Roma, 7 dicembre 2022 - Una rivoluzione copernicana. Addio all’obbligatorietà dell’azione penale; separazione “vera“ tra giudice e pm da ottenersi con una riforma costituzionale; via i reati di abuso d’ufficio e traffico di influenze; profonda revisione delle intercettazioni; procedimenti disciplinari sui giudici affidati ad una Alta corte e non più al Csm; giudice collegiale per decidere sulle custodie cautelari. Le linee programmatiche del Guardasigilli Carlo Nordio presentate davanti alla commissione Giustizia del Senato preannunciano il disegno, per dirla con Nordio, di "una riforma garantista e liberale che può essere attuata in parte con leggi ordinarie e negli aspetti più sensibili con una revisione della Costituzione".
"La presunzione di innocenza, principio cardine del nostro ordinamento – dice Nordio – continua a essere vulnerata in molti modi". E sul banco degli accusati c’è la magistratura. Il ministro punta l’indice contro "l’uso eccessivo e strumentale delle intercettazioni, la loro oculata selezione con la diffusione pilotata", ma anche contro l’azione penale obbligatoria "diventata un intollerabile arbitrio". Nel mirino c’è pure l’uso della custodia cautelare "come strumento di pressione investigativa" e "lo snaturamento" dell’avviso di garanzia diventato "condanna mediatica anticipata e persino strumento di estromissione degli avversari politici". Sulle intercettazioni il ministro prepara una "profonda revisione": sono troppe, "di gran lunga più della media europea", e la loro diffusione è uno "strumento micidiale di delegittimazione personale e spesso politica". "Costano tanto, e spesso sono assolutamente inutili", dice il ministro, promettendo la linea dura su "ogni diffusione che sia arbitraria e impropria". Quanto alla custodia cautelare, "confligge con la presunzione di innocenza", e per questo "non può essere demandata al vaglio di un giudice singolo", afferma il Guardasigilli che pensa di assegnare la competenza a un organo collegiale.
Nordio va giù duro anche sull’obbligatorietà dell’azione penale: si è trasformata in "un intollerabile arbitrio". Il pm "può trovare spunti per indagare nei confronti di tutti senza dover rispondere a nessuno". Anche per questo è arrivato il momento "di una vera separazione delle carriere", necessaria perché il pm "svolge un ruolo completamente diverso dal giudice e quindi non ha senso che stia nello stesso ordine". Il ministro pensa anche a una revisione dell’accesso in magistratura, delle nomine dei capi degli uffici giudiziari da parte del Csm e soprattutto intende affidare i giudizi disciplinari a una Corte terza, perché non è possibile lasciare l’attuale situazione dove chi giudica è eletto "con criteri di appartenenza correntizia da quegli stessi magistrati che vengono poi giudicati".
È una riforma a tutto tondo garantista, ma il premier Meloni da un lato dice che la riforma della giustizia "è prioritaria" e che il governo "condivide l’approccio di Carlo Nordio". Ma poi aggiunge: "Io mi definisco una garantista nella fase di celebrazione del processo e una giustizialista nella fase di esecuzione della pena". Il che non pare proprio essere l’approccio del Guardasigilli.
L’Associazione nazionale magistrati, va da sé, non ci sta. "Separare le carriere – osserva il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia – significa creare la premessa per porre il pm sotto il controllo politico del ministro. Fare dell’azione penale un’azione discrezionale, significa affidarla alla politica". Quanto all’obbligatorietà dell’azione penale, "si può fare tutto, il problema è capire se conviene alla qualità della nostra democrazia". "Una volta che l’azione penale diventa discrezionale – prosegue Santalucia – chi esercita questa discrezionalità, chi decide quali reati perseguire e quali no? La politica, come in ogni sistema. E allora noi se mettiamo assieme quello che ha detto oggi il ministro Nordio, una azione penale discrezionale con il controllo politico e un pubblico ministero separato, a quel punto abbiamo riscritto l’architettura costituzionale del potere giudiziario, non credo migliorandola".
L’Anm scende in difesa anche delle intercettazioni. "Le parole di Nordio – chiosa Santalucia – mi sembrano vaghe e ingenerose nei confronti di uno strumento che in un Paese con un tasso alto di criminalità mafiosa e una criminalità terroristica resta uno strumento indispensabile".