Roma, 5 dicembre 2024 – Li chiamano "aventi diritto", ma nessuno sa più bene a cosa. I quasi 90mila iscritti al Movimento 5 Stelle – dopo la revisione preventiva delle liste che ne ha scartati quasi altrettanti – tornano da oggi al voto per la ri-Costituente pentastellata. Il voto bis, che si chiude domenica, è l’ultimo tributo statutario dell’ex premier Giuseppe Conte alla battaglia per la sopravvivenza ingaggiata con il fondatore Beppe Grillo. Classica mors tua vita mea al penultimo atto. Già, perché comunque finisca la nuova consultazione in rete, Grillo rivendica il diritto alla dissoluzione della sua vecchia creatura decantandone ironicamente "la compostabilità". Idea a costo zero da quando Conte gli ha stracciato il contratto da 300mila euro annui.
La riapertura delle urne in base al privilegio accordato al Garante di richiamare al voto la comunità – con quorum appropriato – potrebbe quindi non sigillare la partita ma addirittura generarne un’altra. "Io non faccio più l’avvocato e lascio a Grillo i cavilli giuridici", dichiara Conte. L’ex ministro dei Trasporti (e lealista grillino) Danilo Toninelli conferma l’aria che tira: "Il secondo voto non serve. Grillo lo può impugnare". "Venti domande per coprirne tre: mandare via me; fare due mandati, tre o quattro; situazione del presidente", è la testuale accusa del Garante di fronte alla certezza di finire soppresso.
Grillo – unico Elevato tra sottintesi pigmei – si ritiene difatti titolare del marchio. Quasi un ribaltamento di ruoli e strategia al cospetto dell’erede avvocato che oggi disdegna il richiamo a codici e sentenze, ritenendo la propria legittimazione squisitamente di fonte politica. "Il simbolo è stato registrato prima che io arrivassi a nome del Movimento 5 stelle", assicura l’ex premier.
Ma l’avvocato Lorenzo Borré, noto per il congelamento degli organi pentastellati ottenuto a cavallo del 2021-22 dal tribunale di Napoli per questioni di democrazia associativa, è convinto che il simbolo appartenga al fondatore in base alla sentenza del 2021, in Appello, a Genova. Non bastasse la diatriba sul marchio, permane il rischio di ricorsi giudiziari. "Si vedrà come e quando e perché sono stati cancellati 80-90 mila iscritti", minaccia Toninelli.
"Se la comunità degli iscritti deciderà di cambiare simbolo lo faremo, finora non lo ha deciso", replica Conte a Mattino 5. In ogni caso, difende la svolta su tutta la linea: "Questo nuovo Movimento 5 stelle, rigenerato e rifondato nel processo costituente, non è il partito di Conte. Grillo ha ragione. Il M5s fondato da lui è morto. Si è esaurita l’idea originaria, ma non sono morti i principi e i valori". E subito esalta la "rifondazione" in corso. Alle 20 l’ex premier alza il tiro al Tg1: "Da lunedì saremo più radicali di sempre e certo non diremo mai che Draghi è un grillino. Continueremo con le vecchie e nuove battaglie. Contrasteremo la corruzione e lo strapotere di banche e industrie delle armi. Ci batteremo per maggiori investimenti in sanità e per cacciare la politica fuori dalle Asl".
Resta il rammarico. "Si è rotto qualcosa, altrimenti" gli iscritti "mai" avrebbero messo ai voti "la cancellazione della figura di Garante", osserva Conte. L’errore più grande di Beppe? "Costruire un rapporto personale con Draghi anteponendolo a un’intera comunità". Grillo che s’inventa qualcosa in compagnia di Danilo Toninelli, forse Virginia Raggi oppure Alessandro Di Battista, è giudicato uno scenario plausibile. Ma un’estenuante guerra legale sarebbe assai più sgradita. Conte si mostra ottimista: "Il simbolo non è né di Grillo né di Conte ma di tutti gli iscritti". Ora il problema è il quorum. E la sperimentazione in extremis per inviare le schede di voto via Whatsapp diventa subito un caso.