Roma, 18 gennaio 2025 – Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, sempre più spesso manifestazioni di piazza hanno esiti- violenti e la politica, divisa, non trova una risposta unitaria. È preoccupato dal clima di tensione?
“Ci sono ambienti riconducibili all’area dell’antagonismo, ad alcuni centri sociali e agli anarchici che sembrano strumentalizzare temi o fatti di cronaca usandoli come pretesti per manifestazioni e azioni violente che si concretizzano con disordini e soprattutto con attacchi contro le forze dell’ordine. È per questo una violenza fine a sé stessa: chi usa la violenza ha torto in partenza e squalifica irrimediabilmente le proprie battaglie”.
Oggi a Bologna torna la rete dei patrioti: come tutelerete la città e i cittadini?
“Il compito delle forze dell’ordine è quello di garantire in una cornice di sicurezza il diritto di manifestare a chiunque. Quello che conta è mantenere l’ordine pubblico senza che si verifichino disordini: consentire lo svolgimento di una manifestazione non implica sostenere l’iniziativa in questione o legittimarne le rivendicazioni. Sta poi ai manifestanti fare la loro parte evitando provocazioni e violenze. Credo che Bologna sia una città con antiche e solide radici democratiche e non debba temere una manifestazione, se questa si svolge senza violenza”.
Bologna e Roma sono state messe a ferro fuoco, pochi giorni fa, dopo la ‘rivolta’ per Ramy. Come fermare la cesura fra anarchici e seconde e terze generazioni?
“Episodi gravissimi e inaccettabili: danni a strutture religiose, monumenti storici e tessuto urbano rappresentano un attacco non solo ai beni materiali, ma anche ai valori di convivenza e civiltà. È di fondamentale importanza assicurare all’autorità giudiziaria i responsabili di questi comportamenti violenti. Noi non faremo passi indietro”.
Molti manifestanti avevano già avuto precedenti specifici: è possibile prevedere strumenti più efficaci per evitare il solito copione?
“In una democrazia avanzata non credo che si debba puntare a divieti allo svolgimento di manifestazioni o alla partecipazione alle stesse. Se le statistiche ci dicono che solo nel 3% circa dei casi ci sono criticità, vuol dire che la strada migliore è sempre quella di affidarsi alla capacità di prevenzione e gestione da parte delle forze dell’ordine. In ogni caso bisogna fare sempre leva sul rifiuto generalizzato dell’uso della violenza”.
Dai Daspo alle zone rosse: qual è il bilancio dell’attività nelle città e quali provvedimenti sono allo studio?
“I primi risultati sono incoraggianti. Per esempio, nelle città che hanno adottato le zone rosse, sono stati effettuati oltre 40mila controlli e 429 soggetti sono stati allontanati dalle aree più critiche: persone recidive, con precedenti penali o pericolose. Questi strumenti, insieme ai Daspo urbani, hanno migliorato anche la percezione della sicurezza in contesti particolarmente problematici”.
Nel decreto sicurezza non ci sarà uno scudo penale, ma un nuovo strumento normativo verrà presentato da Fratelli d’Italia per “garantire serenità alle forze dell’ordine”. È d’accordo?
“Le forze di polizia del nostro Paese garantiscono standard elevatissimi di professionalità. Qualsiasi strumento di sostegno e supporto rispetto al loro lavoro mi vede favorevole. Di certo, nessuno si sogna di assicurare una sorta di impunità che nemmeno gli stessi agenti o militari richiedono”.
Ma una mancata iscrizione nel registro degli indagati non diventerebbe una violazione del principio di uguaglianza?
“I tecnici stanno lavorando per tutelare la specificità del lavoro svolto dalle forze di polizia, rimanendo all’interno dell’ordinamento costituzionale e delle altre norme vigenti. Ma la semplificazione linguistica della definizione ‘scudo penale’ non deve assolutamente far passare il messaggio che l’obiettivo sia introdurre una sorta di impunità, perché non è così”
Dunque, non impunità, ma più tutele.
“Vogliamo garantirle a chi, nell’esercizio delle sue funzioni, si trovi ad affrontare casi delicati e molto complessi, come quello verificatosi a Villa Verucchio, nel Riminese. La tutela legale degli agenti è una misura sacrosanta che abbiamo inserito nel Ddl sicurezza attualmente in approvazione in parlamento e prevede un sostegno economico per chi si trova ad affrontare procedimenti giudiziari. Nello stesso provvedimento c’è l’introduzione di aggravanti come nei casi di violenza, minaccia o resistenza a pubblico ufficiale”.
Gli esponenti di FdI Giovanni Donzelli e Galeazzo Bignami hanno detto che per le forze dell’ordine “non può valere una presunzione di colpevolezza”. E presto arriverà una petizione di FdI sul tema.
“Le garanzie debbono essere assicurate a tutti i cittadini. Ciò detto, non vi è dubbio che alcuni effetti dell’automatica iscrizione nel registro degli indagati abbiano talvolta determinato prolungate penalizzazioni per chi lavora proprio per l’affermazione della legalità e della sicurezza. È un tema complesso e delicato, ma non per questo è inopportuno lavorare per trovare adeguate e specifiche forme di garanzia”.
Terrorismo: il comandante del Ros ha parlato del rischio concreto di lupi solitari. Da ministro ha già firmato svariate espulsioni: cosa fare per rendere ancora più efficace la lotta al terrorismo? “Non resisto alla tentazione di risponderle dicendole che occorre continuare a fare esattamente quello che abbiamo fatto finora. Continuare a puntare sul lavoro di intelligence, sullo scambio di informazioni tra polizie e sull’analisi dei fenomeni. Abbiamo elevato al massimo livello di intensità tutte le attività di prevenzione rispetto ad attacchi terroristici ed azioni ostili sul nostro territorio nazionale. Oltre al presidio dei target sensibili c’è una azione di analisi e monitoraggio da parte dei nostri apparati. Siamo finora riusciti ad intercettare i soggetti radicalizzati, rimpatriando chi rappresenta un pericolo per la nostra sicurezza. Siamo in una situazione di grande attenzione senza cedere all’allarmismo proprio perché possiamo contare sulla straordinaria professionalità dei nostri apparati di sicurezza - forze di polizia e intelligence - su cui sappiamo di poter contare”.