Giovedì 19 Dicembre 2024
STEFANO
Politica

Il sindaco della Milano da bere. Addio a Pillitteri, colto e ironico. Socialista fino all’ultimo respiro

Si è spento al San Raffaele nel giorno del suo 84esimo compleanno. Il cordoglio della città. Una carriera all’ombra del cognato Craxi: la militanza, la conquista del potere e la condanna con Mani Pulite.

Paolo Pillitteri con il garofano rosso, storico simbolo dei socialisti, in mano. È stato sindaco di Milano dal 1986 al 1992

Paolo Pillitteri con il garofano rosso, storico simbolo dei socialisti, in mano. È stato sindaco di Milano dal 1986 al 1992

Pillitteri*

Paolo Pillitteri è conosciuto soprattutto per essere stato il Sindaco della ‘Milano da bere’. Un luogo comune che, da tempo, ha perso l’accezione demonizzante che lo accompagnò per tutti gli anni Novanta. Una Milano straripante di stimoli che si giovava, oltre che delle sue innate risorse proprie, di una qualità amministrativa che, oggi lo si può dire, era di assoluta eccellenza. Ma Paolo Pillitteri non è stato soltanto quello. Chi lo ha conosciuto bene (ed io per primo) sa che Pillitteri è stato, in primo luogo, un uomo di cultura.

La sua è stata vita molto densa. Nella prima parte caratterizzata da rapporti con personaggi straordinari dell’arte e dello spettacolo. Walter Chiari era di casa. E gli era particolarmente affezionato perché, dopo gli anni di oblio seguiti alle sue vicende giudiziarie, da assessore alla Cultura lo aveva voluto come protagonista di una kermesse organizzata dal Comune di Milano. La prima uscita dopo 5 anni di isolamento totale. Ma fu amico un po’ di tutti gli artisti di quella irripetibile stagione culturale. Nel 1971 fece scandalo la prima importante installazione di Christo in Italia. A essere impacchettato fu il monumento a Vittorio Emanuele II. Il risultato aveva parvenze vagamente falliche. E, insomma, proprio davanti al Duomo. L’appena trentenne assessore, promotore dell’iniziativa, dovette subire le reprimende dell’allora cardinale Colombo. Tanto questa prima parte fu provvida e baciata dal successo quanto ne fu traumatica la cesura.

L’avviso di garanzia ricevuto il 1° maggio 1992 con Carlo Tognoli segna la fine della sua carriera. Viene sepolto sotto la mole di ben otto processi. Verrà condannato solo in uno, il primo. Ma all’epoca si veniva condannati in base ai soli verbali degli interrogatori resi (spesso in carcere) dai "chiamanti in correità". Una stortura, introdotta con l’emergenza delle stragi mafiose, degna di uno Stato di polizia. Ma che verrà sanata solo nel 1997. Di fatto fu un processo iniquo.

Ebbe con Craxi un rapporto molto profondo. E che prescindeva l’averne sposato la sorella. Circostanza che, peraltro, lo danneggiò più che avvantaggiarlo. Negli anni Ottanta aveva, già, alle spalle una carriera di amministratore di successo. In buona parte condotta in un diverso partito, il Psdi. Però, nella polemica di allora, era facile derubricarlo a "Sindaco cognato". Non ha più voluto fare politica attiva. Forse, non si riconosceva più in una politica che era molto cambiata dai tempi delle passioni e degli ideali civili in cui si era formato. Credo verrà ricordato come un ottimo sindaco dai milanesi che lo conobbero tale. Di certo verrà ricordato come una grande persona da quanti gli vollero bene. E sono tanti. Per rendere una vita terrena degna di essere stata vissuta basta e avanza.

*figlio di Paolo Pillitteri