Martedì 22 Aprile 2025
ELENA POLIDORI
Politica

Il monito della Consulta: "La politica può criticarci, ma non ci delegittimi"

Il presidente della Corte Costituzionale Albano durante la sua relazione annuale "No al terzo mandato per le regioni, serve una regola che valga per tutti".

Il capo dello Stato Sergio Mattarella e il presidente della consulta Giovanni Amoroso

Il capo dello Stato Sergio Mattarella e il presidente della consulta Giovanni Amoroso

Freschi di una sentenza sul divieto del terzo mandato per i presidenti di Regione, che ha riaperto i giochi sia in Veneto che in Campania e promette di arrivare oltre, i giudici della Consulta ieri, nella giornata del bilancio annuale, hanno voluto puntare il dito su due temi, entrambi urticanti per la politica; gli attacchi delegittimanti alla magistratura e un Parlamento che, molto spesso, non facendo il suo lavoro, costringe la stessa Consulta a riempire, con sentenze ad hoc, i vuoti legislativi.

Ma il passaggio politicamente più pesante dell’intera relazione annuale è arrivato proprio dalla viva voce del presidente della Consulta, Giovanni Amoroso. Che davanti al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha detto che i provvedimenti dei giudici sono sì criticabili, anche in modo aspro, ma "non è accettabile, invece, che vi siano attacchi personali perché poi si finisce sul terreno scivoloso della delegittimazione della magistratura", specie su "vicende dei cittadini di Paesi terzi", ossia il tema dei migranti e dei diritti, e alle diverse pronunce dei giudici, su cui la politica si è spesso scagliata senza freni.

Ma c’è anche altro, nel rapporto tra giudici supremi e Parlamento, che si è da tempo interrotto. Amoroso, a questo proposito, ha richiamato con grande attenzione tutte le prerogative del Parlamento nel legiferare sui temi sensibili, come quello del fine vita, ricordando però che sull’argomento manca ancora una legge, nonostante i reiterati moniti e richiami della medesima Corte e dunque, poi, non ce la si può prendere con la Consulta se alla fine è costretta ad intervenire, arrivando a dichiarare "non punibile la condotta di agevolazione al suicidio medicalmente assistito" delle persone che ricevono "trattamenti di sostegno vitale" anche da familiari e care-giver che hanno imparato le procedure dai sanitari. "Il riconoscimento di nuovi diritti spetta al Parlamento e anche la loro estensione appartiene alla dinamica della politica" , ha proseguito, ma "ai limiti generali del potere legislativo sono riconducibili il canone della ragionevolezza e quello della proporzionalità, l’uno e l’altro sempre più ricorrenti nella giurisprudenza recente", ha sottolineato Amoroso. Anche l’esecuzione della pena, ha ricordato il presidente, deve avvenire con l’obiettivo della rieducazione e "senza aggravamenti ulteriori", come stabilito dalla Consulta, che nella sua ‘produzione’ del 2024 ha avuto modo di ribadire che "il diritto all’abitazione è un diritto individuale inviolabile", o che le scelte che riguardano i minori vanno fatte tenendo come ‘bussola’ il loro "best interest".

Amoroso ha poi richiamato la pronuncia che ha allentato il paletto della differenza di età tra adottante e adottato, e la tutela per il "convivente di fatto" in tema di impresa familiare. Inevitabile, infine, il richiamo al verdetto che due giorni fa, come si diceva, ha messo fuori gioco per la rielezione il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, e quello del Veneto, Luca Zaia. Nel confermare il ‘no’ al ‘terzo mandato’, "la Corte si è preoccupata di affrontare il tema in termini generali per ricostruire l’assetto di sistema, con riferimento anche ad altre Regioni in modo da affermare un principio che valga per tutti e quindi questo vale per la Regione Campania e vale per tutte le Regioni a statuto ordinario. Non ci siamo occupati delle Regioni a statuto speciale, la pronuncia riguarda quelle a statuto ordinario", ha concluso Amoroso.