Domenica 12 Gennaio 2025
REDAZIONE POLITICA

Il dossier terzo mandato. Asse di Forza Italia con FdI. La Lega insiste: Veneto a noi

Maggioranza divisa, il Carroccio rivendica la conferma di Zaia o un altro suo candidato. E in Campania il centrosinistra tratta per un nome al posto del governatore De Luca.

Luca Zaia, leghista, 56 anni, è presidente della Regione Veneto dal 2010. Dal 2008 al 2010 è stato ministro delle Politiche agricole

Luca Zaia, leghista, 56 anni, è presidente della Regione Veneto dal 2010. Dal 2008 al 2010 è stato ministro delle Politiche agricole

Personale o politica che sia, è intorno ai due fuochi dei presidenti della Campania Vincenzo De Luca e del Veneto Luca Zaia che orbita la questione del terzo mandato per i governatori impugnato dal governo. L’uno e l’altro sono diventati potenti feudatari locali ugualmente ingombranti per i schieramenti. Ma sia l’uno che l’altro, forti del consenso locale di cui godono grazie all’azione di governo, potrebbero far pagare assai cara la loro defenestrazione alle rispettive coalizioni.

Due vicende quasi speculari insomma. A partire dalla posizione di principio condivisa dalla premier Giorgia Meloni e dalla segretaria del Pd Elly Schlein; col plauso del capo di Forza Italia Antonio Tajani – "siamo contro il terzo mandato perché in democrazia è bene che chi governa per 10 anni non si trasformi in padrone assoluto" – e di quello 5 Stelle Giuseppe Conte, che tuttavia ha consolidato la propria leadership sul movimento proprio garantendo tra l’altro il terzo giro di giostra ai parlamentari. Le due leader sono persuase della ragione politica e anche morale del limite dei due mandati alla guida di incarichi monocratici come quelli di sindaci e governatori. Non vogliono, cioè, in nessun modo assecondare la formazione di quelle concentrazioni e incrostazioni di potere di carattere feudale, o persino clientelare, che in effetti sembrano venirsi manifestando a livello locale grazie all’elezione diretta.

Sul punto politico Meloni e Schlein sono assolutamente inflessibili per ragioni di cultura e pratica politica innanzitutto. La posizione del governo, espressa dal fedelissimo ministro dei rapporti col parlamento Luca Ciriani, non lascia adito a dubbi. I motivi dell’impugnazione della norma varata dalla Regione Campania – e che potrebbe essere presa a modello anche dal Veneto di Zaia (oltre che dal Friuli Venezia Giulia dell’altro leghista Massimiliano Fedriga) – sono "politici, ma anche i tecnici", spiega l’esponente di Fratelli d’Italia. Per stare alla sostanza, "la legge 165 del 2004 prevede l’elezione diretta e la non ricandidabilità dopo il secondo mandato per i presidenti delle Regioni – sostiene Ciriani –. Il vincolo, piaccia o meno, già c’è. Ed è nazionale. Non è pensabile un’Italia Arlecchino".

I due fuochi esemplificativi della questione sono appunto la Campania di De Luca, che ha varato la norma contestata, e il Veneto di Zaia: due governatori che in virtù del loro operato, più o meno condivisibile ma sicuramente efficace, hanno consolidato un fortissimo rapporto con la base elettorale. Due potenti feudatari politici insomma.

Il caso De Luca riguarda ovviamente il centrosinistra più della maggioranza. E lui non si tira indietro: "Hanno forse paura di De Luca, degli elettori – manda a dire –. Non abbiate paura, aprite il cuore alla speranza e date la possibilità ai cittadini di decidere da chi essere governati". Il fatto tuttavia che non abbia voluto drammatizzare lo scontro, arrivando per esempio a presentare le dimissioni è considerato indicativo di una volontà di dialogo col partito e la coalizione.

Il commissario dem in Campania, Antonio Misiani, ha già iniziato una serie di incontri per costruire una coalizione larghissima, da Italia viva ad Avs, in vista delle prossime elezioni. E in questa iniziativa non ci sarebbero ostacoli nei confronti degli uomini e delle donne vicini al governatore, che per il momento rimane a guardare in attesa della decisione della Consulta e pronto a far valere il proprio consenso alle elezioni, dentro o fuori il centrosinistra. In casa Pd si starebbe insomma trattando sulla ricerca di un nome gradito a De Luca, cui sarebbe poi offerto un posto al sole perlomeno in Parlamento. Ma vanno convinti anche gli alleati, a cominciare dai 5 Stelle, che puntano sull’ex presidente della Camera Roberto Fico.

Altra storia in Veneto. Il leader Salvini difende Zaia, che da disoccupato sarebbe sin troppo ingombrante come assediante della sua leadership in declino. E la Lega veneta rivendica comunque la guida della Regione dove ha più iscritti e consensi. Partita difficile per il partito della premier, che invece spasima per ottenere il governo di almeno una delle grandi regioni produttive del Nord. E che potrebbe produrre la prima, vera crisi della maggioranza di centrodestra. Anche se in Veneto Lega e Fratelli d’Italia potrebbero arrivare prima e secondi anche divisi.

Cosimo Rossi