di Cosimo Rossi
La magistratura vuole fare oposizione. Le dure parole di palazzo Chigi, diffuse nel tardo pomeriggio di ieri, rivelano il malessere della presidente del Consiglio per le vicissitudini giudiziarie che investono la ministra del turismo Daniela Santanchè, indagata per bancarotta nonostante le smentite in Senato da parte della diretta interessata, e il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, nei riguardi del quale il gip di Roma ha disposto l’imputazione coatta respingendo la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura.
Ma se per il caso Santanchè palazzo Chigi già valutava la possibilità di prossime dimissioni dall’incarico di governo, l’imputazione di Delmastro provoca invece la levata di scudi. Sembra rimandare indietro il calendario la nota dell’esecutivo, ai tempi in cui il Cavaliere ingaggiava i propri duelli al calor bianco con le toghe. Meloni invece – che ai tempi della polemica con Berlusconi sull’elezione di Ignazio La Russa alla presidenza del Senato ci tenne a far polemicamente presente "che non sono ricattabile" – non può sopportare che si metta in dubbio il suo legalitarismo in doppio petto.
Da leader di un partito schierato da sempre dalla parte della magistratura, la premier teme l’ingerenza delle toghe. Non è tanto il caso Santanchè a suscitare la reazione, quanto quello del fedelissimo sottosegretario Delmastro. La ministra del Turismo risulta indagata dallo scorso 5 ottobre nell’inchiesta milanese con al centro Visibilia, il gruppo editoriale da lei fondato. Assieme all’esponente di Fratelli d’Italia risultano indagate anche altre cinque persone che hanno avuto ruoli societari, tra cui la sorella Fiorella Garnero e il compagno della senatrice di FdI, Dimitri Kuntz D’Asburgo. Secondo fonti giudiziarie la secretazione del nome della ministra risale al giorno successivo all’iscrizione, ossia il 6 ottobre, ed è scaduta tre mesi dopo. Ragion per cui Santanchè avrebbe potuto esser messa a parte delle indagini a proprio carico quando se ne fosse informata, come invece non ha fatto. E proprio l’autodifesa pronunciato dalla ministra in Senato a questo riguardo, sostenendo di non aver informazioni di indagine, è quel che non ha convinto i colleghi della maggioranza, dove infatti la posizione di Santanchè è ormai più che traballante.
Altra storia per Delmastro. Il sottosegretario alla Giustizia è indagato per rivelazione del segreto d’ufficio in merito ad alcune informazioni in carcere che riguardavano il caso Cospito, l’anarchico detenuto al 41 bis che per mesi è stato in sciopero della fame. Il procedimento riguarda le dichiarazioni fatte alla Camera dal vicepresidente del Copasir, Giovanni Donzelli, collega di partito e coinquilino di Delmastro, che riferì il contenuto di conversazioni avvenute nell’ora d’aria nel carcere di Sassari tra Cospito e detenuti di camorra e ‘ndrangheta. Sulla vicenda la Procura di Roma aveva formalizzato la richiesta di archiviazione del procedimento per Delmastro. Ora respinta dal gip che chiede di procedere per l’imputazione coatta per l’accusa di rivelazione di segreto sulla vicenda Cospito. "In un processo di parti non è consueto che la parte pubblica chieda l’archiviazione e il giudice per le indagini preliminari imponga che si avvi il giudizio", attacca dunque palazzo Chigi. Un uno-due che, oltre a offendere il legalitarismo di Meloni, induce il sospetto che la magistratura vogli svolgere "ruolo attivo di opposizione".