Sabato 6 Luglio 2024
COSIMO ROSSI
Politica

Il futuro delle sinistre italiane, prove tecniche di Fronte popolare. Ma l’album del passato è un flop

I leader riuniti dall’Anpi a Bologna rappresentano un tentativo di blocco “alla francese“ contro la destra. Tutti i fallimenti, dalla foto di Vasto (Bersani-Vendola-Di Pietro) al patto infranto tra Letta e Calenda.

Il futuro delle sinistre italiane. Prove tecniche di Fronte popolare. Ma l’album del passato è un flop

Il futuro delle sinistre italiane. Prove tecniche di Fronte popolare. Ma l’album del passato è un flop

Bologna, 3 luglio 2024 – Il vento del frontismo popolare d’Oltralpe spira sullo stivale come il maestrale. Non si spiega altrimenti la rilevanza, più mediatica che politica per ora, data alla foto di gruppo delle leader e i leader dell’opposizione riuniti sul palco della festa dell’Anpi a Bologna.

Anche se l’entusiasmo della platea per la partecipazione unitaria non è del tutto ingiustificato, considerato che non si scovano poi molti scatti che inquadrino le leadership del centrosinistra degli ultimi trent’anni di bipolarismo al (quasi) gran completo. Sarà che che le ‘photo opportunity’ prima del voto non portano fortuna. Perché a sfogliare l’album dei ricordi, dai Progressisti sgominati da Berlusconi nel 1994 al patto infranto tra Letta e Calenda nel 2022, per il centrosinistra sono più i ricordi tristi.

L’ospitalità dell’Associazione partigiana non poteva essere più appropriata. Stando alle parole pronunciate dal palco bolognese, l’opposizione sarebbe infatti pronta a ispirarsi alla riedizione del Fronte popolare francese per contrastare l’avanzata delle destre come nel 1936. Altra epoca, altre destre, altre disparità. E infatti Pd e 5 Stelle smorzano i facili entusiasmi. Se è vero che "l’unità" è sempre il richiamo più efficace per il popolo del centrosinistra, per Elly Schlein si tratta di realizzarla "non contro qualcuno, ma per qualcosa", come recita anche il mantra contiano.

Siccome però simboli e immagini sono importanti, l’en plein delle sinistre a Bologna scalda la base: Schlein (Pd), Conte (M5s), Fratoianni (Sinistra italiana), Bonelli (Verdi), Magi (+Europa), Acerbo (Rifondazione comunista) sono tutti accanto. Coi centristi non proprio casualmente contumaci: Calenda per problemi di salute e Renzi a suo dire non invitato. Anche se i due esponenti del terzo polo, insieme a Conte per ragioni di concorrenza al Pd e sulla premiership, rimangono i più problematici. Se il leader di Azione – come +Europa – sembra in procinto di accasarsi in un’alleanza, quello di Iv rimane recalcitrante e tentato dai successi locali con la destra.

Le foto con Calenda, del resto, non sono le più gettonate. Ancora troppo fresca quella dell’alleanza siglata con l’allora segretario del Pd Letta e poi disdettata a distanza di pochi giorni perché nel frattempo il Nazareno aveva siglato l’intesa con Avs. Era l’agosto 2022. Il Pd di Letta per aprire ai centristi si era pregiudicato l’intesa con Conte, comunque orientato a andare solo. Il segretario si ritrovò in una laconica foto con Bonelli e Fratoianni di Avs e alleato a +Europa. Mentre Calenda e Renzi siglarono il breve matrimonio poi disintegrato. Un disastro totale.

Anni prima, era il 2011, Bersani e Vendola elargivano sorrisi in quel di Vasto, alla festa dell’Italia dei valori con Di Pietro, di dove sembrava partita un’alleanza con l’ex pm, Pd e sinistra destinata ad allargarsi. A parte che non se ne fece di nulla e che Di Pietro si chiamò fuori dalle elezioni con la sua lista, non si erano accorti che il M5s grillino arrivava come un urgano di “vaffa“...

Una disattenzione/sottovalutazione peggiore è forse solo quella che risale al 1994, quando la "gioiosa macchina da guerra" dei Progressisti occhettiani venne asfalta dalla neonata Forza Italia di Berlusconi e le sue alleanze variabili a nord con la Lega e a sud con An. Rivedendo la foto dell’Istituto Luce con Occhetto, Orlando, Bertinotti e Del Turco qualche dubbio a posteriori viene.

D’Alema, che già dubitava, dopo le elezioni si rivolse di soppiatto a Romano Prodi per convincerlo a prendere la guida della coalizione. Niente foto, ma andò bene. Poi il segretario del Pds sostenne per un anno il governo Dini, mentre Prodi avrebbe voluto votare subito. Nascono di là le incomprensioni, destinate a crescere, e sorrisi sempre più tirati nelle poche foto di gruppo dell’Ulivo prima e dell’Unione poi.