Roma, 3 ottobre 2023 – Professor Giovanni Orsina (storico, direttore della School of Government alla Luiss Guido Carli di Roma), lei crede che lo spettro di un governo tecnico aleggi su Palazzo Chigi?
"No. Lo spettro nasce da speculazioni giornalistiche, del tutto legittime, ma che allo stato attuale mi paiono quanto mai ipotetiche. Il quadro politico è solido, e quanto alle sfide esterne, i 200 punti di spread richiedono cautela, ma per ora non sono preoccupanti".
Eppure, in passato, i governi tecnici sono nati per molto meno, ora c’è anche l’esplosione della questione migratoria...
"Quando avvenne il passaggio dal governo Berlusconi al governo Monti, alla fine del 2011, lo spread era ben oltre i 500 punti. Soprattutto, le condizioni politiche interne erano ben differenti. Oggi abbiamo il quadro politico più tranquillo da 13 anni a questa parte: ossia, da quel 2010 che vide cominciare il sommovimento politico dal quale poi nascerà, appunto, il governo Monti".
Situazione tranquilla, dice. Eppure nella maggioranza sembra che Salvini non veda l’ora di fare l’ennesima giravolta…
"Salvini di giravolte ne vuol fare molte, ma tutte interne alla situazione attuale. Perché se questa situazione saltasse per le tensioni interne alla maggioranza, quasi certamente si finirebbe alle urne. E l’elettorato di centrodestra non sarebbe tenero con chi dovesse ritenere responsabile della crisi".
Il tema migratorio, tuttavia, sta diventando lacerante per la maggioranza…
"Con l’inverno i flussi diminuiranno e, nonostante gli allarmi, i numeri in fondo restano gestibili. Salvini è parso voler tirare la corda, ma poi il suo movimentismo è rientrato. A dimostrazione del fatto che non ha intenzione di arrivare alla rottura".
Dunque: lo spettro del governo tecnico è davvero solo un fantasma.
"Ripensi alla politica italiana dal 2011 a oggi: i governi tecnici di Monti e Draghi, la parabola di Renzi, i rovesciamenti di maggioranza del Conte I e Conte II. Una giostra senza fine. Quella di oggi è davvero la situazione politicamente più tranquilla da 13 anni; pensare che si possano riproporre le condizioni del 2011 mi pare possibilità lontana".
Il 2011. In questi giorni, con la scomparsa del presidente Napolitano, quel periodo è tornato sotto i riflettori. Perché le condizioni dell’epoca sono così lontane da quelle di adesso, economicamente parlando?
"Il problema endemico della sostenibilità del debito pubblico italiano continua ad accompagnarci, a essere diverse mi paiono la governance dell’euro e il quadro politico interno. L’Italia è resa strutturalmente fragile da un debito pubblico al 140% del prodotto interno lordo, e questo è un problema che continuiamo a non saper risolvere, né coi governi politici, né tecnici. Questo ci indebolisce rispetto a possibili sfide esogene. Ma nel 2011 il problema nasceva anche da un sistema di governance dell’euro aperto alle speculazioni – prima del “whatever it takes” – e dalla dissoluzione della maggioranza berlusconiana eletta nel 2008. Inoltre, il governo tecnico era un’opzione ancora non sperimentata, e si poteva sperare che fosse risolutivo. Oggi di governi tecnici ne abbiamo avuti due, e risolutivi non sono stati. Poi, chi voterebbe la fiducia a un governo tecnico, oggi? Ma la domanda, se mi consente, è un’altra: perché il governo sembra dar credito all’idea del complotto?".
Ecco, sì, perché?
"Perché trova rispondenza in una parte degli elettori di questa maggioranza. Può anche essere un utile strumento propagandistico. Attenzione, però: c’è un’altra parte di quell’elettorato che mi pare meno sensibile a questo tipo di argomentazioni. Alla lunga, quella parte (che forse è maggioritaria) potrebbe finire per spazientirsi".