Tornare a rappresentare la "terza via" del panorama politico italiano. Ovvero essere più a sinistra della sinistra quando si parla di diritti, lavoro, ambiente e più a destra delle destre quando, invece, si tratta di stare accanto alle piccole e medie imprese oppure essere volano delle nuove tecnologie e innovazioni industriali. Ecco, se c’è qualcosa che hanno insegnato i 5 Stelle da quando, nel 2013, sono entrati in Parlamento, è far credere che l’utopia sia una strada percorribile del progresso, un po’ come la famosa frase "apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno" oppure l’altra, epica, dell’"abbiamo abolito la povertà".
E così anche stavolta, a poche settimane ormai dalla Costituente (23-24 novembre) ecco sgorgare dalla fantomatica base dei giovani del partito una proposta (27 pagine) contro la possibile normalizzazione del partito che porterebbe, invece, la firma di Giuseppe Conte. Sulla cui leadership, per altro, sarà previsto un voto dell’assemblea, ma è un dato anche che il mandato dell’attuale presidente scade nell’agosto del 2025 e fino a quel momento sarà comunque complesso scalzarlo dalla sua poltrona. Dietro questa fronda che porta il nome evocativo di "figli delle stelle" (ma molti di questi non erano nati quando la cantava Alan Sorrenti), ci sarebbero alcuni vecchi duri e puri della prima era grillina, ovvero l’ex ministro Danilo Toninelli (uomo No Tav a cavallo del suo monopattino), Mariolina Castellone, oggi vicepresidente del Senato e più in ombra l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi. Il tutto – forse – con la benedizione proprio di Beppe Grillo. Ebbene, questi "figli delle stelle" che sognano la "terza via" e un M5s che ritorni alle origini del vaffa grillino, hanno intenzione di portare l’assalto a Conte e alla sua maggioranza durante il mini congresso di fine novembre.
L’ex presidente del Consiglio, che ha tutt’altre idee in testa, non appare spaventato da questa fronda, ma si appresta comunque a mandare avanti una rivoluzione programmatica e statutaria dove il limite dei mandati non esisterà più né ci saranno più scelte politiche e di alleanza dettate più dalla convenienza del momento (o dal candidato giusto) che da una strategia vera e propria. L’alleanza con il Pd non viene digerita da una parte sostanziosa dei delegati alla Costituente e il vero banco di prova, per la leadership contiana, sarà proprio legato al ruolo da svolgere all’interno del contesto politico per favorire l’alternativa all’attuale centrodestra meloniano, ma non è dato sapere quale sarebbe l’intenzione di Conte e della maggioranza del partito in merito a questa svolta. Quello che, invece, appare certo è che il Movimento (che probabilmente cambierà anche nome e simbolo), uscirà dimagrito da questa kermesse; molti sono pronti all’addio fino a minacciare di "andare tutti insieme da Grillo" e "ricominciare daccapo con lui", ripartendo dai meet up e dalla politica dal basso. Per "riveder le stelle".