Seppur in opposti schieramenti e seppur non si siano risparmiati attacchi e affondi reciproci in questa ultima settimana di campagna elettorale, Michele de Pascale ed Elena Ugolini un nemico comune l’hanno trovato (almeno a parole): l’astensione. L’Emilia-Romagna che domani e lunedì andrà alle urne per il dopo Bonaccini, infatti, ha come primo obiettivo quello di non cedere all’onda del non voto, apparentemente inarrestabile un po’ perché le Regionali non sono mai state elezioni da richiamare grandi folle, ma soprattutto perché tutti temono l’effetto post alluvione. "Il 50% di votanti è la soglia minima", ragiona de Pascale alla chiusura della sua campagna elettorale in piazza Santo Stefano, a Bologna, di fronte a 1.500 persone, tra cui l’ex premier Romano Prodi e l’ex presidente regionale Stefano Bonaccini.
"Possiamo abbattere il muro rosso" tuona invece Ugolini – chiedendo dunque una mobilitazione massiccia ai suoi sostenitori – a pochi chilometri di distanza dal suo sfidante, a Ferrara, dove ha deciso di chiudere la campagna elettorale dopo aver incassato in mattinata l’appoggio del governatore del Veneto, Luca Zaia in un incontro in una cooperativa agricola del Forlivese ("se fossi in Emilia-Romagna voterei Elena Ugolini, mi raccomando").
Quello che è sicuro, invece, è il ruolo che giocherà Bologna nel risultato finale. Che il capoluogo possa ribaltare l’esito di una competizione il centrodestra l’ha imparato sulla propria pelle quattro anni fa, quando l’avanzata di Lucia Borgonzoni si fermò proprio sotto le Due Torri. Anche per questo Ugolini ha cercato il più possibile di ‘bolognesizzare’ le ultime fasi della campagna elettorale: "Chi vota De Pascale sta votando Lepore – ha detto ieri –. Non possiamo permetterci che la nostra Regione sia amministrata come ora è amministrata Bologna".
De Pascale, invece, ostenta sicurezza, sebbene il sindaco Lepore non sia stato certo tra i suoi sostenitori della prima ora: "Bologna, probabilmente, sarà ancora una volta la provincia dove il centrosinistra darà i risultati migliori". Un ottimismo condiviso anche da Prodi: "Io penso che vada bene – ha detto il Professore –. Poi, la Meloni non è venuta e lei, quando perde, non va. È più che un’indagine demoscopica".
Il problema del possibile astensionismo è sentito anche in Umbria, dove a sfidarsi saranno, sempre domani e lunedì, la presidente uscente Donatella Tesei del centrodestra e la candidata del centrosinistra, Stefania Proietti. Qui hanno concentrato le loro forze i big nazionali di entrambi gli schieramenti, con i governatori di centrodestra (da Fedriga a Fontana, da Acquaroli a Zaia) che ieri a Terni hanno tirato la volata a Tesei, mentre i leader del centrosinistra – da Schlein a Conte, passando per Bonelli e Fratoianni – si sono ritrovati a Perugia per dare la spinta decisiva alla candidata della coalizione nel tentativo di riprendersi la regione dopo il ribaltone di cinque anni fa.