Giovedì 21 Novembre 2024
DAVID ALLEGRANTI
Politica

Dal caso Boccia alle dimissioni di Spano, retroscena e veleni al ministero della Cultura

Tutte le grane del dicastero. Ma non c’è alcun complotto: solo conflitti d’interesse e (tanto) fuoco amico

Roma, 24 ottobre 2024 – È senza pace il ministero della Cultura, neo fortilizio e avamposto del gramscismo di destra. Prima Gennaro Sangiuliano, un caso di autosabotaggio spacciato per complotto dei poteri forti (poteri storti, poteri morti) per via di Maria Rosaria Boccia e di un paio di RayBan elettronici da 300 euro che non facevano di lei certamente una 007. Prima insomma Sangiuliano, le cui citazioni (come amava dire Aristotele, buonasera) erano materiale per un trattato di antropologia politica persino più appassionante della vicenda della dottoressa Boccia, invero in sé assai banale; una storia di tradimenti e di consulenze mai perfezionate, neanche particolarmente brillante.

A sinistra Maria Rosaria Boccia e l'ex ministro Gennaro Sangiuliano, a destra Francesco Spano
A sinistra Maria Rosaria Boccia e l'ex ministro Gennaro Sangiuliano, a destra Francesco Spano

Poi è arrivata la nomina di Alessandro Giuli a ministro, che sembrava poter dare al dicastero di via del Collegio Romano quella gravitas che con Sangiuliano mancava. D’altronde se dici di voler sfidare, non a torto, la sinistra sul terreno di scontro dell’egemonia culturale, se vuoi lanciare l’assalto al cielo dopo anni al buio e all’umido delle fogne, beh, una certa tensione etica – più che erotica – serve. E invece. Invece è scoppiato il caso Spano, dal cognome di Francesco, fino a ieri capo di gabinetto di Giuli. Si è dimesso dopo neanche dieci giorni dalla nomina.

Le eventuali questioni pruriginose, che qua e là emergono, non sono interessanti (come in realtà non lo erano prima). Rimangono invece le questioni politiche, da trattare sempre con il beneficio del dubbio e del garantismo necessario. Secondo Repubblica, Spano, nel suo incarico precedente di segretario generale del Maxxi ha arruolato fra i collaboratori retribuiti suo marito, l’avvocato Marco Carnabuci: "Un legale che figura tra gli esperti di Federculture e già titolare di un lungo contratto al Maxxi (dal 2018 al 2021) come responsabile dei dati personali, quando a presiederlo c’era Giovanna Melandri. Solo che in quegli anni Spano lavorava altrove, non nella stessa istituzione del compagno, sposato civilmente soltanto qualche mese fa". Come si dice in questi casi, si vedrà.

Resta il fatto, forse prevalente nel caso Spano, che nel ministero senza pace ciò che abbonda è il fuoco amico. L’ex capo di gabinetto è stato insultato ("pederasta") da un dirigente romano di Fratelli d’Italia, che poi si è dimesso, e la sua nomina non era mai piaciuta al partito di Giorgia Meloni. Magari perché non era del giro politico romano giusto.

Nel ministero senza pace infatti non sembra trovare spazio il pensiero divergente, nonostante molte chiacchiere sul necessario dialogo e confronto fra diversi. Alla fine è per questo che la destra non è molto differente dalla sinistra, i cui grandi slanci ideali vengono traditi dalla mera occupazione dei posti di potere. Eccola, l’egemonia.