Lunedì 23 Dicembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Politica

Il primo viaggio di Orban a Kiev: "Subito la tregua". Gelo di Zelensky. E intanto tesse la tela della destra

L’ungherese, neo presidente del Consiglio della Ue, non era mai andato in Ucraina dall’inizio della guerra. La ricerca di un ruolo da protagonista nei nuovi assetti. Trattative per allargare il gruppo dei “Patrioti“.

Il primo viaggio di Orban a Kiev: "Subito la tregua". Gelo di Zelensky. E intanto tesse la tela della destra

Orban a tutto campo: a Bruxelles lavora per dar vita a un gruppo della destra patriottica e sovranista mentre per la prima volta dall’inizio della guerra vola in Ucraina per premere verso un cessate il fuoco immediato che sancirebbe le conquiste russe e sarebbe premessa per un negoziato di pace che verrebbe fatalmente incontro a molti dei desiderata del Cremlino. "Ho chiesto al presidente Zelensky – ha detto il premier ungherese – di pensare a come invertire la rotta e ottenere anzitutto un cessate il fuoco immediato, per accelerare sui negoziati di pace".

Al leader più filorusso d’Europa, appena diventato presidente di turno del Consiglio dell’Unione europea, il presidente Zelensky ha ovviamente replicato picche, chiedendo invece una pace giusta. "Non vogliamo prolungare questa guerra – ha detto – e dobbiamo raggiungere una pace giusta il più rapidamente possibile. Ma la Russia comprende solo la forza e rispetta solo i forti. Per questo l’appoggio dell’Europa deve continuare. Apprezziamo che la visita avvenga subito dopo l’inizio della presidenza ungherese e questa è una chiara indicazione delle nostre priorità europee comuni, di quanto sia importante portare una pace giusta in Ucraina". Al di là del linguaggio diplomatico, Kiev ribadisce il suo secco no a una sostanziale resa.

Per Orban la mossa di volare a Kiev – in contemporanea, a riconferma del rapporto speciale, a una telefonata tra il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto e il suo omologo russo, Sergei Lavrov – sebbene destinata dall’inizio a finire in un vicolo cieco, è comunque funzionale alla ricerca di un ruolo di primo piano, pur se di minoranza, nella nuova geografia europea.

Domenica Orban e il suo partito di estrema destra Fidesz hanno annunciato una nuova alleanza politica con il Partito per la Libertà dell’Austria (Fpoe) e il Movimento per l’Azione ceca dei cittadini insoddisfatti (Ano 2011) che punta alla creazione di un nuovo gruppo all’europarlamento, i “Patrioti d’Europa“. Orban che ha annunciato di aver firmato con i leader di Fpoe e Ano "un manifesto patriottico che promette pace, sicurezza e sviluppo invece della guerra, le migrazioni e la stagnazione portata dall’élite di Bruxelles".

ll nuovo gruppo soddisfa il requisito minimo di 23 europarlamentari (11 Fidesz, 7 Ano e 6 Fpoe), ma non quello della provenienza da almeno sette Paesi. Ma i Patrioti hanno già in vista un paio di arrivi. Il primo, annunciato dal leader André Ventura, è quello dell’estrema destra portoghese di Chega, con i suoi 2 eurodeputati. Il secondo potrebbe essere la Lega. "Se aderiremo al gruppo dei Patrioti? Unire chi mette al centro il lavoro, la famiglia, il futuro dei giovani – ha detto il leader della Lega Matteo Salvini a Radio1 – mi sembra la strada giusta. È quel che la Lega auspica da tempo. Stiamo valutando ma mi sembra la strada giusta". A loro potrebbero aggiungersi il Partito democratico sloveno di Janez Jansa e la Alleanza democratica degli ungheresi in Romania (Rmdsz), consentendo appunto il raggiungimento del requisito minimo di avere partiti da sette Paesi.

Un colpo grosso sarebbe l’adesione del polacco Pis, il Partito legge e giustizia dell’ex premier Morawiecki, che conta ben 20 eurodeputati ed è oggi nell’Ecr di Giorgia Meloni. "Le probabilità che possiamo aderire al nuovo gruppo – ha detto Morawiecki nei giorni scorsi – sono del 50%". Ma non sarà facile. A costituire il problema più grosso è il rapporto con la Russia, che per i polacchi è gelido.

Altra ipotesi, è un arrivo del Rassemblement national di Marine Le Pen e Jordan Bardella, oggi come la Lega nel gruppo Identità e democrazia. Se passasse con i Patrioti, per il suo peso specifico – 30 eurodeputati – ne assumerebbe di fatto il controllo. Ma per Orban, che ha dato li via al risiko della destra europea e intende giocarsi al meglio l’opportunità di guidare il Consiglio dell’Ue, significherebbe comunque essersi ritagliato un ruolo chiave da “federatore“, con un occhio a una Europa identitaria delle “piccole patrie“ e uno a Mosca, in attesa che una possibile America trumpiana funga da riequilibratore globale a favore delle destre. La ciliegina sulla torta per Orban e i “Patrioti d’Europa“.