Venerdì 20 Dicembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

Il governo e i provvedimenti bandiera, dal piano casa alle liste d’attesa: derby europeo tra Lega, FdI e FI

Nei due Consigli dei ministri prima del voto di giugno ogni partito tirerà fuori il suo asso. Sul tavolo anche la riforma dello sport e quella della giustizia, con la separazione delle carriere

Roma, 17 maggio 2024 – A ciascuno il suo. Le elezioni europee sono alle porte e nella maggioranza ogni partito tira fuori dalla manica almeno un asso per accattivarsi le simpatie degli italiani. In arrivo ci sono una serie di provvedimenti bandiera – mance elettorali per i maligni – che dovrebbero essere distribuiti tra i due consigli dei ministri previsti prima dell’8 giugno. Non è una novità: l’hanno fatto in tanti. Il caso più clamoroso è quello di Matteo Renzi: il bonus degli 80 euro entrò in vigore nell’aprile del 2014, un mese prima dell’apertura delle urne per il rinnovo del Parlamento di Bruxelles.

Antonio Tajani, Giorgia Meloni e Matteo Salvini
Antonio Tajani, Giorgia Meloni e Matteo Salvini

Nella road map tracciata dal centrodestra c’è più fretta e tanta carne al fuoco: il piano-salva casa è il piatto che Matteo Salvini mette sul tavolo – con la candidatura di Vannacci – per recuperare voti ed evitare il sorpasso di Forza Italia. "Sarà in consiglio la prossima settimana", annuncia. Sia lui sia gli alleati devono fare i conti con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che di soldi non ne vuole mettere, e con le difficoltà tecniche delle proposte. Tanto che il cdm, previsto per lunedì, dovrebbe slittare a mercoledì. Giorgia Meloni non sottovaluta l’appeal elettorale del piano casa: solo qualche giorno fa Palazzo Chigi ha smentito la voce per cui nella prossima legge di delegazione europea il governo recepirà l’odiatissima direttiva Ue sulle case green. Appoggiata da Antonio Tajani, ha piantato i suoi paletti: "Non può essere un condono". Ne ha preso Salvini che spiega: "Saneremo le piccole irregolarità, certo non le ville abusive con piscina". Il decreto del Mit prevede una serie di misure che mirano a regolarizzare le piccole difformità o irregolarità strutturali: "Chi si è fatto una cameretta perché gli è nato un secondo figlio deve essere messo nelle condizioni di sanare senza impiegare 30 anni", riassume il Capitano.

Altro intervento elettoralmente pesante è quello sulla riduzione delle liste d’attesa che sta mettendo a punto il ministro della Salute, Orazio Schillaci. Complice un problema di coperture, il decreto dovrebbe vedere la luce nell’ultimo consiglio dei ministri prima delle Europee. Un provvedimento che è considerato la risposta di Giorgia Meloni alla proposta di legge Schlein sulla sanità. Per scalare la montagna delle liste d’attesa si punta ad aumentare l’offerta di prestazioni, intervenendo anche sulla domanda di salute. Uno dei capitoli più importanti riguarda l’appropriatezza prescrittiva: si cerca di arginare le troppe ricette di medici di famiglia e specialisti che pesano, secondo il ministro, almeno per il 20% delle prescrizioni. E naturalmente, si aumenta il personale sanitario.

Noto cavallo di battaglia per FdI è la riforma fiscale; nella riunione della prossima settimana il governo è determinato a varare la nuova disciplina delle sanzioni tributarie. Il decreto legislativo, approvato in via preliminare a febbraio, oltre a ridurre le sanzioni, semplifica le norme e applica il principio europeo per cui le multe non possono superare una certa soglia: chi commette violazioni in materia di tasse pagherà al massimo il 120% dell’ammontare dovuto. In attesa del disco verde del Mef c’è pure la misura proposta dal generale Figliuolo di un contributo forfettario per i beni mobili danneggiati nelle regioni colpite dall’alluvione dello scorso anno nel limite di 6.000 euro per abitazione. Se l’ok di Giorgetti arriva in tempo utile, andrà in cdm la prossima settimana, altrimenti alla fine del mese.

Tra il provvedimento sullo sport che mira a costituire un ente autonomo per il controllo dei bilanci e le nuove assunzioni per i magistrati, il 22 o al più tardi il 29 arriverà sul tavolo del consiglio dei ministri la riforma con la maiuscola per Tajani e la sua Forza Italia: quella della giustizia. Oltre alla separazione delle carriere di magistratura requirente e giudicante, le norme messe a punto dal guardasigilli Carlo Nordio prevedono un doppio Csm e l’istituzione di un’alta corte per le valutazioni disciplinari. Non finisce qui: il centrodestra ha scongelato il ddl sicurezza, approvato lo scorso novembre in cdm, con grande irritazione delle opposizione. Accusa la capogruppo del Pd, Chiara Braga: "Vogliono stravolgere il calendario, il Parlamento non può piegarsi alle esigenze elettorali della maggioranza". Materia totem per la destra è pure la caccia: ferma al Senato c’è la proposta leghista che allarga le maglie dell’attuale disciplina, ribattezzata "pdl per lo sparo libero" dalle opposizioni. "La trasformeremo in emendamenti al dl agricoltura", annuncia il Carroccio. In amore e nella guerra dei voti tutto è lecito.