La seconda ondata dell’epidemia da un punto di vista politico sta determinando un calo di fiducia nei confronti del presidente del Consiglio. Potrebbe sembrare un triste gioco del destino la considerazione che proprio durante il primo lockdown Conte raccolse il maggiore gradimento. Ad aprile il livello di fiducia al premier toccò la soglia del 48%, oggi sfiora il minimo del 38, in 7 mesi perde 10 punti.
Bollettino Coronavirus Italia del 15 novembre
Per comprendere questo trend bisogna sapere che al momento del battesimo del Conte 1, quando al governo c’era l’alleanza M5s-Lega, l’allora sconosciuto professore di diritto conquistava un gradimento pari al 26%. Durante quella prima stagione di governo si stabilizzò intorno al 30%, senza mai far registrare particolari variazioni positive o negative. Invece il Conte 2, frutto dell’alleanza tra il M5s e il Pd, iniziò con livelli di gradimento intorno al 39%. Il picco però è diventato più elevato proprio durante il periodo di chiusura totale del Paese quando si è consolidato intorno al 48%. Poi il trend, in correlazione con il ritorno della seconda ondata epidemica, si è invertito bruscamente.
Le ragioni che spiegano questo cambio di passo sono varie e complesse, ma è evidente come i giudizi non siano in stretta correlazione all’intensità del Coronavirus, ma alla gestione del problema. Pur in una situazione di emergenza, nella prima fase si avvertiva una linea di condotta del presidente del Consiglio che "ci metteva la faccia", mentre oggi non si coglie questo aspetto e nella percezione dei cittadini prevale più il caos delle ordinanze settimanali. Infatti se nella prima fase gli oppositori lo condannavano per eccessivo protagonismo e continue conferenze stampa, ai cittadini piaceva particolarmente questo aspetto, in quanto vedevano in Conte la persona che stava guidando il Paese in un momento difficile. Come una cartina di tornasole, ciò che durante la prima fase è stato il punto di forza politico si è trasformato in debolezza in questa seconda ondata. Nel frattempo è cambiata la strategia politica e di comunicazione di Palazzo Chigi, il protagonismo personale della prima fase è stato sostituito dalle continue contrattazioni con le Regioni che hanno dettato molto spesso la linea al governo, forse più del dovuto, la comunicazione diretta con i cittadini si è interrotta. Tutto questo ha indebolito la figura del presidente che sta diventando un comprimario. Ogni settimana si rincorrono i dati e anche la vita economica degli italiani è appesa al risultato instabile dell’algoritmo più che da una valutazione politica ed economica del Paese.
D’altronde sono proprio alcune categorie sociali che hanno determinato il calo del consenso e non è un caso che sono proprio quelle che hanno accusato un maggiore impatto negativo dalla gestione della crisi epidemica. Se consideriamo il livello di fiducia espresso solo dalle partite Iva, dagli imprenditori e dai lavoratori autonomi si tocca la soglia minima del 22%, mentre il consenso rimane alto tra dipendenti della PA e pensionati che invece esprimono un livello di soddisfazione vicino al 49%. Anche in queste differenze si rileva un’Italia estremamente divisa e in parte insoddisfatta.
*Direttore Noto Sondaggi