Venerdì 22 Novembre 2024
LIVIO GIGLIUTO, presidente Istituto Piepoli
Politica

Il nostro sondaggio: due italiani su tre antifascisti convinti. Soprattutto i giovani

La rilevazione dell’Istituto Piepoli per QN: il 64% dei cittadini celebra la Liberazione. Meno coinvolti gli adulti e chi non va a votare perché deluso dalla politica

Roma, 25 aprile 2024 – Il dibattito che si è animato attorno al 25 Aprile incide sulle scelte politiche degli italiani? Non molto. Ce lo dice lo “stato di salute” della fiducia nelle principali esponenti politiche del Paese, Giorgia Meloni ed Elly Schlein: la premier resta la leader più apprezzata dall’opinione pubblica, mentre la segretaria del Partito democratico, nonostante le tensioni interne di questi giorni, guadagna un punto percentuale di fiducia personale. Tutto normale, nessuno scossone statisticamente rilevante.

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Il dibattito sull’antifascismo sembra quindi non incidere sul consenso dei leader: le ragioni sulla base delle quali gli italiani scelgono come votare sono altre, essenzialmente legate all’economia e (in quota minore) alle ricette proposte per porre fine ai conflitti internazionali.

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D’altro canto, il dibattito intorno alla Festa della Liberazione del 25 Aprile, anno dopo anno, anima e polarizza sempre più l’opinione pubblica. Come stiamo vedendo, anche la politica cade spesso nella tentazione di incoraggiare la propensione degli italiani a dividersi su una delle giornate simbolo della storia del Paese.

Ma gli italiani sono davvero divisi sull’antifascismo?

Dal nostro sondaggio emerge quella che potremmo definire una solida maggioranza di antifascisti, composta da due italiani su tre, sostanzialmente sovrapposti a coloro che si riconoscono nella Festa e si sentono coinvolti dal 25 Aprile. A questi, oltre a una piccola quota di incerti, si contrappone un italiano su quattro, che si riconosce “poco” o “per nulla” nella definizione di antifascista.

Ma come è composto questo 27% tutt’altro che marginale? Sono elettori di destra? In realtà, non proprio.

Certo, se concentriamo l’attenzione sull’elettorato di centrosinistra, a definirsi antifascisti sono praticamente tutti (92 per cento). L’antifascismo non è neanche uno dei temi sui quali si consuma una frattura tra elettori del Pd e del M5s: si riconoscono in questa definizione anche nove elettori pentastellati su dieci. Nel centrodestra, invece, si scende a quota 65%. A fare più fatica a identificarsi nel concetto di “antifascista” sono coloro che in questo momento non si riconoscono in nessun partito e non hanno collocazione politica: gli antifascisti convinti sono solo il 36% dei “non votanti”.

Ma c’è anche un tema generazionale, inverso rispetto a quanto molti sono propensi a immaginare. Al contrario delle attese, infatti, la cultura antifascista è più diffusa tra i giovani e tende a diminuire andando avanti con l’età. Tra i giovani si tocca quota 73%, tra gli over 54 si scende fino al 57%. Non è quindi tanto un tema di memoria e distanza temporale, ma soprattutto di attenzione e fiducia nei confronti del concetto di democrazia.

Dal nostro sondaggio sembra emergere un nuovo avversario dell’antifascismo: l’indifferenza, la sfiducia nei confronti della politica, che rischia di trasformarsi, quindi, in diffidenza verso le istituzioni e il concetto stesso di democrazia.

C’è una buona notizia, però. Se vogliono rafforzare la tenuta della democrazia, la ricetta per i partiti sembra essere sempre la stessa: coinvolgere i cittadini nel dibattito politico, portare la gente a votare, dare loro una ragione per farlo. A un mese dal voto europeo, infatti, le stime prevedono che ad andare a votare sarà meno di un elettore su due.

* Presidente Istituto Piepoli