Mercoledì 26 Marzo 2025
REDAZIONE POLITICA

Irpef, l’errore del governo sugli acconti non dovuti: cosa è successo

Dopo la denuncia di Caf e Cgil sui conteggi fatti con le vecchie aliquote il Mef corregge il tiro. Previsto intervento da 250 milioni per evitare di penalizzare i contribuenti

Il vice ministro dell'Economia Maurizio Leo e il ministro Giancarlo Giorgetti

Il vice ministro dell'Economia Maurizio Leo e il ministro Giancarlo Giorgetti

Roma, 25 marzo 2025 – Il governo ammette l’errore e corre ai ripari per sanare il pasticcio dei prossimi acconti Irpef, calcolati con le vecchie 4 aliquote anziché con le tre nuove previste dall’ultima riforma. A rilevare per primi l’anomalia sono stati Cgil e diversi Caf che, conti alla mano, hanno denunciato il rischio che lavoratori dipendenti e pensionati tenuti a presentare il modello 730 si trovino a pagare da 75 fino a 260 euro in più, rispetto a quanto dovuto. Per risolvere l’inghippo il vice ministro dell'Economia Maurizio Leo sarebbe pronto ad effettuare un correttivo. Per evitare penalizzazioni per i contribuenti il governo prevede un intervento di cassa di 250 milioni in tempi brevi.

In una nota il Mef fa sapere che “Relativamente all'applicazione dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, sono pervenute segnalazioni da parte di alcuni Caf in merito a un maggior carico fiscale per i lavoratori dipendenti che verrebbero gravati dell'onere di versare l'acconto Irpef per l'anno 2025 anche in mancanza di redditi ulteriori rispetto a quelli già assoggettati a ritenuta d'acconto. Il maggior onere fiscale deriverebbe, secondo l'interpretazione riportata dai Caf, dall'applicazione della disposizione contenuta nell'articolo 1, comma 4, del d.lgs. 30 dicembre 2023, n. 216, che, prevedendo la riduzione dal 25 al 23 per cento dell'aliquota Irpef per i redditi da 15.000 a 28.000 euro e l'innalzamento della detrazione di lavoro dipendente da 1.880 euro a 1.955 euro, ha stabilito che tali interventi non si applicano per la determinazione degli acconti dovuti per gli anni 2024 e 2025 per i quali si deve considerare la disciplina in vigore per l'anno 2023”.

Di fatto, spiega il ministero, l'incongruenza evidenziata dai Caf deriva dal fatto che le aliquote, gli scaglioni e le detrazioni Irpef sono stati in una prima fase modificati in via temporanea, per un solo periodo d'imposta (2024), e successivamente stabilizzate a regime dal 2025. Il Mef precisa che “con la disposizione in questione si intendeva sterilizzare gli effetti delle modifiche alla disciplina Irpef soltanto in relazione agli acconti dovuti dai soggetti la cui dichiarazione dei redditi evidenziava una differenza a debito di Irpef, in quanto percettori di redditi ulteriori rispetto a quelli già assoggettati a ritenuta d'acconto”. Pertanto, l'acconto per l'anno 2025 è dovuto, con applicazione delle aliquote 2023, solo nei casi in cui risulti di ammontare superiore a 51,65 euro la differenza tra l'imposta relativa all'anno 2024 e le detrazioni, crediti d'imposta e ritenute d'acconto, il tutto però calcolato secondo la normativa applicabile al periodo d'imposta 2024.

“In ogni caso – conclude la nota del Mef – , in considerazione dei dubbi interpretativi posti, e al fine di salvaguardare tutti i contribuenti interessati, il Governo interverrà anche in via normativa per consentire l'applicazione delle nuove aliquote del 2025 per la determinazione dell'acconto. L'intervento sarà realizzato in tempo utile per evitare ai contribuenti aggravi in termini di dichiarazione e di versamento”.