Un vertice a sorpresa su Mes e concessioni balneari, due nervi scoperti nei rapporti tra Italia e Europa, che incrociano la difficile trattativa sul patto di stabilità e sulla revisione del Pnrr. Un’ora di discussione a Palazzo Chigi fra la premier, Giorgia Meloni, i suoi due vice, Matteo Salvini e Antonio Tajani, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e quello degli Affari Ue, Raffaele Fitto, non ha sciolto i nodi. E, sul Mes, in particolare, tutto è rimasto in stand by. La decisione è stata infatti ancora rinviata.
Ufficialmente nessuno parla apertamente di uno scambio. Ma l’Italia ormai è l’unico Paese a non aver ancora firmato la riforma del cosiddetto fondo salva-Stati, un argomento che è stato anche affrontato nell’ultimo vertice Ecofin dedicato proprio alla riforma del Patto di Stabilità. Stesso discorso anche per la questione balneari, con Bruxelles che insiste da anni sulla messa a gara delle concessioni evitando, così, una nuova proroga. Da Palazzo Chigi parlano di un "clima di piena sintonia e collaborazione", mentre subito dopo la riunione Salvini posta parole rassicuranti per la maggioranza sulla questione spinosa delle concessioni per i balneari: "Avanti compatti a difesa del lavoro, delle spiagge e del mare italiano". In realtà la trattativa con Bruxelles è tutt’altro che chiusa. Giorgetti ha fatto il punto sulla riforma del patto di Stabilità e soprattutto sulla posizione italiana, ostile all’ipotesi di compromesso franco-tedesca che prevede regole pesanti sul contenimento del deficit.
Una battaglia che, per l’Italia, passa anche dal Mes, la cui ratifica per il governo rimane legata a doppio filo al restyling del Patto di Stabilità e al completamento dell’unione bancaria. Per la premier resta necessario un "ripensamento" del Meccanismo europeo di stabilità, trasformandolo in una potenziale leva per la crescita. Oltre al fatto che, per Meloni, non si può approvare uno strumento se non si conosce la cornice e, allo stato attuale, il Mes richiama a vecchi equilibri del Patto di stabilità in discussione. Tra una manciata di giorni, però, il Parlamento sarà chiamato a dire la sua, mentre dall’Ue continua il pressing per il disco verde di Roma. Ma la decisione, almeno per ora, non c’è. Le posizioni all’interno della maggioranza restano diverse mentre il capogruppo in commissione Esteri del Pd, Enzo Amendola, ha lanciato un’ipotesi di mediazione, con l’introduzione della cosiddetta "clausola alla tedesca", per la quale la "eventuale futura attivazione può essere fatta solo con una maggioranza parlamentare qualificata".
Più chiara, invece, la posizione sul fronte dei balneari. La direttiva Bolkestein, approvata nel 2006, impone agli Stati membri di liberalizzare le concessioni demaniali, come appunto quelle balneari: in Italia invece vengono prorogate da decenni in modo quasi automatico sempre agli stessi proprietari, peraltro con canoni d’affitto molto bassi. Per evitare la procedura di infrazione il governo ha fatto partire una mappatura delle spiagge per dimostrare che non si tratta di "risorsa scarsa" e che ci sarebbero molti chilometri di costa che potrebbero essere dati in concessione.