Chi ha detto che il virus della divisione è la malattia genetica della sinistra? Il centro ne soffre molto di più. Dai tempi del Patto per l’Italia a oggi abbiamo visto Ccd, Cdu, Udeur, Rinnovamento italiano, Margherita, Scelta civica, Azione, Italia viva, Noi moderati… E oggi che il centrodestra ha definito nel suo perimetro un centro preciso e consolidato con Forza Italia di Tajani, riemerge l’idea di costruire un centro alleato alla sinistra. Legittimo se si considera il Pd partito di sinistra-sinistra (e questa è una riflessione a parte), ma la sfida porta con sé un forte rischio di fallimento se si limita a inseguire un amarcord politico. Di quale riformismo si parla? Sicuramente non quello che non è riuscito a governare la globalizzazione, a evitare l’aumento delle diseguaglianze tra garantiti e non garantiti, a tutelare i lavoratori impoveriti dal costo della vita.
Nessun centro riformista oggi può nascere come contenitore di formule passate, ma ha bisogno di riempirsi di risposte innovative e concrete, altrimenti va a fondo come è accaduto a molti partiti riformisti in Europa. Fare un centro riformista non è una strategia elettorale, richiede uno sforzo creativo per proporre soluzioni diverse da quelle che non hanno funzionato.
Qualche esempio per non restare nel generico? Gli aggiustamenti al welfare, si è visto, non bastano a garantire i più poveri o i giovani precari. Nel trasporto pubblico i piccoli sconti non danno accesso a tutti alla mobilità e nemmeno eliminano il traffico. Le borse di studio, poche, non garantiscono l’università ai figli della ex borghesia impoverita. L’assenza di una politica pubblica della casa (che non è il superbonus) genera diseguaglianze. Di fronte al cambiamento climatico la politica ambientale non può essere solo la raccolta differenziata. L’elenco è lungo, contiene i diritti civili come quelli sociali. Direte: ci vogliono risorse. Sì, ma la volontà di spenderle in certe direzioni è una scelta politica. Per questo serve un ultimo passaggio: una leadership che sappia esprimere la forza della novità, l’entusiasmo della speranza e la concretezza delle azioni.