Lunedì 12 Agosto 2024
DORIANO RABOTTI
Politica

Il messaggio dalla pallavolo. Una Nazionale senza confini racconta il Paese reale. L’orgoglio di essere italiane

Nel gruppo azzurro c’è chi è nata in Germania, chi in Islanda e chi ha gli avi africani. Julio Velasco è stato l’uomo perfetto per rendere unico questo mosaico d’identità. .

Olimpiadi, l’Italia del volley femminile nella leggenda vittoria e medaglia d'oro Italia-USA  3-0 torneo pallavolo femminile finale Giochi Olimpici  Olimpiadi  Olimpiade Estive Olympic Games Paris

Da sinistra Caterina Bosetti Anna Danesi Myriam Fatime Sylla e Paola Egonu sul podio durante la premiazione per la vittoria della medaglia d' oro e del titolo di campionesse olimpiche

Parigi, 12 agosto 2024 – Peccato che il punto della medaglia d’oro, come era accaduto nei primi due set, non lo abbia fatto Paola Egonu. Perché quella palla sarebbe atterrata dritta sul tavolino dell’europarlamentare Roberto Vannacci, magari facendo cadere i fogli con le dichiarazioni che ieri dopo la vittoria delle azzurre ha affidato alle agenzie: "Grande vittoria dell’Italia, alla prima occasione chiederò anche un autografo a Paola". Poi l’ex generale ha aggiunto anche Antropova tra le atlete che non hanno i tratti somatici tipici degli italiani, come quando per pulire una macchia finisci per allargarla, e in fondo non ha fatto altro che ribadire il vero motivo per cui l’oro delle pallavoliste azzurro è storico ben oltre i confini dello sport.

Ecco, la parola chiave è proprio confini: queste giovani donne portano in giro per il mondo l’immagine di un’Italia che rappresenta alla perfezione il Paese reale del terzo millennio, quello che ormai non si accorge nemmeno più del colore della pelle. E non è solo questione di Egonu o di Sylla o Omoruyi, le tre atlete che hanno avi africani: nel gruppo ci sono anche una ragazza nata in Germania come Fahr e una che è venuta al mondo in Islanda da genitori russi come Antropova, appunto.

Basterebbe poco, se poi davvero se ne sentisse il bisogno, per spiegare senza tanti giri di parole anche ai più refrattari quanto le azzurre siano italianissime nell’anima ancor prima che nel passaporto: basterebbe far ascoltare le loro interviste ad occhi chiusi, e si noterebbe al massimo qualche inflessione dialettale: "Questa è veneta, questa è toscana". Julio Velasco era l’uomo perfetto per comporre questo mosaico di identità, lui che è arrivato dall’Argentina, ha preso il passaporto italiano più di trenta anni fa e in Italia vive sulle colline di Bologna, ma ha anche esplorato nuovi mondi andando ad allenare l’Iran per conoscere meglio l’Islam, tra le altre cose. Se c’era uno capace di portare a una sintesi un gruppo così era lui. Ma si è occupato soprattutto del campo e dello sport. Non c’è stato bisogno dell’affabulatore, da questo punto di vista: nessuna delle azzurre si sente meno che italianissima, anche se Sylla ed Egonu hanno denunciato in passato di aver subito episodi di razzismo quando erano piccole e un paio di anni fa era andata in crisi per qualche sciocchezza letta sui social: "Ma sei italiana?".

"Io non li perdono", raccontò la schiacciatrice nata a Palermo, ieri a Parigi c’era anche suo padre che arrivò in Italia in cerca di un futuro che non avrebbe trovato se una coppia non gli avesse fornito un tetto e non fosse diventata quella dei nonni adottivi di Myriam. Il padre di Paola Egonu a Cittadella di Padova faceva il camionista, ora vive a Manchester. Quello di Sarah Fahr ieri era a Parigi, ma fa lo skipper ed è arrivato all’Isola d’Elba dalla Germania in barca, poi la famiglia si è trasferita lì. Kate Antropova ora vive in Toscana ma è stata per anni anche a Sassuolo, in Emilia, e pur essendo nata in Islanda da genitori russi, ha scelto l’Italia da bambina per poter giocare a pallavolo. Nessuna di loro aveva bisogno di una medaglia d’oro al collo per renderci orgogliosi di essere italiani.