Mercoledì 31 Luglio 2024

Caso Imane Khelif, anche la ministra Roccella contro la pugile trans: “Pericolosa sul ring”

Alla vigilia dell’incontro tra l’atleta algerina e l’azzurra Angela Carini alle Olimpiadi di Parigi esplode la polemica nel centrodestra. Salvini: “Bandito dai mondiali di boxe, può partecipare ai Giochi: uno schiaffo all’etica dello sport”. La collega alle Pari Opportunità: “Competizione impari e potenzialmente pericolosa”. Abodi: “La sicurezza per l’atleta italiana non è garantita”. Il Coni: “Rispettare la Carta olimpica e i regolamenti sanitari”

La pugile trans algerina Imane Khelif, a destra la ministra per la Famiglia e Pari Opportunità Eugenia Roccella (foto Instagram e Serra)

La pugile trans algerina Imane Khelif, a destra la ministra per la Famiglia e Pari Opportunità Eugenia Roccella (foto Instagram e Serra)

Roma, 21 luglio 2024 – In Italia Imane Khelif è diventata, suo malgrado, un caso politico. La pugile trans algerina, ammessa a gareggiare alle Olimpiadi (categoria 66 kg donne), domani esordirà contro l’azzurra Angela Carini. Polemiche sono state sollevate ieri dalla Lega: diversi esponenti del partito, in primis il leader e vicepremier italiano Matteo Salvini, hanno intrapreso una crociata contro la partecipazione ai Giochi di Khelif. “Pugile trans dell'Algeria, bandito dai mondiali di boxe, può partecipare alle Olimpiadi e affronterà la nostra Angela Carini – tuonava ieri il ministro dei Trasporti - Uno schiaffo all'etica dello sport e alla credibilità delle Olimpiadi. Basta con le follie dell'ideologia ‘woke’”.

Oggi è voluta intervenire anche la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella che parla senza citare nomi. Ma il riferimento è chiaro. "Desta grande preoccupazione sapere che, durante i giochi Olimpici a Parigi, in gare di pugilato femminile siano state ammesse due persone transgender (oltre a Khalif anche la taiwanese Lin Yu-ting ndr) uomini che si identificano come donne, e che, in competizioni recenti, erano state invece escluse – fa sapere la ministra –.  Sorprende che non vi siano, a livello internazionale, criteri certi, rigorosi e uniformi, e che proprio alle Olimpiadi, evento simbolo della lealtà sportiva, possa esserci il sospetto, e assai più del sospetto, di una competizione impari e persino potenzialmente rischiosa per una dei contendenti”. 

Cosa ha detto Roccella

Secondo Roccella, “le competizioni sportive vedono da sempre separati gli atleti dalle atlete, in base ad un elementare criterio di equità nella competizione, oltre che di pari opportunità. Un criterio universalmente riconosciuto, che ha portato a individuare, all'interno di ogni sport, specifiche categorie proprio per consentire un confronto fra pari. La presenza di persone transgender nelle gare sportive implica quindi la necessità di individuare e garantire requisiti di ammissione rigorosi, certi e univoci, per una gara che sia onesta e bilanciata. A maggior ragione quando si tratti di sport che implicano un corpo a corpo fra atleti, un confronto fisico diretto che potrebbe mettere in pericolo e danneggiare la persona con la struttura fisica meno potente. Da quanto diffuso dalla stampa, sembra che siano stati usati diversi criteri di ammissione, da parte di società sportive nell'ambito del pugilato, rispetto a quelli utilizzati per i giochi olimpici”, conclude. 

L’esclusione dalla finale mondiale dopo il gender test

Ma di cosa parlano Salvini e Roccella? Lo scorso hanno Imane Khelif arrivò fino alla finale iridata del campionato del mondo ma poi le venne impedito di disputarla perché non aveva superato il ‘gender test’ a causa del livello di testosterone troppo elevato. Il fatto provocò una mezza crisi diplomatica con tanto di intervento del governo algerino. Ma il presidente dell'Iba (International Boxing Association) replicò citando l'esito dei riscontri sul Dna e spiegando che sia l'algerina sia la tawainese “avevano cromosomi XY e per questo erano state estromesse dagli eventi sportivi così da garantire integrità ed equità della competizione”.

Cosa dicono Cio, Federpugilato e Coni

La Boxing Unit del Cio  (Comitato Olimpico), che non riconosce l’Iba, ha voluto precisare che “ogni atleta iscritta alle competizioni femminili rispetta i requisiti richiesti”. E se la Federpugilato italiana ha scelto un “pacato e rispettoso silenzio istituzionale”, il Coni (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) fa sapere di essersi “attivato con il Comitato olimpico internazionale affinché i diritti di tutti gli atleti e le atlete siano conformi alla Carta Olimpica e ai regolamenti sanitari”. 

L’avversaria Angela Carini: “Mi adeguo” 

Ma cosa pensa di tutto questo la diretta interessata? "Io devo adeguarmi a quello che ha deciso il Cio, quindi domani andrò sul ring e darò tutta me stessa”, si limita a commentare Angela Carini, 25enne napoletana, che domani alle 12,20 scenderà sul ring contro Khelif. Dall'entourage della nazionale di pugilato filtra anche preoccupazione. 

Abodi: “La sicurezza di Carini non è garantita”

Se nell’ambiente sportivo i toni sono composti, la politica, invece, alza la voce. Una schiera di parlamentari di destra (Sasso, Marti e Ravetto per la Lega, Perissa, Lancellotta, Frijia, per Fratelli d’Italia) ha stigmatizzato la partecipazione di Imane (a ridosso dell’incontro con l’italiana Carini). E agli interventi di Salvini e Roccella si è aggiunto quello del ministro dello Sport Andrea Abodi: “Trovo poco comprensibile che non ci sia un allineamento nei parametri dei valori minimi ormonali a livello internazionale, che includa quindi Europei, Mondiali e Olimpiadi. Nell'evento che rappresenta i più alti valori dello sport si devono poter garantire la sicurezza di atleti e atlete, e il rispetto dell'equa competizione dal punto di vista agonistico. Domani, per Angela Carini non sarà così. Quello delle atlete e degli atleti transgender è un tema che va ricondotto alla categoria del rispetto in tutte le sue forme, ma dobbiamo distinguere la pratica sportiva dall'agonismo che deve poter consentire di competere ad armi pari, in piena sicurezza (...). In questo caso assistiamo a un'interpretazione del concetto di inclusività che non tiene conto di fattori primari e irrinunciabili".