Lunedì 3 Febbraio 2025
COSIMO ROSSI
Politica

Il futuro dell’opposizione. Marciare divisi? Coro di no: "Ma l’Ulivo non tornerà"

Continua a far parlare la proposta di Franceschini e Conte: alleanze dopo il voto. Dopo Bindi anche Boccia avverte: andiamo uniti. E Prodi, tirato in mezzo, si sfila.

Romano Prodi, 85 anni, ex presidente del Consiglio, con Elly Schlein, 39 anni, segretaria Pd

Romano Prodi, 85 anni, ex presidente del Consiglio, con Elly Schlein, 39 anni, segretaria Pd

ROMAMai stati tanti Pd nel Pd come in questo 2025. Agli albori dei terzo anno di opposizione al governo di Giorgia Meloni e di segreteria di Elly Schlein, il partito del Nazareno non potrebbe risultare più disarticolato e indeterminato riguardo alla prospettiva politico-elettorale propria e della coalizione di centrosinistra di cui è (sempre più) largamente prevalente. Al netto della generosa vocazione "testardamente unitaria" della nuova segretaria, il Pd si trova infatti alle prese con divergenze, titubanze, incertezze sia interne che esterne senza precedenti. Dai modi e la sostanze delle alleanze, alle tematiche sociali poste dai prossimi 4 referendum sul lavoro e il Jobs act – su cui il partito è affatto diviso al proprio interno –, le differenze in quel del Nazareno non potrebbero essere più eclatanti. E forse dirimenti. In casa Pd non si è fatto in tempo a trovare modo e luogo per affrontare la delicata divergenza di posizioni in tema di referendum, che nei giorni scorsi Dario Franceschini ha rilanciato il ballon d’assai della "desistenza": la formula cioè per accordarsi tra alleati sui collegi uninominali, convergendo di volta in volta sulla candidatura di un partner o ottenendo la convergenza sulla propria. Come accadde nel 1996 nell’Ulivo con Prodi. Un’avventura rievocata ieri su queste pagine da Rosy Bindi che ha lanciato il suo anatema a Franceschini: "non si può dire agli elettori ’marciamo divisi per litigare meglio dopo’, occorre trovare una sintesi come fece Prodi". Per Francesco Boccia, Schleiniano, quella esperienza non è ripetibile. Una fibrillazione nelle chat del Pd c’è stata quando Pierluigi Castagnetti ha avanzato una idea: "Fossi in Schlein convocherei un organo del Pd sull’attuale situazione facendo introdurre a Prodi, poi aprirei il dibattito senza limite di tempo. Fermo restando il suo diritto/dovere di trarre le conclusioni". Immediata la precisazione del prof: "Leggo la proposta di Castagnetti, ma non ho alcuna intenzione di accettare"Nel momento in cui Schlein ha avviato un tour in 20 tappe regionali per incontrare il terzo settore, non è il miglior viatico che il Pd non abbia ancora assunto una posizione univoca sui referendum della Cgil e sottoscritti dalla segretaria; due dei quali – quelli sul Jobs act – sono criticati dalla componente riformista e non solo. Oltre che al leader M5s Giuseppe Conte, l’idea di puntare divisi alla meta piace a Goffredo Bettini e parte della sinistra come Andrea Orlando. Mentre lascia perplessa l’anima più piddina, riformista e anche schleiniana: tutte convinte che sia indispensabile una candidatura anti-Meloni. Per questo occorre però che la segretaria si decida ad adempiere con più determinazione al ruolo proprio rispetto al Pd e anche rispetto alla coalizione.

Marco Principini