Sabato 15 Febbraio 2025
CLAUDIA MARIN
Politica

Dazi Usa, il piano di Urso: "Ue e governo in campo per sostenere le imprese"

Il ministro del Made in Italy: riforme e interventi urgenti su energia e manifattura. "I dazi di Trump vanno affrontati a Bruxelles o avremo gravi ripercussioni"

Roma, 16 febbraio 2025 – Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, di fronte al rischio concreto di caduta della nostra economia, chiede "un piano di rilancio, di prospettiva triennale" che si affianchi ad alcuni "interventi immediati". Il governo con quali misure intende invertire il trend?

"Il 2025 è l’anno più difficile su cui incombe anche la "guerra commerciale" con gli Usa, che dobbiamo assolutamente scongiurare, mentre ancora persiste la guerra della Russia in Ucraina. Per questo dobbiamo fare il massimo sforzo sia sul fronte delle risorse sia su quello delle riforme. In Italia e Ue".

In quale direzione?

"Abbiamo già messo in campo 22 miliardi di euro per le imprese, sia con misure fiscali, come Ires premiale, Transizione 5.0, Industria 4.0, Zes per il Mezzogiorno, sia con contratti di sviluppo e accordi di innovazione. Nel contempo abbiamo attivato in Europa un processo riformatore, che dovrebbe trovare piena corrispondenza in marzo nel Clean Industrial Deal. E l’Italia è in prima fila a guidare il fronte delle riforme: per sostenere le industrie energivore, come siderurgia e chimica, con la revisione del Cbam, per rilanciare l’auto europea liberandola dalle follie del Green Deal, così come nel campo dello spazio e della microelettronica e sulla necessaria semplificazione e sburocratizzazione della precedure europee".

Il quadro politico europeo, però, è sempre più incerto, con le elezioni in Germania e la crisi politica in Francia. Non c’è il rischio di un rallentamento nel processo decisionale?

"L’Italia è in campo perché l’Europa decida. E subito. Stiamo collaborando al meglio con Parigi e Berlino, che sono consapevoli del nuovo ruolo assunto dall’Italia con la leadership di Giorgia Meloni che può garantire coesione e unità d’intenti alla nostra Europa, nel momento più difficile della propria esistenza. L’Italia c’è".

Per l’immediato le imprese sollecitano anche provvedimenti per il caro-energia: in settimana è atteso il decreto bollette.

"Il ministro Pichetto è ben consapevole del problema. Vi saranno due tipologie di intervento. Nel breve, per sostenere famiglie e imprese, e più strutturali, con il nucleare di nuova generazione, da affiancare alle fonti rinnovabili per garantire la piena decarbonizzazione e nel contempo la competitività del nostro sistema produttivo. Con l’obiettivo di contribuire all’autonomia strategica europea".

Certo è che ci troveremo a fare i conti anche e soprattutto con i nuovi dazi di Donal Trump. Il Made in Italy rischia di essere penalizzato più degli altri?

"Nel 2024 abbiamo esportato negli Usa beni per 68 miliardi di euro e conseguito un surplus commerciale record di 42 miliardi. Abbiamo superato Giappone e Sud Corea come quarto paese esportatore mondiale. Al la di là delle misure specifiche, come quelle annunciate su acciaio e alluminio, che incidono su altri Paesi europei, in ogni caso una "guerra commerciale" avrebbe comunque gravi ripercussioni sul commercio mondiale e quindi sul nostro Paese, le cui esportazioni trainano la produzione nazionale. Per questo stiamo facendo il massimo sforzo nel garantire la coesione europea e, nel contempo, mettere sui corretti binari il confronto con Washington".

In che modo?

"Per esempio, lo scorporo delle spese per la Difesa dal Patto di Stabilità, per consentire agli Stati di raggiungere gli obiettivi Nato, vanno in questa direzione. È quanto aveva indicato l’Italia e finalmente ci hanno ascoltato".

Ricercare comunque nuove partnership commerciali diventa sempre più strategico: rientra nella ricerca di nuovi mercati anche la sua missione istituzionale e imprenditoriale in Turchia, che comincia domani?

"È assolutamente decisivo rafforzare le relazioni con Ankara, come dimostra la crescita dell’interscambio che supera i 26 miliardi di euro, che rendono la Turchia uno dei principali partner extra Ue per l’industria e il commercio. Si aggiunga la significativa presenza di imprese italiane in Turchia in diversi settori, come quello energetico, farmaceutico e delle infrastrutture. Ancor più in questo contesto geopolitico, se pensiamo alla sicurezza dell’approvvigionamento del gas, al contrasto del traffico dei migranti o al ruolo che insieme possiamo a svolgere in Africa secondo il Piano Mattei. Indicativo è l’investimento di Baykar in Piaggio Aeorspace che consentirà non solo di sviluppare il core business della società nel campo aeronautico, ma anche di realizzare la base produttiva più importante nella realizzazione di droni per il mercato dell’Unione europea".

L’ipotesi di una partnership di Baykar con Leonardo è un progetto concreto?

"Sì. Ci stiamo lavorando, in più settori, sempre con l’obiettivo di sviluppare gli stabilimenti nazionali".

Il gruppo turco Beko ha acquisito gli stabilimenti Whirlpool in Italia e ha annunciato un piano di riorganizzazione con centinaia di esuberi: in Tuchia affronterà anche questa crisi?

"Come ben sanno i sindacati, stiamo facendo il massimo sforzo. Sono fiducioso che i titolari della multinazionale comprendano la forza del Made in Italy anche in un settore maturo come l’elettrodomestico. E poi riferirò al tavolo con tutte le parti sociali che convocherò nei prossimi giorni al MiMit".