Roma, 29 ottobre 2024 – L’ipotesi di un decreto sui dossieraggi e le banche dati violate. Che però perde quota: " Abbiamo già fatto una legge", la riflessione che viene attribuita alla premier Giorgia Meloni – che ieri ha incontrato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi – da chi l’ha sentita in queste ore, secondo l’AdnKronos. Piuttosto, una serie di linee guida per la tenuta dei database di intelligence e forze dell’ordine. Il governo si muove per rispondere alle inchieste sui furti e l’appropriazione di informazioni sensibili mentre la premier si definisce "la più dossierata d’Italia" e il Partito democratico prepara un’interrogazione per chiedere conto della violazione dello Sdi (il Sistema di Indagine delle forze dell’ordine) la cui sicurezza fa capo al Viminale.
L’ipotesi decreto perde quota
Nei giorni scorsi si era parlato della possibilità di varare uno “scudo” per proteggere maggiormente la privacy di politici e figure istituzionali. Una soluzione forse troppo difficile da attuare anche per la difficoltà a delimitare il campo d’azione. Per questo l’ipotesi decreto per ora sembra accantonata. L’idea che in queste ore gira di più a Palazzo Chigi è invece quella di contingentare il più possibile l’accesso alle banche dati. Fino a limitare per le stesse forze dell’ordine l’uso dei database (ma anche delle intercettazioni sui telefonini e quelle ambientali) senza autorizzazioni da parte delle procure che indagano. Una soluzione a cui si accompagnerebbe l’inasprimento delle pene per il reato specifico. Mentre il sottosegretario Alfredo Mantovano, che ha la delega per la sicurezza, avrà il compito di rafforzare la sicurezza della pubblica amministrazione. Si parla di rendere più cogente il sistema degli alert, che mandano una segnalazione ai responsabili quando un operatore effettua più accessi. Allo studio anche un sistema di password usa e getta con sistema Otp per le mail.
L’agenzia del dato
Il sottosegretario Alessio Butti, che ha la delega all’innovazione tecnologica, propone anche di "costituire una sorta di agenzia del dato, che sovrintenda ovviamente tutto ciò che riguarda la qualità del dato ma anche al fatto che non possa essere sottratto o indagato da soggetti che non hanno alcuna competenza". E anche il riconoscimento biometrico facciale per i soggetti che devono accedere a determinate banche dati. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso fa invece sapere che quando era presidente del Copasir nella scorsa legislatura ha appurato "che qualcuno era riuscito a penetrare nelle mie mail e anche nei conti correnti". Per questo "fanno bene il governo e anche il parlamento ad intervenire".
Una questione di sicurezza nazionale
Intanto il presidente della Commissione Difesa della Camera Nino Minardo (Lega) fa sapere che sta conducendo "un’indagine conoscitiva sulla Sicurezza nazionale, penso sia la sede più opportuna per avviare una seria riflessione su come difendere efficacemente i dati dai predatori digitali ". La senatrice di Fratelli d’Italia Paola Mancini chiede alla politica di "attivare ora tutti i presidi necessari perché i cittadini possano sentirsi sicuri nella loro privacy individuale".
L’intelligenza artificiale per proteggere i dati
Il vicecapogruppo di FdI alla Camera Alfredo Antoniozzi auspica "un decreto legge durissimo a tutela della privacy di tutti i cittadini. Introducendo pene proporzionate alla gravità dei reati", mentre Maurizio Lupi di Noi Moderati chiede di "adeguare la normativa alle nuove sfide tecnologiche e di investire sulla cybersicurezza e sulla protezione dei dati strategici". Invece Fabio Ghioni, tra i protagonisti dello scandalo Telecom-Sismi e all’epoca responsabile della sicurezza informatica del gruppo, dice che siamo tutti spiabili e che l’unica soluzione è affidare la gestione dei dati all’intelligenza artificiale: "Sarebbe la soluzione a tanti problemi che abbiamo adesso. Anche quello della giustizia".