Roma, 6 dicembre 2022 - Intercettazioni: per il ministro della Giustizia Carlo Nordio "ogniqualvolta usciranno violazioni del segreto istruttorio l’ispezione sarà immediata e rigorosa”. Così il Guardiasigilli durante la sua audizione in Commissione al Senato.
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"Intercettazioni, presunzione di innocenza violata"
Parole molto nette quelle di Nordio: "La presunzione di innocenza è stata e continua a essere vulnerata in molti modi: l’uso eccessivo e strumentale delle intercettazioni, la loro oculata selezione con la diffusione pilotata, l’azione penale diventata arbitraria e quasi capricciosa, l’adozione della custodia cautelare come strumento di pressione investigativa, lo snaturamento dell’informazione di garanzia diventata condanna mediatica anticipata e persino strumento di estromissione degli avversari politici".
Il Guardasigilli ha argomentato: "Per quanto riguarda l’onore e la libertà di comunicazione del cittadino, in Italia il numero di intercettazioni telefoniche, ambientali, direzionali, telematiche, fino al trojan e un domani chissà quali altri strumenti, è di gran lunga superiore alla media europea, e ancor più rispetto a quello dei paesi anglosassoni. Il loro costo è elevatissimo, con centinaia di milioni di euro l’anno. Gran parte di queste si fanno sulla base di semplici sospetti, e non concludono nulla. Non si è mai vista, e parlo per 40 anni della procura della Repubblica, una condanna inflitta sulla sola base delle intercettazioni. Queste dovrebbero essere un mezzo di ricerca della prova mentre sono diventate uno strumento di prova, come tale assai fragile, che si dissolve davanti al contradditorio dibattimentale, in un contesto processuale dove possono addirittura emergere omissioni ed errori di trascrizione delle stesse intercettazioni".
Pericolo per riservatezza e onore
Le intercettazioni, ha osservato ancora il Guardasigilli, “costituiscono, inoltre, un pericolo per la riservatezza e l’onore delle persone coinvolte, che spesso non sono nemmeno indagate. La loro diffusione, talvolta selezionata e magari pilotata, costituisce uno strumento micidiale di delegittimazione personale e spesso politica. Si tratta di sostanziali violazioni, quasi blasfeme, dell’articolo 15 della Costituzione, che fissa la segretezza delle comunicazioni come interfaccia della libertà. Pascal diceva che se tutti sapessero quello che noi diciamo degli altri, non avremmo un amico. Il voto è segreto perché è libero, senza segretezza non esiste libertà. Quindi, ne proporremo una profonda revisione, e comunque vigileremo in modo molto rigoroso su ogni diffusione che sia arbitraria o impropria".
La riforma del codice penale
Per il ministro è quindi necessaria una "riforma del Codice penale, da adeguare nei suoi principi al dettato costituzionale", anche con una "modifica costituzionale". "Le criticità della nostra giustizia penale - ha spiegato Nordio - derivano da tre contraddizioni insanabili. Il nostro codice penale che disciplina le strutture e le fattispecie dei reati è del 1930 e nella sua relazione di accompagnamento viene indicato come la più significativa espressione dell’ideologia fascista. Esso tuttavia è stato modificato solo in pochi elementi sopprimendo i reati più odiosi, integrità della stirpe ed altro, e introducendone altri, principalmente attraverso leggi speciali non sempre coordinati con la sua struttura. Al contrario il codice di procedura penale, che disciplina le indagini e il processo è relativamente recente ed è stato elaborato da un pluridecorato della Resistenza, il professor Vassalli". La conclusione: "Occorre quindi una riforma del codice penale adeguandolo nel sui principi al dettato costituzionale e una completa attuazione del Codice Vassalli: una riforma garantista e liberale che può essere attuata in parte con leggi ordinarie e negli aspetti più sensibili con una revisione della Costituzione". Tra i principi "più significativi di valori primari" Nordio ha citato per primo "la presunzione di innocenza che continua a essere vulnerata in molto modi".
Entro giugno la riforma del processo civile
Il ministro ha quindi annunciato: entro il 30 giugno 2023, "ma stiamo lavorando per anticipare i tempi, verranno infatti adottati i decreti attuativi della riforma del processo civile". "Verrà data, inoltre, piena attuazione alla riforma costitutiva dell’ufficio per il processo attraverso la definizione della relativa disciplina organica e il completamento del piano di assunzione degli addetti assegnati ai vari distretti e alla Corte di Cassazione". Il guardasigilli ha spiegato che la giustizia civile "oltre a costituire un fattore essenziale di tutela dei diritti e delle persone, soprattutto quelle più deboli, ha un rilevantissimo impatto sull’economia". Insomma "una giustizia efficiente garantisce la protezione dei diritti di proprietà e dei crediti, e favorisce dunque l’accumulazione di capitale, il finanziamento delle imprese, l’efficiente allocazione delle risorse, la competitività e il potenziale di crescita di un territorio. L’eccessiva durata dei processi civili in Italia agisce ancora come un freno per la nostra economia. Cruciale è dunque la riduzione dei tempi di definizione, perchè a ogni 10% in meno di durata dei processi corrisponde un aumento della dimensione delle imprese. L’amministrazione della giustizia profonderà, dunque, il suo massimo impegno nell’attuazione degli obiettivi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza".
"Troppo carcere preventivo, non decida più il gip"
Sulla carcerazione preventiva "il paradosso più lacerante è che, tanto è facile oggi entrare in prigione prima del processo, da presunti innocenti, quanto è facile uscirne dopo la condanna, da colpevoli conclamati. Orbene, la custodia cautelare, proprio perché teoricamente confligge con la presunzione di innocenza, non può essere demandata al vaglio di un giudice singolo". Per Nordio sarebbe "più ragionevole spostare la competenza dal Gip a una sezione costituita presso la Corte d’Appello, con competenza distrettuale. Avremmo l’enorme vantaggio di una maggiore ponderatezza della decisione e anche di omogeneità di indirizzo".