Sabato 19 Ottobre 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

Il processo Open Arms. In piazza e in aula, accuse alla ong: "Voleva far cadere Salvini"

L’arringa dell’avvocata e parlamentare leghista Bongiorno a Palermo: ritardò volutamente lo sbarco. Fuori dal tribunale i militanti del Carroccio, c’erano anche i ministri Giorgetti, Valditara, Calderoli e Locatelli.

Il processo Open Arms. In piazza e in aula, accuse alla ong: "Voleva far cadere Salvini"

L’arringa dell’avvocata e parlamentare leghista Bongiorno a Palermo: ritardò volutamente lo sbarco. Fuori dal tribunale i militanti del Carroccio, c’erano anche i ministri Giorgetti, Valditara, Calderoli e Locatelli.

È solo una coincidenza ma certo non sgradita a Matteo Salvini. Nel giorno in cui esplode uno scontro frontale con pochi precedenti tra governo e magistratura, caso vuole che la tormentata vicenda giudiziaria che lo vede a processo a Palermo per sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio viva il suo momento di gloria: l’arringa dell’avvocata e parlamentare leghista Giulia Bongiorno. Nella lunga difesa, la senatrice procede spedita verso la meta: Salvini va assolto con formula piena perché il fatto non sussiste. Mentre lei parla nell’aula bunker del carcere Pagliarelli, in piazza Politeama va in scena la manifestazione di solidarietà nei confronti del Capitano. Non c’è la folla delle grandi occasioni: parlamentari leghisti quelli sì, precettati con i ministri. "Meglio qui che al tavolo della finanziaria", ironizza il titolare del Mef, Giancarlo Giorgetti. Con lui ci sono i colleghi Roberto Calderoli, Giuseppe Valditara e Alessandra Locatelli. L’opposizione fa il suo lavoro e s’indigna: "È vergognoso che dei ministri scendano in piazza contro la magistratura", riassume gli umori Elly Schlein.

Non c’è nessuno degli altri partiti, e non ci sono i rappresentanti della destra europea. "Meriti una medaglia", scrive però sui social Viktor Orban. La tesi di Giulia Bongiorno è nota, ma qui viene esposta nei dettagli: i migranti potevano e dovevano sbarcare. "Open Arms è stata 14 giorni in mezzo al mare quando nel giro di due poteva tranquillamente sbarcare in Spagna". Se non lo hanno fatto, spiega, è stato solo per creare difficoltà a Salvini, per metterlo in pessima luce agli occhi dell’Europa. Insomma una manovra oltretutto di quelle ciniche sulla pelle dei migranti. Cita le autorità maltesi che accusano Open Arms di voler "bighellonare per il Mediteranno in cerca di migranti". Parla di processo politico, difende la sua scelta "di tutelare i confini dello Stato", ma non attacca i magistrati: "La linea negli anni in cui lui non era più al Viminale non è cambiata. I migranti che non sono in pericolo di vita scendono solo dopo gli accordi di redistribuzione". È politico perché l’intento di Open Arms era di far cadere il governo: Bongiorno mostra un video in cui sulla nave si fa festa non perché i migranti erano pronti a scendere, ma perché Salvini non era più ministro dell’Interno.

La battaglia che infuria intorno al caso albanese mette un po’ in ombra la vicenda del vicepremier, ma forse le luci della ribalta sarebbero state comunque soffuse: una cosa è il pm Giorgia Righi che chiede una pena molto elevata, 6 anni (proprio ieri, a causa delle minacce subite via social le è stata assegnata una scorta). Altra cosa un’arringa certamente abile, ma dai contenuti almeno a grandi linee supernoti. È lo scontro con la magistratura sull’Albania a regalare a Salvini quel ruolo di capofila nella guerra contro gli immigrati che gli era stato scippato da Giorgia Meloni. Lei, si sa, procede su tutt’altra linea: non ha alcuna intenzione di giocare all’autoscontro con l’Europa, casomai si propone come faro e apripista. Prima la decisione dell’Alta corte di giustizia europea, poi quella del tribunale di Roma, cambiano le carte in tavola. Riavvicinano Giorgia alle posizioni di Salvini, fanno del Capitano e del processo Open Arms una specie di vessillo.

E si può star certi che la tensione è destinata a impennarsi nei prossimi giorni: già da lunedì quando il governo metterà sul piatto la sua contromossa (tra le ipotesi, la trasformazione del decreto legislativo con la lista dei Paesi sicuri in decreto legge) il leader leghista saprà sfruttarla. Gli esercizi di diplomazia non sono il suo forte, i comizi sì. Non gli sfugge la congiunzione favorevole rappresentata dalla coincidenza. Riveste i panni del gladiatore impavido: "Venerdì 20 dicembre (giorno in cui è attesa la sentenza, ndr) scoprirò se sono colpevole di sequestro di persona. Io non ho paura". Poi accorpa il caso Albania a quello di Matteo: "Se devo giudicare dalla cronaca di queste ore siamo in mano a giudici che fanno politica di sinistra pro-migranti e ong, che cercano di smontare le leggi dello Stato. A questi giudici dico: candidatevi alle elezioni se non vi va bene quello che fa il governo".