Roma, 31 luglio 2024 – In Italia Imane Khelif è diventata, suo malgrado, un caso politico. La pugile algerina, in gara alle Olimpiadi (categoria 66 kg donne), domani esordirà contro l’azzurra Angela Carini. Khelif però è al centro di polemiche fra controlli sul testosterone a cura del Cio e test dell'Iba sul Dna che evidenziarono cromosomi XY nell'organismo. “Mi adeguo al Cio e domani sul ring darò tutto”, dice Carini, mentre in Italia protestano ministri e centrodestra. Polemiche erano già state sollevate ieri dalla Lega: diversi esponenti del partito, in primis il leader e vicepremier italiano Matteo Salvini, hanno intrapreso una crociata contro la partecipazione ai Giochi di Khelif. “Pugile trans dell'Algeria, bandito dai mondiali di boxe, può partecipare alle Olimpiadi e affronterà la nostra Angela Carini – tuonava ieri il ministro dei Trasporti - Uno schiaffo all'etica dello sport e alla credibilità delle Olimpiadi. Basta con le follie dell'ideologia ‘woke’”.
Oggi è voluta intervenire anche la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella che parla senza citare nomi. Ma il riferimento è chiaro. "Desta grande preoccupazione sapere che, durante i giochi Olimpici a Parigi, in gare di pugilato femminile siano state ammesse due persone transgender (oltre a Khalif anche la taiwanese Lin Yu-ting ndr) uomini che si identificano come donne, e che, in competizioni recenti, erano state invece escluse – fa sapere la ministra –. Sorprende che non vi siano, a livello internazionale, criteri certi, rigorosi e uniformi, e che proprio alle Olimpiadi possa esserci il sospetto, e assai più del sospetto, di una competizione impari e persino potenzialmente rischiosa per una dei contendenti”.
Cosa ha detto Roccella
Secondo Roccella, “le competizioni sportive vedono da sempre separati gli atleti dalle atlete, in base ad un elementare criterio di equità nella competizione, oltre che di pari opportunità (...). La presenza di persone transgender nelle gare sportive implica quindi la necessità di individuare e garantire requisiti di ammissione rigorosi, certi e univoci, per una gara che sia onesta e bilanciata. A maggior ragione quando si tratti di sport che implicano un corpo a corpo fra atleti, un confronto fisico diretto che potrebbe mettere in pericolo e danneggiare la persona con la struttura fisica meno potente”.
Il gender test e l’esclusione dalla finale mondiale
Ma di cosa parlano Salvini e Roccella? Lo scorso hanno Imane Khelif arrivò fino alla finale iridata del campionato del mondo ma poi le venne impedito di disputarla perché non aveva superato il ‘gender test’ a causa del livello di testosterone troppo elevato. Il fatto provocò una mezza crisi diplomatica con tanto di intervento del governo algerino. Ma il presidente dell'Iba (International Boxing Association) replicò citando l'esito dei riscontri sul Dna e spiegando che sia l'algerina sia la tawainese “avevano cromosomi XY e per questo erano state estromesse dagli eventi sportivi così da garantire integrità ed equità della competizione”.
Gaynet: “Khelif intersessuale, ha sempre gareggiato come donna”
Per spiegare il caso di Khelif è intervenuto anche Rosario Coco, presidente di Gaynet e Coordinatore Prog. Outsport: “Dalle informazioni che abbiamo su di lei, si tratta di una persona intersex (termine ombrello che descrive persone con caratteri sessuali primari e/o secondari non definibili come esclusivamente maschili o femminili ndr), che si è sempre socializzata come donna e ha una storia sportiva nelle competizioni femminili. Non è chiaro, le ricostruzioni sono discordanti, se Khelif e Lin Yuting, abbiano dovuto effettuare test cromosomici o ormonali (...). Nel caso di Khelif, peraltro, va ricordato che l'Algeria proibisce anche il cambio del genere sui documenti". Per Coco "il caso è molto simile a quello di Caster Semenya, che dopo essere stata esclusa dalla World Athletics ha vinto la causa presso la CEDU nel 2023 dopo anni, ma non il diritto a competere, vedendo quindi la sua carriera completamente compromessa”.
Cosa dicono Cio, Federpugilato e Coni
La Boxing Unit del Cio (Comitato Olimpico), che non riconosce l’Iba, ha voluto precisare che “ogni atleta iscritta alle competizioni femminili rispetta i requisiti richiesti”. E se la Federpugilato italiana ha scelto un “pacato e rispettoso silenzio istituzionale”, il Coni (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) fa sapere di essersi “attivato con il Comitato olimpico internazionale affinché i diritti di tutti gli atleti e le atlete siano conformi alla Carta Olimpica e ai regolamenti sanitari”.
L’avversaria Angela Carini: “Mi adeguo”
Ma cosa pensa di tutto questo la diretta interessata? "Io devo adeguarmi a quello che ha deciso il Cio, quindi domani andrò sul ring e darò tutta me stessa”, si limita a commentare Angela Carini, 25enne napoletana, che domani alle 12,20 scenderà sul ring contro Khelif. Dall'entourage della nazionale di pugilato filtra anche preoccupazione.
Abodi: “La sicurezza di Carini non è garantita”
Se nell’ambiente sportivo i toni sono composti, la politica, invece, alza la voce. Una schiera di parlamentari di destra (Sasso, Marti e Ravetto per la Lega, Perissa, Lancellotta, Frijia, per Fratelli d’Italia) ha stigmatizzato la partecipazione di Imane (a ridosso dell’incontro con l’italiana Carini). E agli interventi di Salvini e Roccella si sono aggiunti quello del ministro dello Sport Andrea Abodi e del presidente del Senato Ignazio la Russa. “Trovo poco comprensibile che non ci sia un allineamento nei parametri dei valori minimi ormonali a livello internazionale – sottolinea Abodi – che includa quindi Europei, Mondiali e Olimpiadi. Nell'evento che rappresenta i più alti valori dello sport si devono poter garantire la sicurezza di atleti e atlete, e il rispetto dell'equa competizione dal punto di vista agonistico. Domani, per Angela Carini non sarà così”.
La Russa: “Tifo per una donna”
La Russa affida il suo pensiero ai social: “Boxe: un transgender algerino contro una donna italiana ai Giochi olimpici…È politicamente scorretto dire che tifo per la donna?". Al presidente del Senato replica ex senatrice Pd Monica Cirinnà, madrina della legge sulle unioni civili. "Dite a
La Russa che Iman Khelif è un`atleta intersex socializzata donna alla nascita e ha superato tutti i test del Comitato olimpico rientrando perfettamente nei parametri che si basano su criteri scientifici e non sui suoi pregiudizi. Sarebbe utile che tifasse per le donne sempre, non solo quando pensa che gli serva per dare contro alle persone lgbtqia+".