Venerdì 14 Febbraio 2025
ELENA G. POLIDORI
Politica

Il ministro Foti e l’Europa: "Dalla pace all’economia: dobbiamo essere centrali"

Il responsabile per l’Ue: diamoci una scossa, seguiamo la ricetta Draghi. "L’Ucraina? Serve tattica. È il momento di dichiarare meno e agire di più. La spesa per gli armamenti non ricada sul welfare, FdI lo dice da sempre".

Roma, 17 febbraio 2025 – Tommaso Foti, ministro per gli Affari europei, FdI, oggi a Parigi ci sarà il summit straordinario durante il quale si deciderà che ruolo avrà l’Europa verso la politica di Trump sull’Ucraina e non solo. Cosa pensa che succeda?

"L’Europa è un continente che può esprimere una sua centralità e presenza significativa nel contesto mondiale. Non può però dormire sugli allori, ma deve cambiare se stessa. Si è modificato lo scenario geopolitico e non si può far finta di non vederlo. Insomma, l’Europa si deve dare una scossa…".

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Donald Trump e Giorgia Meloni

Che tipo di scossa serve?

"Ad esempio, quella di Mario Draghi sul Financial Times, in cui dice chiaramente che tipo di strada andrebbe intrapresa perché l’Europa facendo alcune scelte sulla transizione energetica rischia una de-industrializzazioneta, tale da mettere ai margini la sua capacità produttiva. Guardiamo alla produzione automobilistica, con 14 milioni di persone che vivono all’interno della stessa, e una situazione che può consegnare larghe fette di quel mercato al di fuori dell’Europa. E poi la difesa. Bisogna ragionare in modo obiettivo. Negli ultimi 20 anni, l’Europa ha aumentato la propria spesa per la difesa del 22%, gli Usa del 66%, la Russia del 280% e la Cina del 579%. Quindi bisogna anche capire che oggi occorre una riflessione diversa rispetto a queste spese, ma non è pensabile che questo sforzo economico possa essere detratto dal welfare, dalla sanità e dall’istruzione. Bisogna scorporare dalle spese del bilancio, e quindi dal patto di stabilità, quelle per la difesa; quando lo dicevano noi di Fratelli d’Italia sembrava fosse un’eresia per i ‘pacifinti’ di casa nostra. Invece ora lo propone direttamente la Von Der Lyen".

Tornando a quanto accadrà oggi e dopo; è plausibile che Usa e Russia si accordino sulla fine della guerra in Ucraina senza chiamare al tavolo l’Europa?

"L’Europa si è impegnata a fianco dell’Ucraina, come gli Usa. Ora però c’è una situazione in cui bisogna essere più tattici che tifosi, bisogna muoversi con meno dichiarazioni e più comportamenti felpati. Un conto è parlare di una pace possibile, un conto è parlare di un tavolo di pace e non mi pare che ancora il tavolo ci sia. Si sta parlando di come far finire una guerra, ma se ne sta solamente parlando, dopodiché legittimamente l’Europa credo chiederà di avere una voce a riguardo".

Che ruolo può avere l’Italia in questo contesto e Giorgia Meloni come può far valere la sua amicizia con Trump?

"Prima di tutto bisogna esprimere una posizione europea, che non sia piena di dichiarazioni di rottura perché in questo momento non ne abbiamo bisogno. Dobbiamo inserirci nel dibattito e poi giocare un ruolo quando si tratterà di praticare la pace e non solo di parlarne".

Quanto, invece, all’aggressione economica che Trump vuole fare contro l’Europa con i dazi? Che tipo di risposta può dare l’Europa e che ruolo - anche qui - può svolgere la Meloni?

"Non dobbiamo vedere sempre tutto nero. Nessuno può negare che tanto gli Stati Uniti sono utili all’Europa quanto viceversa. È evidente che Trump ha un problema di bilancia commerciale e ne vuole ridurre lo squilibrio, ma se si considerano i servizi la situazione per lui migliora. Poi bisogna affrontare i temi per quello che sono, non per sentito dire. Allo stato, di dazi si è parlato tanto ma non se n’è visto nessuno; sembra quasi che ci sia la frenesia darli per scontato, quando invece si può anche affrontare un discorso di riequilibrio su diversi fronti, a partire dall’approvvigionamento di gas liquido dagli Usa. Insomma, si può anche vedere il bicchiere mezzo pieno, non sempre mezzo vuoto. Draghi dice che l’Europa i dazi se li è imposti da sola. Ecco, noi dobbiamo cominciare a pensare che una delle colonne della nuova Europa deve essere la competitività, se crediamo che non sia tema da mettere in agenda, possiamo anche candidarci ad abdicare al nostro ruolo nell’economia mondiale".

Che rischio politico corre l’Europa in questo scenario? Sbagliare potrebbe significare lo sgretolamento dell’Europa stessa…

"Ho visto uno studio interessante, c’è una grande fetta di persone nel mondo che ritiene che l’Europa continuerà a svolgere un ruolo importante nei prossimi anni, nonostante il pessimismo di molti europei sul futuro dell’unione. Molto, comunque, dipenderà dalle scelte che verranno fatte sul fronte del quadro finanziario pluriennale; dobbiamo tener presente che queste saranno determinanti per l’evoluzione o per l’involuzione del contesto europeo, non bisogna essere ancorati alle decisioni del passato, bisogna avere il coraggio di prendere decisioni controcorrente, rispondenti al mondo che sta cambiando velocemente. In America hanno uno come Musk che ha rivoluzionato il quadro tecnologico, mi chiedo: perché l’Europa non ha un suo Musk? Come mai alcuni settori strategici hanno visto un’Europa molto più attenta alle regole piuttosto che a creare le condizioni di sviluppo? Un’Europa estremamente burocratica è un’Europa che non può più tenere il passo adesso".