seguito non ci sono stati strascichi, per quanto riguarda le nostre competenze il caso è chiuso”.
Cosa significa per il corpo diplomatico italiano la liberazione di Cecilia Sala?
“Significa la conferma del grandissimo livello che da anni contraddistingue il lavoro dei diplomatici e della nostra intelligence rispetto a tanti altri Paesi del mondo e dà grandissimo lustro all’impegno diretto di Meloni e Tajani che non hanno sbagliato una virgola”.
Che assistenza viene fornita agli italiani detenuti all’estero?
“Intanto diciamo che ovviamente non stiamo parlando di interferenze con il potere giudiziario di altri Paesi, ma di assistere i nostri connazionali con tutti gli strumenti a disposizione. È chiaro che ci sono persone che in carcere ci devono stare e ci sono casi che invece sono più delicati. Molti connazionali si dichiarano innocenti, spesso lamentano errori giudiziari e si può aggiungere che quando si è in cella dall’altra parte del mondo magari è difficile far valere le proprie ragioni. Lo strumento per stare vicino ai nostri connazionali è la visita consolare, che serve a verificare in che condizioni di salute sono, quali sono le condizioni di detenzione e a raccogliere le loro esigenze. La visita scatta se il detenuto chiede di avvisare l’ambasciata, ma la nostra attenzione c’è sempre”.