Venerdì 26 Luglio 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

In difesa dei media. Il monito di Mattarella:: "Eversivo ogni atto contro l’informazione"

Il capo dello Stato condanna aggressioni e fake news: basta odio sul web "I giornalisti hanno un ruolo costituzionale. Aggiornare la legge sull’editoria".

In difesa dei media. Il monito di Mattarella:: "Eversivo ogni atto contro l’informazione"

Il capo dello Stato condanna aggressioni e fake news: basta odio sul web "I giornalisti hanno un ruolo costituzionale. Aggiornare la legge sull’editoria".

In questi nove anni e mezzo vissuti sul Colle, Sergio Mattarella non era mai stato così esplicito: "Ogni atto rivolto contro la libera informazione, ogni sua riduzione a fake news, è un atto eversivo rivolto contro la Repubblica". Certo: in un incontro con i giornalisti come è l’annuale cerimonia del Ventaglio, il capo dello Stato affronta soprattutto temi legati alla libertà di stampa. Così, sulla scia di quanto aveva fatto nel discorso sulla democrazia a Trieste, parla dell’informazione a tutto campo: insiste sul suo ruolo fondamentale per la democrazia, sulla sua funzione che "si collega all’articolo 21 della Costituzione". Non manca di segnalare la necessità di una riforma: "È inevitabile tener conto della evoluzione tecnologica che ha mutato radicalmente diffusione e fruizione delle notizie". Ma se il grosso del discorso sarebbe stato comunque questo, i passaggi più acuminati sono dettati dalle circostanze di cronaca. Mattarella replica e corregge le parole "cerchiobottiste" pronunciate 24 ore prima dal presidente del Senato.

E risponde alla richiesta di intervenire contro le infiltrazioni che gli aveva rivolto la premier nei giorni delle polemiche per l’inchiesta di Fanpage sui giovani di FdI, che il presidente della Stampa parlamentare, Adalberto Signore, qualche minuto prima aveva ricordato. Mattarella sottolinea che la funzione della stampa è "documentare senza sconti", "gettare luce su fatti sconosciuti". Ancora più puntuale, il riferimento all’aggressione subìta dal cronista della Stampa, Andrea Joly, che il capo dello Stato non considera un fatto isolato, poiché fa seguito all’intensificarsi negli ultimi tempi, "di contestazioni, intimidazioni, quando non aggressioni nei confronti dei giornalisti".

C’è una straordinaria sincronia tra il monito del presidente e il report europeo che registra i limiti della libertà di stampa. Una coincidenza sì, ma eloquente.

Sintomatico il mutismo imbarazzato con cui la maggioranza non commenta la frustata, limitandosi ad applaudire l’invito a procedere con la riforma dell’editoria. I soliti ben informati raccontano che Giorgia Meloni sia inviperita con La Russa le cui parole avrebbero rovinato il tentativo di riconciliazione con Mattarella veicolato dalla calorosa telefonata di auguri del giorno prima. Ma nel mirino del presidente c’era lei almeno tanto quanto il presidente del Senato.

Il capo dello Stato parla un po’ di tutto. Sull’Ucraina ricorda il precedente tragico di Monaco del 1938: "Non sarebbe scoppiata la guerra Mondiale senza il cedimento per i Sudeti. L’Italia e i suoi alleati sostenendo Kiev difendono la pace". Affrontando il caso Trump dà una stoccata al tifo del vicepremier Matteo Salvini per uno dei due candidati: "Rimango sorpreso quando si dà notizia o si presume che vi possano essere posizionamenti a seconda di questo o quell’esito elettorale". Alla Lega rivolge anche una battuta ironica, riferita alla proposta – poi ritirata – di intervenire sulle declinazioni di alcune parole: "Sindaca si può ancora dire?".

Ma si riserva per il gran finale due mazzate: sull’azione, o meglio, sulla mancanza d’azione di governo e maggioranza. La prima riguarda la mancata elezione del quindicesimo giudice della Corte costituzionale: per lui è un vero e proprio insulto alle Istituzioni. "Si tratta di un vulnus alla Costituzione: vi invito con garbo ma con determinazione ad eleggerlo subito". Il centrodestra rinvia perché aspetta di poter procedere con una logica del pacchetto, ma "si tratta di una scelta individuale, di una singola persona meritevole". È sulle carceri che il capo dello Stato usa i termini più forti: "Non vanno trasformate in palestra criminale". La sua intenzione è indicare una strada precisa: "Vi sono attività di recupero attraverso il lavoro. Dimostrano che è possibile un diverso modello carcerario". Parole appassionate da parte di un presidente che di solito fa il possibile per tenere sotto controllo le emozioni. Ma la formula sbandierata dalla maggioranza è tutt’altra: costruire più prigioni.